Penso che molti, come me, siano rimasti inizialmente un po’ sorpresi dalla elezione al pontificato del...
Spinea: quarant'anni di servizio Caritas
Ritrovati i quaderni dei volontari: come cambia l'aiuto ai bisognosi

Circa quarant’anni di attività Caritas raccolti in quaderni scritti a mano, con dati e cifre. Li hanno ritrovati la scorsa estate, in una stanza dell’oratorio, don Andrea Adami, vicario parrocchiale ai santi Vito e Modesto di Spinea, e alcune volontarie. “Queste note ci donano una preziosa testimonianza di un servizio che ancora oggi rende concreto e tangibile l’ideale cristiano della fraternità” sottolinea don Andrea. “Questi «reperti» - aggiunge Sandra Biancon, volontaria Caritas che li ha analizzati in dettaglio - sono interessanti anche perché mostrano l’evolversi delle domande di aiuto rivolte alla Caritas. Dalla quasi totalità di richieste, alla fine degli anni ’80, da parte di italiani, alla sempre maggiore richiesta, tra gli anni ’90 e il 2000, delle persone straniere, a un ritorno da parte degli italiani”.
Si scopre, così, come negli anni l’offerta si sia evoluta: dalla distribuzione di buoni in denaro per acquistare cibo, alla distribuzione di vestiario e quant’altro sia necessario alla vita quotidiana di chi chiede aiuto. Significativa una delle regole annotate nel primo quaderno: “Non mandare mai via nessuno senza niente”.
“In questi quaderni ci sono precise annotazioni - continua Biancon - per ognuno ci sono delle note: se è parente di qualche altra persona che riceve aiuto, se percepisce una pensione o altro reddito, se lavora o no, se è disponibile a fare un qualsiasi lavoro, se ricomincerà a breve a lavorare e, quindi, se avrà o meno ancora bisogno di un sostegno. In alcuni casi viene anche indicato di non continuare a dare aiuti, perché la persona richiedente non è veramente bisognosa, oppure non ha bisogno di aiuto in denaro, ma solo di un po’ di attenzione umana o è alla ricerca di un lavoro. Nei casi dei richiedenti più abituali viene anche indicato di dare un prossimo aiuto possibilmente distanziato nel tempo”.
“Molto interessante rilevare - continua Biancon - che nel quaderno relativo agli anni 1988-89 delle 72 persone elencate, 30 facevano riferimento a Spinea come domicilio, ma 39 provenivano da altre località o comuni del circondario (ad esempio Favaro, Carpenedo, Marghera, Mestre, Campalto, Ca’ Savio, Venezia, ecc.) o anche da città più lontane (Padova, Vicenza, Foggia, Campobasso, Trieste). Le rimanenti tre persone erano senza fissa dimora. Le persone provenienti dalle città geograficamente più lontane, in genere, sono segnalate come «di passaggio». Per quelle, invece, che risiedevano a Mestre o dintorni, si consigliava di recarsi per ricevere aiuto anche presso la «S. Lorenzo» , cioè la sede Caritas di Mestre”.
E’ stata poi ritrovata anche un’agenda nella quale sono annotati solamente i nomi e la nazionalità delle persone che si presentavano di settimana in settimana, il martedì, negli anni dal 2011 al 2018, con indicato anche il servizio al pomeriggio di dispensa vestiti e oggettistica per bambini. “Quello che colpisce di questa lista di nomi - continua la volontaria Biancon - è che sono veramente molto pochi quelli di richiedenti italiani (peraltro tutti residenti a Spinea), mentre la maggior parte sono di persone residenti a Spinea o in comuni o località limitrofe, ma originari soprattutto dell’est Europa, poi dell’Africa e in numero inferiore dall’Asia e America del sud. I Paesi indicati sono Romania, Ucraina, Croazia, Moldavia, Polonia, Bulgaria, Albania, Kossovo, Serbia, Ungheria, Macedonia, Russia, Nigeria, Marocco, Senegal, Congo, Kenia, Tunisia, Ghana, Camerun, Bangladesh, Pakistan, Turchia, Perù, Brasile. Questi dati fotografano i due fenomeni sociali rilevanti di quegli anni: il flusso migratorio delle badanti, per quanto riguarda i Paesi dell’Est Europa e i flussi migratori dei cosiddetti extracomunitari, per quanto concerne soprattutto Africa e Asia”.
Oggi in tempo di pandemia il servizio Caritas continua. Il locale di via Roma che distribuisce vestiario è aperto, in sicurezza, il mercoledì dalle 9 alle 11.30 e dalle 15.30 alle 18; il sabato dalle 9 alle 12 e dalle 15.30 alle 18. Il martedì mattina in oratorio S. Vito si raccoglie il vestiario, mentre ogni 15 giorni di sabato sempre a S. Vito c’è il punto d’ascolto. “Se possiamo continuare oggi questo servizio - conclude Biancon - pur se con una diversa organizzazione in termini di persone, di strutture e di tipologia, lo dobbiamo sicuramente a quanti ci hanno preceduto, sacerdoti e volontari, perché essi hanno saputo creare e mantenere nel tempo uno «stile Caritas» di vicinanza e accoglienza che è e resta tuttora valido”.