venerdì, 03 ottobre 2025
Meteo - Tutiempo.net

Cappellani del Triveneto: “Carceri rischiano di essere luoghi invisibili ed emarginanti”

Dopo il 58esimo suicidio da inizio anno (l’ultimo nel carcere di Belluno) un appello-domanda: “Stiamo facendo tutto il possibile per l’accompagnamento, la rieducazione ed il reinserimento di chi è ristretto?”

Nel loro recente incontro a Zelarino (Venezia), avvenuto il 1° ottobre, i cappellani delle carceri del Nordest – insieme all’arcivescovo di Gorizia, mons. Carlo Maria Redaelli, delegato della pastorale penitenziaria nel Triveneto – si sono confrontati a lungo sulla situazione degli istituti di questo territorio riconoscendo ancora una volta le criticità che, pur in un anno contrassegnato da lodevoli iniziative in occasione del Giubileo, hanno segnato il periodo estivo e questo inizio di autunno.

“È solo di due giorni fa – affermano nel comunicato reso noto al termine della riunione – l’ultimo caso di un suicidio nel carcere di Belluno: il numero 58 da inizio anno. Non si tratta di un semplice ‘dato spiacevole’ da registrare, ma riguarda una persona, come tutte le altre 57, la cui vicenda interroga tutti. Stiamo facendo davvero tutto il possibile per l’accompagnamento, la rieducazione ed il reinserimento di chi è ristretto?”.

Per i cappellani “le situazioni di persone con disagi di ogni tipo stipate in istituti fatiscenti e sovraffollati fino al limite, con carenze di personale preoccupanti e la mancanza di realtà esterne che riescano ad offrire alternative possibili, rischiano di rendere le carceri dei luoghi invisibili ed emarginanti. A questo si aggiunge la realtà degli istituti per minori che non restituisce un quadro diverso e più incoraggiante di quello degli adulti, anzi vede una esplosione dei numeri che ormai è emergenza cronica”.

“In questo senso – concludono – ci provoca, e invita ad uno sforzo collettivo, il monito di Papa Leone XIV in occasione del Giubileo degli operatori di giustizia quando ha detto: ‘Troppo spesso, in nome della sicurezza si è fatta e si fa la guerra ai poveri, riempiendo le carceri di coloro che sono soltanto l’ultimo anello di una catena di morte. Le nostre città non devono essere liberate dagli emarginati, ma dall’emarginazione; non devono essere ripulite dai disperati, ma dalla disperazione’”.

SEGUICI
EDITORIALI
archivio notizie
10/04/2025

Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...

TREVISO
il territorio