Il Governo Netanyahu
In questo, il Governo di Benjamin Netanyahu, tenuto sotto scacco dalla destra estrema,...
Compie trent’anni la cooperativa sociale Sonda di Altivole, preziosa realtà del territorio che si occupa di dipendenze e disabilità. “Dal 1995, con passione crediamo nell’uguaglianza e aiutiamo persone fragili a sentirsi parte della società - racconta la presidente, Francesca Amato -. Nel momento della difficoltà la persona fragile ha estremo bisogno di sostegno e la società, purtroppo, non accoglie, al contrario, esclude ed emargina; è qui che entriamo in gioco noi di Sonda. Attraverso il lavoro, l’agricoltura sociale, le «case famiglia», i gruppi di sostegno, lavoriamo ogni giorno per promuovere la cultura del rispetto, del lavoro e del riscatto.
Trent’anni di attività sono un bel traguardo. Come siete nati e quali sono stati i passaggi più significativi?
Sonda nasce con piccoli passi, capaci di generare progetti che diventano grandi. È stata fondata a Castelfranco per volontà di alcuni dipendenti pubblici e operatori sociali del territorio, che lavoravano nell’ambito delle dipendenze e dell’alcologia, per creare un servizio che si potesse specializzare e diventare partner dell’Ulss. Nel tempo, oltre alla comunità terapeutica sono state create iniziative di sostegno delle famiglie, di prevenzione con progetti pilota importanti a livello regionale, inserimento lavorativo, collegati al tema dell’alloggio e dell’autonomia con le case famiglia. Dal 2009, Sonda ha cominciato a operare nell’ambito dell’autismo e il successo raggiunto più recente è senza dubbio il progetto Prove di volo. Ca’ Leido è un centro di eccellenza in questo settore. Ma tante altre sono state le iniziative: la fattoria, lo sviluppo della coop B, il lavoro di ricerca scientifica sempre agganciato all’educativa di territorio, la prevenzione nelle scuole. Dal 2024, infine, si è avviato un progetto di fusione con la coop Volti amici di Trebaseleghe, ed è un bel risultato di sinergia e di collaborazione.
Di quali progetti andate più orgogliosi e perché?
Vado fiera soprattutto del metodo che abbiamo sviluppato: da piccole cose, su cui ci impegniamo con molta energia, nascono grandi progetti: l’orto diventa fattoria sociale e didattica, un laboratorio apre al centro Kaleidos, la coop B oggi impiega oltre 25 persone, la casa alloggio Prove di volo è esperienza concreta di autonomia e di speranza sul presente e sul futuro. Con le famiglie e con le altre realtà del territorio possiamo, così, fare squadra e costruire nuove idee.
Come sono evolute in questi anni le fragilità di cui vi occupate? Quali cambiamenti significativi rilevate?
Oggi non arrivano nelle nostre comunità persone “accompagnate” dalle loro famiglie e con un problema di dipendenza da alcol, anche grave. È aumentata la complessità delle situazioni, tanti uomini e donne che incontriamo sono soli, senza reti parentali alle spalle, con problemi sociali acuti e differenti. Si fa più fatica ad agganciare i giovani in percorsi che, a volte, sono molto difficili. Anche nella disabilità il cambiamento delle famiglie si nota, ma in questo caso possiamo vedere che c’è più conoscenza e consapevolezza.
Come la cooperativa concretizza il dialogo con il territorio?
Ogni nostro progetto prevede un lavoro di rete, con i servizi pubblici e specialistici e con tutte le realtà attive della comunità, dagli enti di terzo settore alle realtà di volontariato e, poi, informali. Non potrebbe essere diversamente. Condividere esperienze e conoscenza è arricchente sempre. Non ultimo, abbiamo un rapporto con le aziende importante e utile, come fossimo un terzista, con il valore aggiunto dell’attenzione sociale e alle fragilità.
Non ci si può nascondere che il terzo settore, così prezioso e anche bistrattato, viva fasi alterne, a livello nazionale, e anche locale. Quali sono gli aspetti essenziali oggi, necessari perché possa proseguire, e anzi implementare, la sua azione tanto importante?
È un momento di profonda trasformazione, e il nostro sistema sociosanitario rischia di non essere più sostenibile. Siamo stati a lungo un modello di eccellenza e siamo chiamati a dare risposte di approccio multidisciplinare a disagi sempre più complessi. L’aumento dei costi, tuttavia, è senza dubbio stato esponenziale e l’adeguamento delle rette non è stato sufficiente a coprire il gap. Va trovato un modo per evitare che il sistema collassi, e, anzi, che rilanci e valorizzi il ruolo degli operatori sociali, anche attraverso il riconoscimento contrattuale. Anche per non andare a incidere sulla qualità del servizio e a generare nuove disuguaglianze. Per quanto sta a noi, abbiamo ampliato la possibilità di raccogliere fondi anche da soggetti privati, fondazioni, aziende.
C’è una storia che in questi anni di impegno in cooperativa Sonda l’ha colpita di più, e perché?
Un ex imprenditore è arrivato da noi, senza lavoro, denaro, relazioni e speranza. Ha fatto con noi un percorso faticoso e splendido, è stato meglio, ha rielaborato la propria storia di disperazione e, nel tempo, ha acquisito autonomia fino a ripensarsi sul presente e sul futuro. Ora è una persona che ne affianca altre con caratteristiche simili. È entrato “a testa bassa” nei nostri servizi e oggi gestisce una linea di produzione, è di grande aiuto e un esempio concreto di possibilità.
Come festeggiate oggi il vostro compleanno e i traguardi raggiunti?
Oggi contiamo 77 soci e 120 dipendenti; 27 sono i progetti attivi, 584 le persone aiutate in un anno, 486 i donatori attivi. Doneremo noi al territorio che ci ha molto dato in questi anni. Ad Altivole regaleremo una festa per le famiglie, il 20 settembre, con giochi, intrattenimento, cibo e concerto.