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Sfruttati in tempi di Covid
La pandemia ha contribuito a rendere ancora più fragili milioni di persone già vulnerabili. Esponendole a fenomeni di sfruttamento. Ne parlano le associazioni in prima linea contro la tratta

La pandemia ha reso ancora più fragili e vulnerabili le persone vittime di tratta e sfruttamento, ha reso più complesso denunciare gli abusi e cambiato le prospettive di chi aveva già intrapreso un percorso di fuoriuscita dalla condizione di schiavitù e di inclusione sociale. Questa la realtà delineata dal convegno “La tratta nei processi migratori in tempo di Covid-19”, proposto online da diverse realtà della Diocesi in occasione della Giornata mondiale di riflessione e preghiera contro la tratta di persone.
Sono intervenute suor Gabriella Bottani, religiosa comboniana coordinatrice della rete internazionale antitratta “Talitha Kum”, e Letonde Hermine Gbedo, mediatrice culturale e coordinatrice del progetto territoriale antitratta di Trieste Stella Polare. Ha portato i propri saluti il vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi.
Talitha Kum. Attraverso la proiezione di un estratto dal documentario “Wells of hope”, è stato mostrato come la guerra in Siria abbia modificato il fenomeno della tratta: le donne rimaste sole a prendersi cura dei figli divengono vittime di abusi, mentre aumentano le spose bambine, i rapimenti di ragazze e bambini per lo sfruttamento sessuale e per il traffico di organi. In questo contesto donne di diverse nazionalità e religioni lavorano per creare consapevolezza e sradicare il fenomeno. “Talitha Kum” ha così messo in moto 52 reti contribuendo nel 2019 a dare assistenza a oltre 24 mila persone nel mondo. “La pandemia - ha raccontato suor Bottani - ha agito come una lente di ingrandimento e ha aggravato le situazioni di ingiustizia e vulnerabilità che già esistevano per milioni di persone. Ha accelerato processi, che hanno innescato effetti distruttivi che ci richiedono di rafforzare il nostro impegno”.
I gruppi più colpiti dall’emergenza sanitaria sono stati donne, bambini, minoranze etniche, cittadini stranieri e migranti senza documenti che sono diventati bersagli per le attività criminali. Inoltre, se durante il lockdown sono sparite le persone che si prostituivano ai lati delle strade, il fenomeno non è scomparso, ma si è in parte spostato dentro le mura domestiche e online, dove è ancora più difficile contattare e venire in aiuto di chi ne abbia bisogno. Così sono diventate invisibili le violenze domestiche e lo sfruttamento sessuale di bambine, adolescenti e donne. In situazione di estrema povertà ci si è spostati in cerca di cibo, “e con l’aumento dei flussi - ha chiarito suor Gabriella - ci aspettiamo un aumento del traffico di persone”. Con il Covid sono aumentate anche ansia e instabilità, per questo “Thalitha Kum” ha cercato di sostenere le case di accoglienza, aiutandole a strutturarsi con i nuovi protocolli di sicurezza e dando sostegno economico alle persone che avevano intrapreso dei percorsi di autonomia e che tutto d’un tratto hanno perso il lavoro e la possibilità di pagare un affitto.
Stella Polare. “La pandemia - ha proseguito Letonde Hermine Gbedo - non ha annullato il mercato della prostituzione forzata né del lavoro sfruttato e ha colpito decine di migliaia di donne, ragazze, uomini e persone transgender, ha messo in evidenza condizioni di vita estremamente precarie e marginalizzate di persone in condizioni di schiavitù. Abbiamo dovuto ripensare le strategie di contatto, anche se alcune richieste di aiuto sono arrivate grazie al lavoro fatto sul territorio in precedenza”. Inoltre si è assistito a una riorganizzazione dei flussi migratori e le vittime di tratta che non sono arrivate in Italia quest’anno sono state reindirizzate alla prostituzione all’interno dei lager libici o allo sfruttamento in diversi Paesi africani. E’ stato, poi, un tempo difficile anche per chi già era stato inserito in un programma di aiuto ed è stato portato a ripensare il proprio percorso di vita. Un ultimo pensiero è stato rivolto da Gbedo alle persone che oggi si spostano sulla Rotta Balcanica. La coordinatrice di “Stella Polare” denuncia i respingimenti illegali alle frontiere: “Un tentativo strutturale di impedire l’esercizio del diritto di chiedere asilo. Se le persone potessero partire legalmente, inoltre, diminuirebbe la portata degli affari illegali derivanti dal traffico di esseri umani. Il Covid, infine - ha concluso Gbedo -, ci ha dimostrato che l’esclusione uccide, nessuno è al sicuro finché tutti non sono al sicuro”.