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Alle scuole Coletti stop al bullismo grazie a empatia ed educazione civica

Il progetto di apprendimento tra coetanei presentato a Palazzo dei Trecento di Treviso

Per un giorno dai banchi di scuola agli scranni del salone del Palazzo dei 300, a spiegare a 12, 13, 14 anni, una lezione di empatia e di educazione civica. Pronti a raccontare agli adulti come si può tendere la mano ai compagni in difficoltà con la Matematica o con l’Inglese, con la Storia o la Geografia e, al tempo stesso, mettere a tappeto il bullismo. A fare scuola, 14 studenti dell’Istituto comprensivo Coletti di Treviso, protagonisti, venerdì 27 giugno, nella splendida cornice della sede del Consiglio comunale, di un importante momento formativo sul progetto di apprendimento tra pari, la “peer education”, che si è fatto strada tra le aule di scuola ormai da due anni.

Ed ecco che in classe si può trovare Rachele, 12 anni, che dà una mano a Zayra; Pietro, 14 anni, che spiega Italiano a Stalin; Samuel, 13 anni, che anche grazie alla Matematica diventa amico di Elvis. Il progetto battezzato “Al tuo fianco”, accompagnato da borse di studio, grazie al sostegno del Rotary club di Treviso, si è rivelato, quanto ad efficacia educativa, un volano per accelerare l’inclusione, ma non solo. L’empatia tra ragazzi coetanei - una quindicina i giovanissimi tutor e una trentina i loro compagni di scuola che grazie al loro supporto hanno rinforzato i loro apprendimenti - si è dimostrata essere il miglior antidoto di prevenzione al bullismo. Tant’è che il progetto di apprendimento tra pari targato Coletti, è approdato, lo scorso 3 giugno, come esempio di buona pratica, con tanto di citazione, all’ordine del giorno sul ddl scuola alla Camera dei deputati. Traghettato dall’onorevole trevigiana Marina Marchetto Aliprandi su scala nazionale: “Quando sono arrivata in questa scuola tre anni fa, c’erano situazioni di bullismo che ora non esistono più – spiega la preside dell’Istituto Coletti, Angela Ferraro –. Assieme a docenti e genitori, come comunità educante, abbiamo lavorato sia sulla disciplina, sia nel portare avanti dei progetti educativi. La scuola è fatta anche di ragazzi che sviluppano intelligenza emotiva e competenze relazionali e si adoperano tutti i giorni in aiuto ai compagni”.

E se il suo progetto sul fronte dell’aiuto scolastico tra alunni è stato promosso nell’interrogazione parlamentare come “efficace forma di prevenzione al bullismo” dove “è stato possibile sperimentare e seminare empatia e aiuto nei casi di difficoltà e indifferenza”, dal prossimo anno scolastico la scuola media Coletti potrà contare anche sul sostegno e l’apporto formativo della Questura di Treviso, con la quale venerdì è stato firmato un protocollo d’intesa. Per questo, si apriranno agli studenti tutor le porte della questura, con nuovi progetti in campo: “La prevenzione è la nostra parola d’ordine – spiega stringendo le mani ai ragazzi la questora di Treviso, Alessandra Simone –. Sosterremo i ragazzi tutor in stage formativi per lo sviluppo di competenze relazionali necessarie a un leader positivo. Apriremo gli uffici per questo scambio. Abbiamo delle responsabilità enormi nei confronti dei giovani, che devono imparare a vedere la Polizia come qualcuno a cui chiedere aiuto. Le forme di bullismo nascono dall’isolamento e dall’emarginazione. I giovani violenti non sono integrati, non hanno famiglie che li sostengono, per questo dobbiamo andare insieme in loro aiuto”. A promuovere a pieni voti la lezione dei giovanissimi tutor anche la provveditora dell’Ufficio scolastico provinciale, Barbara Sardella: “Con metodologia didattica siete riusciti a spiegare in modo semplice quello che ai compagni sembrava difficile.

L’accoglienza, l’inclusione, la multiculturalità sono un esempio di ciò che la scuola ci ha dato. Arricchisce chi dà e chi riceve”. E loro, gli studenti maestri di empatia, che a scuola ci vanno sì per imparare, ma anche per insegnare, non hanno dubbi su quanto tendere la mano possa aprire la mente: “Punto sulla semplicità, cerco di migliorarmi e attraverso i piccoli gesti mi rendo disponibile. Essere empatici significa mettersi nei panni degli altri - dice Elisa -. Noi giovani meritiamo fiducia”. “L’obiettivo è spiegare materie difficili in modo semplice – chiarisce un’altra tutor, Nisrim –, è creare a scuola un ambiente dove nessuno si possa sentire messo da parte”. “È un modo per costruire ponti tra le persone. Se non si entra in sintonia, spiegare non serve a nulla – aggiunge Giacomo –. Spesso dietro alla richiesta di aiuto c’è paura. Tendere la mano vuol dire rompere le catene. Vedo l’altro e me stesso con occhi diversi. È il coraggio di esserci”. Dal prossimo anno scolastico, la squadra dei tutor della scuola media inizierà ad aiutare anche i bimbi della primaria. Un servizio prezioso anche per quei minori migranti che entrano nella scuola senza conoscere la lingua, in un Istituto comprensivo che accoglie 480 alunni privi di cittadinanza italiana.

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