Penso che molti, come me, siano rimasti inizialmente un po’ sorpresi dalla elezione al pontificato del...
Campagna contro la violenza di genere su tutti gli autobus Mom

Un messaggio rivolto soprattutto ai giovani, è quello diffuso dal centro antiviolenza Telefono rosa di Treviso sugli autobus della Marca, attraverso l’azienda Mom e i suoi mezzi che viaggiano su tutto il territorio provinciale. Il progetto si chiama “Vinci la violenza, torna a sorridere” e prevede l’affissione di manifesti e volantini volti a far conoscere le iniziative e i contatti del Telefono rosa, su tutti i 450 mezzi della Mom.
Quarantamila passeggeri al giorno, per oltre il 60% donne, un milione di corse all’anno e l’80% dell’utenza composta da ragazzi, questi i numeri attraverso i quali il trasporto pubblico locale mira a lanciare un messaggio forte e chiaro contro la violenza di genere, grazie a questo progetto sviluppato in collaborazione con il Comitato pari opportunità dell’ordine degli Avvocati di Treviso.
Gli “appendini” a bordo dei bus, che riportano il numero del centro antiviolenza, 0422 583022, sono a disposizione dei passeggeri che sono espressamente invitati a portarli con sé (su ognuno c’è infatti scritto “Staccami e portami con te”), con la speranza che raggiungano case, luoghi di lavoro, scuole e arrivare, dunque, come ha sottolineato anche l’assessora al Sociale del Comune di Treviso, Gloria Tessarolo, a tutte quelle donne che non hanno ancora avuto il coraggio di chiedere aiuto.
I servizi a disposizione
Sono cinque i centri antiviolenza della provincia, oltre a Treviso, ci sono Castelfranco, Quinto, Vittorio Veneto e Montebelluna. Nel capoluogo e a Montebelluna, ci sono anche due case rifugio di prima accoglienza per le emergenze più gravi, quando la situazione di violenza impone l’allontanamento immediato della donna e di eventuali figli, perché in pericolo di vita. A Treviso si trova anche la “casa Rotary” una struttura nata dalla collaborazione tra Rotary club Treviso nord, centro antiviolenza e opera pia Maurocordato, che ha messo a disposizione l’immobile. “La casa - ha spiegato il presidente di Maurocordato, Sergio Criveller - è un luogo di transizione in cui le donne possono vivere per alcuni mesi senza preoccuparsi di affitto e bollette, in modo tale da riprendere in mano la propria vita e ricostruire la propria autonomia e indipendenza, lontane dalla violenza”.
Oltre mille donne assistite in un anno
Solo a Treviso, nel 2023, il Telefono rosa ha ricevuto, ascoltato e accompagnato 344 donne, di cui 140 prese nuove prese in carico. Se sommiamo le richieste degli altri centri della provincia, arriviamo a oltre mille richieste di aiuto in un anno. A fornire i dati è stata la vicepresidente di Telefono rosa, Rita Giannetti, che ha provato a dare un volto alle donne vittime di violenza: in gran parte sposate o separate e divorziate. Vittime di violenza domestica, da parte di un coniuge, di un ex o di un familiare convivente. In gran parte italiane, perché le donne straniere hanno in generale meno consapevolezza. Le vittime hanno spesso un’istruzione superiore, come anche gli autori di violenza. A denunciare, sono sempre più giovani, segno che si riconoscono prima i segni di un legame tossico e si corre ai ripari, mentre un tempo le donne arrivavano a denunciare dopo anni e anni di violenze. Più del 50% di queste donne lavora, ma ha contratti precari o impieghi part time che non danno tranquillità e indipendenza economica. Abbassandosi l’età delle denuncianti, il centro antiviolenza raggiunge sempre più donne con figli minori, molti dei quali, circa la metà, hanno assistito alle violenze.
I percorsi per arrivare a chiedere aiuto sono vari, dal consiglio di amici e familiari all’indicazione di un pronto soccorso (43 donne su 140 ci sono passate) o delle forze dell’ordine, dal contatto al numero nazionale 1522, ai consigli di avvocati e medici di famiglia. Ora, questa iniziativa vuole dare un’opportunità in più a chi ha bisogno di aiuto. Il passaggio successivo sarà quello di potenziare la pronta accoglienza.