venerdì, 18 aprile 2025
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Autostrada, quanto mi costi!

Spostarsi nel triangolo Padova-Treviso-Venezia, dal 1° gennaio costa un po’ di più. Una delle aree più produttive e densamente abitate d’Italia è stata l’unica, a quanto pare, a subire il rincaro del pedaggio, che invece il Ministero dei trasporti ha proibito al 95% dei concessionari autostradali italiani.

 Il rincaro è stato autorizzato perché Concessioni autostrade venete, Cav, ha mostrato ottimi risultati nella manutenzione e negli investimenti: il servizio è migliorato. Volendo fare i “sottili” significa che nel 95% delle autostrade d’Italia il servizio non è migliorato e il Passante, la Tangenziale di Mestre e la Venezia Padova sono i tratti più curati d’Italia.

Per i mezzi pesanti ci sono 60 centesimi in più per andare da Mestre a Padova e 20 centesimi in più per i veicoli più leggeri. Sembrano inezie, ma per chi la percorre tutti i giorni alla fin dell’anno sono almeno 100 euro in più. Diminuisce la tratta da Spinea a Padova est percorrendo il Passante da 1,70 a 1,60.

L’ex ministro Toninelli ha dichiarato che in Italia aumentano i pedaggi solo in Veneto e Lombardia, accusando la Lega di non saper gestire le autostrade in maniera efficiente. L’assessore regionale alle Infrastrutture e Trasporti del Veneto, Elisa De Berti, gli risponde che era stato proprio lui ad autorizzare l’aumento nel decreto Milleproroghe di fine 2018. In effetti il Cav è un concessionario un po’ speciale, è completamente pubblico, proprio come vorrebbe per il futuro dei concessionari il partito a cui appartiene Toninelli, il M5s. Per metà è dell’Anas e per metà è della Regione Veneto. “Siamo gli unici in Italia – spiega Elisa De Berti – ad avere una destinazione totalmente pubblica degli utili autostradali, cosa che rende Cav non paragonabile ad altre concessionarie. Ogni ulteriore centesimo rimane patrimonio dei veneti e ritorna sotto forma di infrastrutture e servizi”.

Se gli aumenti sono giustificati, c’è da chiedersi se sia opportuno insistere su questa strada, visto che povoca lo scarico del traffico sulla rete urbana con conseguente aumento dell’inquinamento. “E’ evidente – spiega Matteo Bellomo, assessore all’urbanistica del Comune di Dolo – come il traffico pesante e pendolare si riversa sulla viabilità urbana lasciando, poi, il cerino, in mano ai Comuni ai quali, giustamente, si chiedono interventi per liberare i centri da smog e code”.

Sulla Patreve pesa anche l’abbandono del progetto Smfr, ovvero la metropolitana di superficie che con treni ad alta frequenza avrebbe dovuto trasferire gran parte del traffico veicolare sul treno. Per la Smfr fu creato il casello autostradale di Oriago che doveva essere gratuito per consentire lo scambio delle persone dalla Tangenziale di Mestre alla ferrovia. Oggi quel casello, perduta la sua funzione, crea infinite criticità a Mira e Oriago.

Come se non bastasse è stato concesso ad Autovie Venete un piccolo aumento nel collegamento tra A4 e Tangenziale di Mestre: chi entra al casello di Portogruaro e vuole raggiungere Mestre, subisce un rincaro di 10 centesimi, il pedaggio è passato da 6,40 euro a 6,50, così come per chi, con stessa destinazione, entra in A4 a San Donà-Noventa l’aumento è di 20 centesimi, da 3,50 euro a 3,70. Anche qui alla fine dell’anno sono circa 100 euro in più.

Luca Zaia, governatore del Veneto, da tempo si è reso conto che l’area non può continuare a essere sottoposta a questi costi per la mobilità, così ha pensato non tanto a progetti alternativi al trasporto su gomma, ma a rendere più competitivo quello che già c’è. Lo chiama Cav 2.0, ovvero un’evoluzione dell’attuale concessionario, che ingloberebbe l’intero sistema autostradale del Veneto. Cogliendo il crescente favore verso una gestione pubblica delle autostrade, vorrebbe che Cav 2.0 concorresse alle concessioni come soggetto interamente pubblico. Per fare questo serve modificare alcune norme, come estendere le possibilità di gestione oltre il Passante e mantenere il carattere pubblico di Anas, modifiche che si possono fare solo con il consenso del ministro per le infrastrutture De Micheli e del Governo. Se questo avvenisse Zaia promette pedaggi pari a zero nell’area della Patreve.

 DANILO VENDRAME, PRESIDENTE AUTOTRASPORTO MERCI DI CONFARTIGIANATO VENETO: “DANNOSO NON LIBERALIZZARE I PICCOLI TRATTI”

A farne le spese, gli autotrasportatori. “Dopo nove ore di guida devi fermarti, pena il ritiro della patente. Spesso il tempo scade proprio tra Dolo e Roncade - spiega Danilo Vendrame, presidente autotrasporto merci di Confartigianato Marca Trevigiana – e allora devi sperare di trovare uno stallo per il camion nel park di Arino o di Roncade, in mezzo non c’è altro”. A un autotrasportatore veneto capita spesso di andare a Milano e le nove ore sono giuste per il viaggio di andata e ritorno, se c’è una coda o un incidente, gli tocca dormire fuori casa. “Se ti fermi nel parcheggio di Roncade hai a disposizione solo i servizi igienici. Non c’è un bar, tutti i mezzi stretti l’uno all’altro, le condizioni sono veramente pessime”. Dal Dolo a Cessalto ci sono 22 stalli, in pratica il numero di automezzi pesanti che passa in un minuto sulla A4. “Eppure dicono che è stato possibile aumentare il pedaggio grazie ai lavori di efficientamento effettuati nella tratta”.

