Penso che molti, come me, siano rimasti inizialmente un po’ sorpresi dalla elezione al pontificato del...
La Cisl sulla tomba di Corazzin a 90 anni dalla morte
E’ vissuto per soli 35 anni, ma il suo impegno è stato eccezionale: politico capace, giornalista preparato, onesto amministratore pubblico, grande sindacalista. Ma soprattutto un cristiano coerente. Il ricordo del segretario Franco Lorenzon.

A 90 anni dalla sua morte, la Cisl di Treviso e Belluno ha ricordato davanti alla sua tomba Giuseppe Corazzin, l’uomo delle lotte agrarie e delle “leghe bianche”, un “uomo straordinario”, lo ha definito il segretario Franco Lorenzon, per chi ha avuto modo di conoscere più da vicino la sua vita e la sua attività.
E’ vissuto per soli 35 anni, ma il suo impegno è stato eccezionale: politico capace, giornalista preparato, onesto amministratore pubblico, grande sindacalista. Ma soprattutto un cristiano coerente, un formatore vicino alla gente, un militante sempre attivo, un leader riconosciuto, un grande organizzatore.
Così Lorenzon lo ha ricordato: “E’ morto da sconfitto, perché la sua attività politica, giornalistica e sindacale non gli sopravvissero, ingoiate da quel ventennio fascista che tante tragedie provocò a lui e al popolo italiano. Fu portato alla tomba per i postumi di un’aggressione fascista, che nell’ottobre 1924 gli aveva sottratto il figlio ancora in grembo della madre, dopo che nel precedente mese di giugno un’analoga aggressione aveva provocato la morte del più noto Giacomo Matteotti”. E’ stato il prezzo che ha pagato ai suoi ideali, alla sua coerenza, al suo amore per quel popolo di cui aveva scritto: “Povero popolo, quanti delitti si commettono sul tuo nome! Siamo qui per servire il popolo e non per servircene!”.
Il beato Andrea Giacinto Longhin – vescovo di Treviso – così scrisse di lui nel 1926: “Giuseppe Corazzin fu dopo la guerra uno dei nostri cattolici più benemeriti, cattolico di fede purissima e di pratica edificante: un giovane che ha sacrificato tutto alla giusta causa”. Ma anche il socialista Tonello – avversario come lo poteva essere chi aveva vissuto in un periodo di feroce scontro ideologico – ebbe modo di ricordarlo così dai banchi dell’Assemblea Costituente: “Ci furono scontri, ci furono dei contrasti, perché ciascuno di noi sentiva dentro il proprio animo una diversa concezione del domani: ma poi finimmo anche per intenderci nel campo dell’azione, insieme avemmo gli stessi palpiti di fronte al bisogno del proletariato dei campi, di fronte ai bisogni delle classi lavoratrici”.