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Un cimitero da far rivivere, a Santa Maria in Colle

Iniziativa per raccogliere idee dalla popolazione. Incontro il 7 dicembre con Giulia Depentor
27/11/2023

Ogni spazio può avere una seconda vita. Lo si pensa ormai da alcuni anni dei capannoni che punteggiano il nostro paesaggio quotidiano. Lo si dice delle tante case in disuso o dei negozi con le serrande abbassate e le vetrine da tanto tempo spoglie. Lo si fa quando si riesce a recuperare a nuova destinazione edifici dismessi (le chiese di San Teonisto e Santa Margherita a Treviso o l’ex stabilimento Pagnossin a Quinto, solo per fare degli esempi). Nessuno finora aveva pensato ad applicare la stessa prospettiva a un cimitero. A questa proposta è arrivata, partendo alcuni anni fa da un’idea germinale, l’associazione CombinAzioni, che dà il via in questi giorni al progetto “Un cimitero da vivere”. Al centro della proposta, sostenuta da un’importante rete di partner e in sinergia col Comune di Montebelluna, c’è il vecchio cimitero di Santa Maria in Colle. Il camposanto che sovrasta la chiesa cittadina potrà così uscire dallo stato di sostanziale abbandono, grazie al finanziamento di 40.000 euro dell’avviso pubblico “Creative Living Lab” – Edizione 5, promosso dalla Direzione generale Creatività contemporanea del ministero della Cultura.

Tutto comincia nel 2017, durante la terza edizione di “CombinAzioni festival”, che propose una ricerca e una mostra sui luoghi in disuso nel territorio, portando attenzione agli “spazi indecisi”. Quel cimitero, lontano dal centro cittadino, e in disuso dal 1930, era in condizioni di forte degrado. Pur chiuso dalle sue mura austere, era diventato luogo poco raccomandabile, non solo per l’immaginario sinistro che molta letteratura ha trasmesso, ma per l’effettivo verificarsi di ripetuti atti di vandalismo, associati a un’assenza di cura e manutenzione della vegetazione. E’ un’area di quasi 10.000 metri quadri, che oggi si presenta come un grande prato in disuso, che versa in uno stato di pessima conservazione, ma cela tuttora un centinaio di lapidi in marmo, che possono raccontare, come tutti i luoghi simili, storie individuali e collettive di grande significato. Nel 2020 un sondaggio ha raccolto quasi 400 risposte di cittadini, per il 97% favorevoli al riutilizzo del cimitero come contenitore culturale. Ed è così che sono arrivate le attività di pulizia e manutenzione, le visite guidate sulla storia del luogo, concerti all’alba, spettacoli di teatro, proiezioni di film, osservazioni del cielo notturno, laboratori artisti. Ogni occasione ha confermato che questo luogo, lungi dall’essere macabro e spaventoso, celava una grande potenzialità, accogliendo, nel rispetto del valore della memoria, iniziative culturali capaci di farlo uscire dall’ombra e riportarlo alla luce della socialità e della partecipazione.

Il progetto è stato ideato con la consulenza di due atenei, l’Università Iuav di Venezia e il Dipartimento di Scienze geografiche dell’Università di Padova, e di fondazione Benetton.

Narrare, gestire e riqualificare sono le tre tracce su cui si articola la proposta, che vuole lasciare un’eredità concreta alla città. Nel primo caso, nascerà uno spettacolo teatrale originale dedicato al cimitero, che sarà scritto e messo in scena dai cittadini, grazie al coordinamento di Filippo Tognazzo (Compagnia Zelda Teatro). La facilitatrice Sabrina Fantini con il supporto di Giada Peterle, responsabile del Museo di Geografia di Padova, realizzeranno un laboratorio di storytelling del paesaggio, per costruire un percorso di visita del cimitero e una mappa emozionale con le storie del luogo. Le attività saranno documentate dalla regista-antropologa Maria Conte, nell’ambito di un percorso di ricerca di “filmic geography”.

Sarà il pianificatore territoriale Matteo Basso, responsabile scientifico del progetto, a favorire il coinvolgimento di cittadini e istituzioni, per definire un piano di gestione. A questo scopo è prevista l’attivazione di una borsa di ricerca all’Università Iuav di Venezia. Per il recupero del sito serviranno delle linee guida, che saranno definite incrociando azioni di ricerca e di progettazione. Sono previsti un’indagine sulla biodiversità e un percorso di educazione al paesaggio che coinvolgerà i cittadini e gli studenti del liceo “Angela Veronese” e sarà curato dall’Università di Padova. Da qui, si attiveranno un workshop di progettazione architettonica e un’azione artistica partecipata, con installazioni di arte visiva.

Il percorso, che durerà fino a settembre 2024, prende avvio in questi giorni con una fase di ascolto della popolazione il 24 novembre, in cui si intende raccogliere memorie e storie personali legate al luogo o all’area di Santa Maria in Colle, idee e suggestioni di riuso. Giovedì 7 dicembre, alle 20.30 a villa Binetti, gli obiettivi e le attività del progetto saranno illustrati pubblicamente nel corso della serata di apertura di “Un cimitero da vivere”. Nell’occasione interverrà la scrittrice veneziana Giulia Depentor, autrice del fortunato podcast “Camposanto”, dedicato ai cimiteri di tutto il mondo, in cui gli ascoltatori sono accompagnati alla scoperta delle storie scritte sulle lapidi e delle fotografie sbiadite dal tempo. Depentor a Montebelluna presenterà il suo libro “Immemoriàm. I cimiteri e le storie che li abitano”, appena pubblicato dalla casa editrice Feltrinelli.

Esprime soddisfazione il sindaco di Montebelluna Adalberto Bordin: “La rigenerazione urbana di luoghi chiave per la città e per la comunità sono al centro della nostra azione amministrativa. Questa azione partita dal basso ha un grande valore aggiunto, il fatto che a farsi promotore della riqualificazione del vecchio cimitero di Santa Maria in Colle sia un gruppo di giovani e giovanissimi che in tutti questi anni, con le loro proposte e iniziative, hanno esportato il nome di Montebelluna in tutta Italia e che ringrazio di cuore. Questa operazione è una delle dimostrazioni tangibili che i giovani montebellunesi hanno molto da insegnare agli adulti in termini di preparazione, creatività, tenacia e intraprendenza”.

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