Penso che molti, come me, siano rimasti inizialmente un po’ sorpresi dalla elezione al pontificato del...
Siccità: le falde del Veneto ancora vuote
La grande quantità di pioggia delle ultime settimane non ha migliorato la situazione. Allargando lo sguardo, l'emergenza riguarda tutta l'area del Mediterraneo

Dopo la grande paura di primavera, con tutti i fiumi in secca e le falde che si abbassavano sempre di più; storditi da una serie di precipitazioni a volte eccessive, come è accaduto in Emilia Romagna, da un lungo periodo di piogge quotidiane, che ci aveva persino fatto rimpiangere il clima siccitoso, abbiamo pensato di essere fuori dal problema della mancanza d’acqua. Il tema è sparito dalle prime pagine. Non si sente più parlare del commissario straordinario per l’emergenza idrica, Nicola Dell’Acqua. I consorzi di bonifica non ricevono i finanziamenti per la trasformazione degli impianti irrigui a scorrimento in impianti a pioggia.
A riportarci coi piedi per terra basterebbe leggere il rapporto di maggio dell’Associazione nazionale bonifiche irrigazioni, Anbi, del Veneto, basato sui dati dell’Arpav, Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto. Le parole sono chiarissime: “Ancora gravissima la situazione delle falde acquifere, lontane dalla rigenerazione della risorsa idrica sotterranea”. A San Massimo, frazione di Verona, e a Villafranca le falde non sono mai state così basse. A Mareno di Piave solo una volta nella storia delle misurazioni è risultata così bassa. A Castagnole solo quattro volte, otto a Varago, due a Schiavon vicentino.
Si deve ricordare che le falde alimentano fiumi come il Sile e il Marzenego, ma, soprattutto, è da lì che si recupera tanta acqua potabile. Sono delicatissime, perché l’acqua arriva alla falda, ovvero nel punto in cui non riesce più a penetrare perché incontra uno strato impermeabile di terreno, dopo aver attraversato lentamente il terreno e raccolto purtroppo degli inquinanti. Ricordiamo soltanto la tragica vicenda di inquinamento dai pfas, nelle province di Vicenza, Verona e Padova.
La carenza d’acqua nelle falde si registra nonostante una piovosità che a maggio è stata superiore di oltre il 50 per cento rispetto alla media storica. La neve si è riportata in linea con i valori medi, anche se, proprio la mancanza di neve nel periodo tra gennaio e febbraio, ha compromesso la ricarica di invasi e falde. Oggi gli invasi montani non sono particolarmente abbondanti, ma siamo vicini alla media del periodo.
La pioggia di questi giorni ha diminuito e reso quasi nullo il prelievo d’acqua per irrigazione, ma non sarà così per il prosieguo dell’estate. Se l’estate sarà siccitosa i problemi si presenteranno e le riserve non basteranno.
In quasi tutti i fiumi la portata è raddoppiata rispetto al mese di marzo. Così è accaduto per il Piave, l’Adige, il Po, e pure a Castelfranco per il Muson. In Veneto sono lievemente decrescenti i livelli del fiume Adige, la cui portata si aggira ora sui 213 metri cubi al secondo, mentre stabili sono Piave, Bacchiglione e Brenta; in calo è il Livenza. Il fiume Po, in crescita, è maggiormente in salute nel tratto piemontese (a Torino ha una portata superiore alla media) che in quelli lombardi ed emiliani, dove il deficit sulla media storica resta ancora notevole (a Pontelagoscuro manca il 26,5 per cento d’acqua).
In Veneto non ci sono grandi laghi, ma il resto d’Italia segnala che il loro livello non è ottimale. Si registra una fisiologica decrescita dei livelli, provocata dalla tregua del maltempo e dall’aumento delle temperature. Solo il lago Maggiore è sopra la media (90,3 per cento di riempimento), mentre il lago di Como è addirittura tornato sotto il valore medio del periodo (72,4 per cento). Il lago di Garda ha quasi recuperato il livello medio.
SOS MEDITERRANEO
Se l’Italia non sembra essere più a secco, non è così per l’Europa e il Nord Africa. La Spagna meridionale sta vivendo il terzo anno consecutivo di siccità, i laghi sono a metà della loro capienza ordinaria. Le previsioni annunciano un’estate particolarmente torrida: a influire sarà probabilmente il fenomeno del Niño.L’avanzata della siccità è maggiore nell’Europa mediterranea e soprattutto in Spagna, dove il 75 per cento della superficie soffre già di desertificazione. Secondo il rapporto pubblicato da una squadra di ricercatori del Joint research center della Commissione europea (Jrc), “una grave siccità sta colpendo il Mediterraneo occidentale, riducendo l’umidità del suolo e le portate dei fiumi e arrestando la crescita di piante e raccolti durante la loro cruciale stagione di crescita”.
Il rapporto Jrc rivela l’entità della carenza idrica che, nonostante le recenti piogge, colpisce la regione mediterranea e ricorda che “le ondate di caldo e le scarse precipitazioni portano a un peggioramento dei livelli di siccità. Molte parti del Mediterraneo occidentale hanno visto precipitazioni costantemente scarse per più di un anno. Questo, combinato con un inverno e una primavera eccezionalmente secchi e caldi, ha causato siccità nella regione e si prevede che le temperature aumentino ulteriormente in estate”. Così alla Spagna e all’Italia dobbiamo aggiungere il Marocco, l’Algeria e la Tunisia, e questo non potrà che rafforzare i fenomeni migratori e pregiudicare l’agricoltura e l’equilibrio ambientale del Mediterraneo occidentale.
Tra maggio 2022 e aprile 2023, le temperature nel nord del Marocco, in Algeria, nel sud della Spagna, nel sud della Francia e nel nord dell’Italia sono state fino a 2,5 gradi - a volte 4 gradi - superiori alla media.
L’Osservatorio europeo sulla siccità, gestito dal Centro di ricerca della Commissione europea avverte che “le condizioni nella tarda primavera del 2023 erano peggiori di quelle del 2022, quando in Europa si sviluppò una siccità da grave a estrema e che colpì le risorse idriche, l’agricoltura e la produzione di energia”.
“L’acqua - evidenzia Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei consorzi per la Gestione e la tutela del territorio e delle Acque irrigue - si conferma un fondamentale asset geopolitico, che deve vedere una comune strategia europea”. La siccità potrebbe diventare una testa di ariete capace di generare una crisi alimentare con immediate ripercussioni economiche. La mancanza di piogge regolari, con l’attuale livello di emissioni nel Mediterraneo, e un aumento di 2 gradi della temperatura, farebbe perdere alla Spagna il 7 per cento del suo prodotto interno lordo.
Le previsioni di rendimento agricolo nel Maghreb sono ulteriormente peggiorate. Il rapporto sottolinea che “è probabile che le colture non fioriscano in Marocco, Algeria e Tunisia. Nella penisola iberica le condizioni di siccità si sono intensificate e le previsioni di resa sono ben al di sotto dei valori del 2022, con superfici seminate con colture estive sostanzialmente ridotte”.
Tutto questo impone di allargare lo sguardo dall’Italia all’Europa e all’Africa. Gli scienziati del Jrc avvertono: “Con la prossima estate le risorse idriche potrebbero raggiungere uno stato critico, il che rende importante monitorare attentamente la situazione e pianificare e attuare misure di gestione dell’acqua e di adattamento alla siccità nella regione”.
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