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Nervesa: inaugurata l'abbazia dopo il restauro
E' il lato ovest a essere ricostruito, quello in cui sorgeva la struttura su schema benedettino: celle, refettorio, cellarium (magazzino dei prodotti agricoli), il calefactorum (sala riscaldata). Il passato si è fatto vivo grazie alla ristrutturazione in un piano inferiore rispetto alla chiesa, rimasta un rudere emozionante.

Conclusi i lavori di restauro, l’Abbazia di Sant’Eustachio a Nervesa è stata inaugurata sabato 12 maggio alla presenza di numerosissime persone, del presidente della Regione Luca Zaia, del sindaco di Nervesa Fabio Vettori insieme ad altri sindaci, di Andrea Alberti, soprintendente ai beni architettonici. A fare gli onori di casa Ermenegildo Giusti, patron della vitivinicola Giusti-Dal Col che, vinta la gara d’appalto, ha impegnato un milione e settecentomila euro nel restauro con concessione d’uso per 80 anni durante i quali dovrà provvedere alla manutenzione e potrà usare il marchio. Il presidente della Regione gli ha donato il vessillo del Veneto da issare sulla torre. La cerimonia, allietata dal tenore Francesco Grollo, si è conclusa con la benedizione del parroco di Nervesa don Flavio Gallina.
Dal viale ombroso si mostrano, in lontananza, la porta d’ingresso, proprio come in un borgo medievale e la torre ricostruite sulle vecchie fondamenta. Ed è proprio il lato ovest a essere ricostruito, quello in cui sorgeva la struttura su schema benedettino: celle, refettorio, cellarium (magazzino dei prodotti agricoli), il calefactorum (sala riscaldata). Il passato si è fatto vivo grazie alla ristrutturazione in un piano inferiore rispetto alla chiesa, rimasta un rudere emozionante.
Oggi le fondamenta delle fabbriche monastiche sono visibili e nelle nuove stanze si respirerà cultura come quando Monsignor della Casa, nella seconda metà del 1500, ospitava personaggi del calibro dell’Aretino e della Stampa.
Una sala ricostruita si amplia, nella bella stagione, fino a raddoppiarsi su un esterno impeccabile. E c’è spazio per un museo di storia naturale, altra perla che aprirà tra breve. Peccato che non possa farvi ritorno l’archivio del Monastero, trasferito nel castello di San Salvatore a Susegana e del quale non è rimasto più nulla. E’ tornata invece la bolla papale di Leone X, datata 1521, in cui si legge che l’Abbazia è resa prepositura secolare e collegiata per volere dei Collalto. Il ritrovamento del documento è stato annunciato durante l’inaugurazione alla presenza del signore inglese che l’ha donato.
La chiesa è stata luogo di culto fino alla Prima guerra mondiale, quando ha dovuto cedere sotto i bombardamenti, ma il complesso necessitava da tempo di interventi come si legge nella nota dell’allora vescovo Longhin dopo una sua visita del 1907.
Un primo restauro di chiesa e chiostro (400mila lire di spesa), ipotizzato nel 1923 come risarcimento per i danni di guerra, ha avuto una risposta negativa. I Collalto, negli anni 60 del millenovecento, hanno deciso di alienare il bene storico che è passato ad altro proprietario e poi, nel 1973, all’Impresa Frate. Il fallimento dell’impresa ha condotto l’Abbazia all’asta: se l’è aggiudicata la famiglia di Ambrosiano Zanatta, calzaturiere, ma il Comune ha esercitato il diritto di prelazione. Ed eccola nell’abbandono fino alla rinascita di oggi.