Altri aumenti in tratti brevi, ma estremamente preziosi, come da Quarto d’Altino a Mestre o da Mestre a Dolo, percorsi che permettono risparmi di tempo notevoli e dove i costi già pesanti sono aumentati. Sulla tratta della A27 da Mogliano a Treviso Sud (non gestita da Cav) si arriva a pagare anche un euro a chilometro, praticamente quasi il costo che un autotrasportatore imputa al cliente, di fatto il guadagno è annullato. “Prima che aprissero l’ultima bretella sul Terraglio, era una cosa impossibile fare le strade urbane. Non capisco questa difficoltà a liberalizzare brevi tratti: quanto si perde di pedaggi non riscossi si guadagna in meno inquinamento e salute. Basta passare al mattino in zona San Giuseppe a Treviso per capire cosa significa andare a passo d’uomo e avere il mezzo che non funziona mai alla velocità ideale. Sono camion o tir costruiti per consumare pochissimo con una velocità di crociera di circa 85 chilometri all’ora, se invece si continuano a fare strappi, i consumi salgono alle stelle. Anche le marmitte catalitiche, finché non entrano in temperatura, sono inefficienti”.

Incomprensibile la situazione che si crea attraversando il Fadalto, dopo Vittorio Veneto, sulla A27, gestita da Autostrade per l’Italia. Qui nelle gallerie non possono passare i mezzi pesanti che trasportano sostanze infiammabili. “Ci fanno uscire a Vittorio Veneto, benché non ci siano gallerie fino a Fadalto. Potremmo arrivare fin là e poi uscire avendo praticamente già superato il passo. Invece si esce chilometri prima scaricando inquinamento da Vittorio Veneto in poi, con le macchine sotto stress su strade urbane. Per non parlare della neve che troviamo salendo il Fadalto che non viene spazzata via, mentre in autostrada si spazza di continuo. Il gestore autostradale non vuole fare le canalizzazioni sui viadotti, necessarie in caso di spandimento di liquidi, e sposta il rischio fuori, sulle strade urbane, dove non è  responsabile”.

Lavorare con queste limitazioni non è certo facile, così il numero di autisti italiani si riduce ed è più forte la presenza di ditte e operatori stranieri, con mezzi e tempi di lavoro non sempre adeguati.

 

Fra i tratti più costosi d’Italia

Controlla pochi chilometri delle autostrade venete, ma Concessioni autostradali venete, Cav, società nata per gestire il Passante di Mestre, sa che è il cuore del traffico su gomma in regione: ogni intoppo sul Passante o in Tangenziale rischiano di mandare in tilt l’intero sistema. Al Cav sono affidati la A4 da Padova est fino alla interconnessione ovest con la A57, ovvero la Tangenziale di Mestre, e appunto l’intero tratto della A57 Tangenziale di Mestre fino allo svincolo Terraglio. A questi tratti si aggiunge il raccordo autostradale dalla Tangenziale di Mestre all’aereoporto Marco Polo di Tessera. Nel complesso sono 74,1 chilometri. Questo snodo garantisce il passaggio est-ovest e nord-sud, oltre che mettere in contatto Venezia con la regione e il resto d’Italia ed Europa. Questi tratti sono interessati da traffico di attraversamento e da un intenso traffico pendolare tra le città di Venezia, Treviso e Padova, quasi una metropoli e un grande polo produttivo. Purtroppo è fra i tratti più costosi d’Italia e per il 2020 è stato autorizzato, dal Ministero dei Trasporti, un aumento del pedaggio (Cav lo considera un ageduamento tariffario che prevede aumenti per alcuni tratti di percorso e diminuzioni per altri). Cav deve provvedere a pagare il mutuo del Passante, inaugurato nel 2008, che sarà estinto nel 2030, e manutenere strade che non sono a pedaggio come la Tangenziale di Mestre e il raccordo verso l’aereoporto. La manutenzione del Passante non è semplice, visto che ci sono gallerie e viadotti (monitoraggio continuo anche dei ponti che scavalcano l’autostrada) e in parte la strada corre in trincea. La società è completamente pubblica, l’Anas esprime l’amministratore delegato, la Regione il presidente. Tutto ciò che non viene utilizzato per manutenere i tratti in gestione viene girato alla Regione per opere infrastrutturali nel Veneto. I problemi come l’assenza di aree di sosta da Arino fino a Roncade sono noti. Al Cav si lavora per piani di investimento triennali ed è possibile che questa problematica venga affrontata in futuro. Adesso si sta adeguando la rete per poter implementare le tecnologia “e-Roads” ovvero la guida assistita, il collegamento tra veicolo e infrastruttura e tra veicolo e veicolo.

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