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Pedemontana veneta: l'impatto che avrà
La Confartigianato presenta il libro bianco. Se non è ancora chiaro quali saranno i flussi, sono evidenti invece l'area e la popolazione interessate: da Schio a Conegliano, si conferma un ruolo di primo piano del manifatturiero con 226 mila addetti. L'intera zona produce un Pil di 34 miliardi di euro. L'intervista a Sartor: "La strada ora c'è, dobbiamo pensare a collegarla con le infrastrutture esistenti".

Capire l’impatto della nuova arteria Superstrada pedemontana veneta, questo l’obiettivo del “Libro bianco sulla Spv impatti futuri e temi emergenti” realizzato dalla Confartigianato regionale e presentato lo scorso 21 maggio 2021 da Roberto Boschetto, presidente di Confartigianato Imprese Veneto, Vendemiano Sartor della Confartigianato Treviso e Gianluca Cavion, della Confartigianato Vicenza. Tra gli autori del Libro il direttore della Confartigianato regionale, Sergio Maset, che in questi anni non ha mai perso di vista la progettazione e la realizzazione della nuova arteria.
Prima ancora dell’apertura è già possibile prevedere un impatto notevole. Se non è ancora chiaro quali saranno i flussi, sono evidenti invece l’area e la popolazione interessate. Ben 4 tra i primi 10 caselli veneti per numero di addetti che lavorano entro l’isocrona di 10 minuti (il tempo impiegato in auto da un’autostrada al luogo di lavoro) appartengono alla Spv: Montecchio, Montecchio Arzignano, Bassano Ovest, Breganze. Solo Padova est e Verona Sud fanno meglio. Oggi la Pedemontana veneta, da Schio a Conegliano, conferma un ruolo di primo piano nel manifatturiero con 226 mila addetti, un dato doppio rispetto al 1971. L’intera zona produce un Pil di 34 miliardi di euro. E’ in questo contesto che la Spv deve essere valutata.
La Pedemontana arricchisce la geografia delle reti autostradali in un tratto critico dell’A4, rafforzando il Corridoio europeo V: “Si connette direttamente alla grande rete portante verso ovest, l’autostrada A4 in direzione Milano. Verso est la Pedemontana si innesta invece sull’A27 a Spresiano, per proseguire sulla A28 fino a Pordenone e da qui, in prospettiva, via autostrada al valico di Tarvisio e dunque a Vienna, con una riduzione di chilometraggio del 20-25 per cento rispetto all’A4. Lungo questa direttrice è prevedibile un forte aumento del traffico sulla Pontebbana e nel nodo di Pordenone: acquista, quindi, rilevanza strategica l’opzione del completamento dell’asta pedemontana nel territorio friulano con il collegamento tra Pordenone e Gemona”.
In questo contesto il Libro bianco individua alcuni punti chiave per la programmazione viaria e territoriale. L’articolazione alta del Corridoio V, non solo verso il valico di Tarvisio, ma anche verso la Valsugana e l’Europa centrale. Si dovrebbero prevedere interventi di upgrade (aggiornamento e potenziamento) della Sr308, Statale del Santo, della Ss47, Valsugana, della Sr348, Feltrina. La Pedemontana genera un corridoio ad alta accessibilità, in un territorio urbano con numerose zone naturali e rurali. Le aree lungo l’arteria stradale, i suoi snodi e le principali direttrici di adduzione, i principali centri urbani dell’area (Bassano, Montebelluna, Thiene) sono soggetti a rischi di congestione, di espansione disordinata, di consumo di suolo e di degrado ambientale. Da governare anche i territori gravitanti sui caselli. Tutto questo richiede una logica di area vasta con una forte capacità di governo.
Al termine della presentazione del Libro bianco, abbiamo rivolto alcune domande al presidente della Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, Vendemiano Sartor.
Presidente Vendemiano Sartor, gli artigiani scrivono un Libro bianco su una strada, a pochi giorni dall’inaugurazione. Perché?
Per noi, in particolare per le aziende della Pedemontana, l’inaugurazione è l’occasione per fare alcuni ragionamenti. La strada ora c’è e dobbiamo pensare a collegarla con le infrastrutture esistenti e a programmare gli ulteriori interventi. Mi preme sottolineare i collegamenti Nord-Sud: con il Friuli bisogna ragionare sul tratto da Cimpello, appena fuori Pordenone, e Gemona, l’ultimo tratto non ancora coperto da autostrada per arrivare a Tarviso: sarebbe lo sbocco diretto con l’Europa dell’Est.
Una riflessione l’avete fatta anche sul tema delle tariffe della nuova Spv. Che cosa è emerso?
Finché la Spv non è finita e collegata alla A27 e alla A4 il tema è complicato. Pensi al tratto autostradale da Treviso a Mogliano, breve ma costoso, perché di fatto comprende anche la tangenziale. Incoraggiare il traffico sulla Spv vuol dire scaricare di traffico la circonvallazione di Castelfranco, oggi una della arterie più intasate del Veneto. Chiederemo un incontro con l’assessore regionale De Berti, dei Trasporti, e Corazzari, del Territorio, sulla possibilità di forme di abbonamento o di riduzione tariffaria e più in generale sul collegamento alla A4.
C’è poi la questione urbanistica attorno ai caselli.
Va gestita a livello sovracomunale. Un comune può avere il casello, ma non subire impatto sul traffico che invece è forte nel comune limitrofo. Stesso fenomeno può accadere sugli insediamenti produttivi lungo l’asta della Spv. Si devono prevedere forme di compensazione. La mobilità, nonostante il lockdown e lo smart working, aumenterà. Le persone privilegiano per vivere, non tanto il comune dove lavorano, ma piuttosto il comune dove i servizi sono vicini a casa: scuole, negozi, intrattenimento e sanità. Si preferisce la qualità della vita alla vicinanza al luogo di lavoro. Quindi cresceranno gli spostamenti per lavoro. Le nuove piattaforme logistiche, infine, consentono negozi di medie dimensioni più vicini a casa