Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
I domenica di Avvento. Per riaccendere speranza: Vegliate!

Iniziando un nuovo cammino dietro al Signore Gesù morto e risorto, siamo ricondotti, per riprendere il passo, a “venire” allo stesso punto in cui si è concluso il percorso dell’anno precedente. Il procedere dell’anno liturgico, che vorrebbe ispirare anche il nostro quotidiano andare, inserisce, infatti, sempre lì dove già siamo giunti, una chiamata ad avanzare oltre, valorizzando così tutto il cammino già compiuto.
Vegliare per incontrare Colui che viene. Nel Vangelo secondo Matteo il racconto parabolico relativo alla rivelazione finale del Re che si identifica con gli «insignificanti» della storia (Mt 25,31-46) conclude i discorsi di Gesù sulla soglia degli avvenimenti che porteranno alla sua condanna a morte. Altrettanto si può dire di questo brano dal Vangelo secondo Marco, in questo nuovo anno liturgico: si colloca proprio allo stesso punto, concludendo l’ultimo discorso di Gesù prima dei fatti ultimi a Gerusalemme. E ciò che viene richiesto è ripetuto più volte: «Vegliate!». Fatelo compiendo il “compito” che vi è affidato nella vita, nelle responsabilità di tutti i giorni, come avviene per il guardiano cui il padrone ha affidato la sua casa. E’ questa fedeltà al “compito” a rendervi attenti all’incontro con il Signore della storia. Una fedeltà che si fa concreta nei gesti e nelle relazioni quotidiane, che ci rende presenti a noi stessi e a quanto accade intorno a noi, giorno dopo giorno, e ci permette di riconoscere il suo “venire”, termine migliore che “ritornare”, perché dice di una “presenza già presente”, come d’altra parte affermava appunto il racconto parabolico di Mt 25,31-46. Non sapete, oltre la metafora, in che maniera e quando egli “viene da voi”: ma ciò che importa non è conoscere il “quando”, importa che voi siate desti per poterlo incontrare. Non vi sono minacce, quanto piuttosto il desiderio urgente che l’incontro avvenga, che non vada perduta l’occasione. “Vegliare” nella fedeltà diventa allora necessario per riconoscere il valore del tempo e della vita che viviamo, il kairòs, ovvero il tempo benedetto dell’incontro con lui, il Signore. Un “vegliare” che si compie grazie all’azione del suo Spirito: lui ci mette in grado di vivere con una desta leggerezza perfino nei momenti in cui è più facile cedere al peso di stanchezze e scoramenti.
La speranza sostiene lieve la veglia quotidiana. La speranza diviene quindi l’atteggiamento, la virtù più coerente con il tempo del “vegliare”: perché mette in grado di farlo desiderando l’incontro, invece che temerlo lasciandosi paralizzare dalla paura.
Allora, vegliare diventa risvegliarci a quanto viviamo in noi stessi, sentimenti, emozioni, pensieri, desideri, attese... Diventa farci attenti a chi incontriamo, agli sguardi di chi soffre, ai sorrisi dei bimbi, alla voglia di vivere dei giovani, riconoscendo in noi e in loro la speranza stessa di Dio.
Vegliare con speranza ci rende attenti alla natura in cui esistiamo, lasciandoci meravigliare dai colori di albe e di tramonti, dal seme custodito nella terra per il pane del futuro, dalle gemme che attraversano l’inverno per aprirsi in vita di foglie e fiori in primavera, riconoscendo con gratitudine un Dio che sempre ci sorprende con la sua quotidiana cura.
Vegliare con speranza ci chiama a cercare con tenacia nella storia grande che sta avvenendo nel mondo, ma anche in quella delle nostre comunità e dei nostri territori, gesti e iniziative che generano e custodiscono una vita degna per tutti di essere vissuta. Segni fra mille altri del fatto che Dio spera in noi, al punto di affidarci quanto gli è più caro, la casa comune in cui viviamo, questa nostra Terra che chiede di essere custodita e condivisa. E ancora, la passione per un’umanità ferita, che chiama a scelte di giustizia per un mondo migliore per tutti. E ancora semi di pace, da coltivare con tenacia perché la guerra è sempre distruzione e morte, soluzione mai. Tutti talenti preziosi per una speranza di fraternità.
Piccole luci da riconoscere vegliando. Iniziando il cammino nuovo, chiediamoci come “riaccendere speranza” a tante piccole luci presenti intorno a noi, che senza pretese di far venire il giorno, tuttavia, illuminano i passi possibili nella notte. Vegliamo per coglierne la presenza, in gesti personali o familiari, in scelte di comunità cristiane, in progetti e iniziative della società civile... tutti insieme possono aiutarci a rimanere desti per incontrare lui, Dio-salva, che oggi e domani viene a incontrarci, per aprirci a cammini di vita più umana, passo dopo passo, speranza dopo speranza... grazie al suo Spirito continuamente donato che per ogni dove riaccende vita.