La situazione dei palestinesi nella striscia di Gaza (ma anche in Cisgiordania), è sempre più drammatica...
Il punto sull’edilizia scolastica: da solo, il Pnrr non basta

Sulle scuole italiane, a partire dal 2021, sono stati investiti quasi 5 miliardi di euro grazie ai fondi Pnrr, al netto dei contributi per la costruzione di asili nido. Quasi 4 miliardi sono stati destinati alla ristrutturazione di duemila scuole, il resto è stato utilizzato per la riqualificazione energetica e per le strutture dedicate allo sport.
Entro il prossimo anno, tutti questi interventi dovranno essere completati, pena il rimborso dei finanziamenti. Il 2023 è stato l’anno in cui si è speso di più: 1,3 miliardi per la messa in sicurezza, 70 milioni per le nuove scuole e 51 milioni per le palestre.
Nonostante ciò, la gran parte dei nostri istituti non è adeguata.
All’inizio dell’anno scolastico sono stati pubblicati tre rapporti. Il primo, quello di Tuttoscuola, storica rivista dedicata alla scuola e alla didattica, mostra che un edificio scolastico su dieci, in Italia, è privo di certificazioni e documenti sulla sicurezza. Il Veneto è lontano da questi valori, avendo solo 71 scuole senza alcuna certificazione, il 2,1%, mentre la situazione peggiore si registra in Abruzzo, con il 32,4% degli istituti scoperti.
Il XXV rapporto Ecosistema scuola di Legambiente, confermando la generale positività del Veneto, mostra alcune criticità specifiche. Ad esempio, Treviso non ha effettuato alcuna indagine diagnostica sui solai; Venezia si distingue per non fornire dati all’indagine di Legambiente (sorte toccata anche al nostro giornale). Padova emerge per la capacità di spesa e per aver realizzato molte scuole nuove negli ultimi cinque anni, tanto da entrare nella graduatoria delle prime cinque città a livello nazionale.
Venezia è assente anche dal rapporto di Cittadinanzattiva dello scorso settembre, mentre sono presenti i dati di Padova e Treviso. Ottima la posizione della provincia di Treviso, che, nel rapporto XXIII di Cittadinanzattiva, si colloca al terzo posto con 33 interventi su plessi scolastici nel 2024, sfruttando i fondi Pnrr; meglio fanno solo Modena e Bergamo. Anche Padova si colloca bene, con l’ottavo posto.
Resta il fatto che molte scuole del Veneto sono vetuste: mille delle tremila e quattrocento scuole sono state realizzate tra il 1950 e il 1970, quindi hanno almeno mezzo secolo di vita; 57 scuole sono state costruite prima del 1800 e le restanti si concentrano tra il 1976 e il 1996. Quasi la metà delle scuole si colloca in zone 1 o 2 di sismicità, quindi in aree molto a rischio.
Infine, secondo dati rielaborati da Orizzonte scuola, tra le prime tre regioni con “classi pollaio” (studenti al di sopra del limite) troviamo: Emilia Romagna (729 classi, 3,26 per cento), Veneto (726 classi, 2,89), Liguria (181 classi, 2,56).
Luci e ombre, quindi, per il Veneto. Resta ancora molto da fare e molti fondi da spendere per adeguare gli edifici. Il capitolo più importante è quello della manutenzione straordinaria, che però al momento resta vuoto di risorse.
Lo scatto di questi ultimi anni è legato al Pnrr, ma dal prossimo anno non ci saranno più fondi straordinari.
L’Italia dovrà pensare a un piano pluriennale di investimenti, già a partire dalla prossima legge finanziaria. Non è possibile proseguire con bandi a “lotteria” che premiano chi arriva prima: servono fondi certi che responsabilizzino le Amministrazioni comunali per le scuole di primo grado e dell’infanzia, e le Province per le scuole secondarie di secondo grado. Questi Enti devono avere i fondi, altrimenti, come è avvenuto in passato, avranno le mani legate. Questa è anche la richiesta che giunge dall’Unione delle Province italiane. Il Governo dovrà rispondere entro fine anno con una programmazione di spesa pluriennale.