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Il saluto pieno di gratitudine dei padri sacramentini

Dopo 67 anni di presenza nel territorio diocesano di Treviso, i padri sacramentini lasciano le parrocchie di Cendon e Sant’Elena, dove erano arrivati nel 2001, provenendo da Casier, paese che, dal lontano 1951, ospitava la comunità religiosa e il loro seminario minore.

Dopo 67 anni di presenza nel territorio diocesano di Treviso, i padri sacramentini lasciano le parrocchie di Cendon e Sant’Elena, dove erano arrivati nel 2001, provenendo da Casier, paese che, dal lontano 1951, ospitava la comunità religiosa e il loro seminario minore. La crisi di vocazioni e l’inevitabile progressivo invecchiamento dei religiosi hanno portato i sacramentini a questa sofferta decisione. Sono tanti i sentimenti che albergano nel cuore e nella mente. Questi 67 anni di presenza a Treviso, sono stati densi di vita, di impegno, di servizio formativo e pastorale, di tessitura appassionata di relazioni e rapporti con tante persone, sacerdoti, i vescovi, famiglie, ragazzi e seminaristi che hanno frequentato il seminario eucaristico.
Il sentimento predominante, però, espresso dai religiosi, è quello della riconoscenza, del “grazie”, profondo e sincero, “che sentiamo il dovere di esprimere con tutte le nostre forze”.
Il seminario a Casier
Scrivono i religiosi alle comunità servite in questi anni: “Grazie a Dio per averci chiamato in questa terra veneta, e precisamente a Casier, per vivere e testimoniare la spiritualità che sgorga dall’Eucaristia, sacramento della Pasqua di Gesù che trasforma il popolo dei credenti e li rende Corpo di Cristo vivente nella storia”.
Dopo il loro arrivo a Casier, il 29 marzo 1951, i primi padri sacramentini iniziarono subito a sistemare i locali di un ex orfanotrofio voluto dai conti Toso di Venezia e adibito, durante gli anni delle due Guerre Mondiali, a ospedale, per farne un seminario. Nell’ottobre di quell’anno entrarono i primi 17 seminaristi. L’inaugurazione ufficiale avvenne l’8 dicembre 1951 alla presenza dell’allora vescovo di Treviso, mons. Antonio Mantiero. Dall’inizio della vita del seminario fino al momento della sua chiusura (alla fine del XX secolo), i seminaristi che lo frequentarono furono, in totale, 450, 38 dei quali diventarono sacerdoti e 2 fratelli laici. I grandi ambienti del seminario minore di Casier ospitarono anche, a partire dal 1971 fino al 1989, il Noviziato dei padri sacramentini: 66 giovani hanno sperimentato lì la vita religiosa.
La presenza in diocesi dei sacramentini non si è limitata solo alla pastorale delle vocazioni e all’educazione dei seminaristi, ma a una pastorale di servizio alla Diocesi, alle parrocchie, a diversi gruppi di spiritualità cristiana. “La nostra missione si estende a tutta la Chiesa, ma si realizza nella pastorale di una diocesi o di una regione. Noi lavoriamo in stretta unione con i vescovi, i preti e i laici, desiderosi di portare il nostro contributo di vita spirituale e d’iniziativa apostolica”. Queste parole del numero 36 della Regola di Vita dei Sacramentini esprimono bene quello che è sempre stato l’impegno dei 91 religiosi che hanno vissuto nel seminario di Casier. A essi bisogna aggiungere altri 11 padri che, dal 2001 a oggi, hanno animato e servito le due parrocchie di Cendon e, successivamente di S. Elena.
Gli incontri con le persone
Proseguono i religiosi: “Sentiamo il dovere, o meglio, il desiderio di dire un grazie sincero a tutte le persone che abbiamo incontrato in questi 67 anni: vescovi, sacerdoti, consacrati e consacrate, uomini, donne, giovani, ragazzi… Grazie perché se è  vero che abbiamo cercato di dare tutto noi stessi a questo territorio e a questa Chiesa, è altrettanto vero che abbiamo ricevuto un’immensità di doni da parte di tutti: accoglienza, relazioni di amicizia e fraternità, aiuto fraterno e gratuito, testimonianze di fede e coerenza di vita, collaborazione, condivisione, sostegno, sogni e progetti di futuro, correzioni fraterne… un elenco che meriterebbe tanto spazio e tante altre parole. Abbiamo cercato di essere presenti, senza pretese, ma con il desiderio di essere «servi» del Signore e della storia fatta di uomini e donne concreti.  E ci scusiamo se per i nostri limiti non sempre ci siamo pienamente riusciti”.
Il seminario di Casier, prima, e i locali della parrocchia di Cendon, poi, “hanno offerto a sacerdoti e laici, a giovani e anziani, a ragazzi del catechismo o in ricerca vocazionale, occasioni e momenti di silenzio, di preghiera, di meditazione, nonché esperienze di aggregazione e incontro nel nome dell’Eucaristia celebrata, pregata e vissuta nella fraternità. Abbiamo camminato insieme, nello scambio di doni interiori che ci hanno fatto crescere e ci hanno permesso di rispondere agli inviti di Dio e ai bisogni della storia del territorio. Anche qui, però, ci rendiamo conto che non sempre siamo stati all’altezza dei doni che abbiamo ricevuto, e ci scusiamo ancora sinceramente”.
Partire… non è morire
Si conclude così, in questo mese di settembre, la presenza dei padri sacramentini in questa diocesi. “E’ sempre difficile andare via, partire - concludono i religiosi -. Ed è con rammarico che lasciamo questa terra. Noi sacramentini siamo in crisi di vocazioni, stiamo invecchiando, e dobbiamo, per forza, fare dei tagli nelle nostre presenze. Di fronte a queste dure realtà possiamo lasciarci prendere dallo sconforto… Ma la nostra fede, e soprattutto l’Eucaristia, ci dicono che facciamo parte della Pasqua di Gesù, il quale ha vinto la morte e ha aperto la via della vita. Con questo spirito salutiamo tutta la Diocesi di Treviso, sapendo che i «semi di vita» che, per grazia di Dio, siamo riusciti a seminare, germoglieranno secondo i tempi di Dio. Ci basta sapere che, in nome Suo, abbiamo seminato con abbondanza. Ora sarà Lui che farà crescere e donerà a qualcun altro di raccogliere”.

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