venerdì, 26 luglio 2024
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Riecco il Venezia in A

“Per me le relazioni contano. Se sono qui, con la squadra, da tutti questi anni è proprio per questo”. Sono le parole del dirigente Edoardo Rivola, dal 1999 con i lagunari. Anni di lavoro, impegno, dedizione e relazioni hanno caratterizzato il suo percorso, tanto da venire definito dall’allenatore Paolo Vanoli, “uno che ci mette l’anima”

Domenica sera, un millesimo di secondo dopo il triplice fischio, stava già abbracciando Paolo Vanoli, nella gioia incontenibile della promozione dei lagunari in Serie A. Se c’è qualcuno che nel Venezia Fc rappresenta la continuità, quello è Edoardo Rivola: “Sono arrivato qui dall’Atalanta nel 1999, all’inizio seguendo il settore giovanile, poi da team manager e successivamente da dirigente addetto agli arbitri”, racconta.

“Di promozioni in Serie A ne ho quindi vissute due”, racconta sciorinando i nomi degli allenatori e dei presidenti con cui ha avuto a che fare in questi 25 anni di servizio. Servizio sì, perché Rivola di mestiere ha fatto altro e pure nel tempo libero ha rivestito e riveste altri ruoli... Direttore di banca, andato in pensione anticipata solo due anni e mezzo fa, è ai vertici della fondazione Carpinetum e dell’associazione Il Prossimo. E, giusto per non farsi mancare nulla, Rivola è pure presidente della Mestrina Nuoto. Però, ogni “maledetta domenica” in cui il Venezia gioca al Penzo, per citare un famoso film, lui è a bordo campo, accanto ai giocatori e, soprattutto, vicino agli arbitri, di cui è una sorta di “angelo custode”. Modi sempre garbati, equilibrio, pacatezza. E tanta, tantissima pazienza: “Devo rispondere a ogni loro richiesta, soprattutto quando escono dallo stadio e devono rientrare a casa, magari raggiungendo l’aeroporto. Io li accompagno, faccio con loro il tragitto in taxi. E’ bello, perché anche qui si creano delle buone relazioni”. E,poi, essendo lui il trait d’union tra società e arbitri, deve evitare che ci siano attriti tra le parti: “Diciamo che sono una sorta di pompiere. Prima della partita si è tutti amici, ma poi capita all’intervallo o alla fine della partita che ci sia tensione, con proteste del mister o dei giocatori. Io devo evitare che arrivino alla società sanzioni o squalifiche, perché soprattutto negli ultimi anni c’è molto più rigore su questo aspetto”.

Gli anni della Serie D. Di allenatori “focosi” ne ha visti parecchi: “Ricordo Favarin, ma anche Pippo Inzaghi... Parliamo degli anni in cui siamo ripartiti dalla Serie D. E in quei campionati le cose erano anche più complicate, c’erano tutte le squadre che giocavano contro il Venezia. Ne succedevano di tutti i colori”.

Serie D, Serie C, Serie B. Allenatori, presidenti, fallimenti: in 25 anni è stato come andare sull’ottovolante: “Sono salito e sceso più volte di categoria, ho perso il conto. Mentre questo ritorno in Serie A per me è il secondo, perché nel 1999 (altra promozione) io seguivo le giovanili, non la prima squadra. La differenza con la promozione di tre anni fa? Quella con Zanetti è stata un po’ una sorpresa. Questa ce la siamo gustata, perché è arrivata a coronamento di un anno e mezzo (dall’arrivo di Vanoli, ndr) di lavoro in cui è stato costruito un gruppo importante. I nomi che oggi sono “nomi”, cioè sono diventati giocatori importanti, quando sono arrivati non erano nessuno o quasi. Vanoli è stato bravo, sotto tutti i punti di vista. Ha gestito un gruppo con giocatori di tante nazionalità e con giovani da far crescere”. E poi, in questo gruppo, c’è il fattore nordico, spiega Rivola: “I giocatori nordici hanno fatto la differenza. Ma non dico sul piano tecnico, anche se conosciamo bene il valore di Joel (Pohjanpalo) e degli altri, parlo della loro mentalità, del loro modo di vedere il lavoro”. Come il capocannoniere della Serie B, anche il portiere Jesse Joronen è finlandese, così come della stessa nazionalità è l’ex portiere (a Venezia tra il 2021 e il 2023) Niki Maenpaa. “Sono ragazzi educati, volenterosi, non si sono mai montati la testa. E hanno insegnato il rispetto, il valore del sacrificio e del lavoro”. Trovandosi in questo in piena sintonia con mister Paolo Vanoli: “E’ uno che ci mette l’anima: questo lo si avverte subito. Lui, poi, ha un vantaggio in più. Ha vestito questa maglia da giocatore e la sente di più”.

Un nuovo entusiasmo. Il tutto si è tradotto anche in un rinnovato entusiasmo dei tifosi, tanto che il Penzo ha raggiunto quote record, con oltre diecimila persone sugli spalti. “Quando lavori bene, i successi arrivano. E, poi, ci sono anche i legami nuovi con la città: il fatto che tre giocatori abbiano scelto di abitare proprio a Venezia (Pohjanpalo, Andersen e Gytkjaer, ndr) ha significato molto”.

C’è anche la struttura che, grazie all’arrivo del presidente Duncan Niederauer, dopo l’addio di Joe Tacopina (e prima ancora dei russi) è salita di livello con importanti investimenti. Non solo sul Penzo, ampliato e tirato a lucido, ma anche sulla sede Ca’ Venezia, dove ora sono riuniti tutti i campi di allenamento delle squadre. “Anche questo fa la differenza. Ricordo bene quando allenava Michele Serena e andavo là con sua padre a bagnare il campo del Taliercio per renderlo praticabile...”, racconta Rivola. “E’ bello quando si instaurano queste amicizie. Per me le relazioni contano. Se sono qui al Venezia da tutti questi anni penso sia proprio per questo. Per me contano il rispetto per le persone e il lavoro serio. Solo così i risultati arrivano”. (

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