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Il caldo cambia le nostre vite: Come rispondere?




Non si tratta di chiedersi se siamo disposti a cambiare le nostre vite quotidiane: dall’assicurazione sulla macchina agli alimenti da mettere in tavola, dal calcolo delle ore di aria condizionata che ci possiamo permettere in bolletta, al pensarci due volte, prima di fare una passeggiata estiva diurna, le nostre vite stanno già cambiando, a causa del clima estivo, sempre più caldo e afoso. Lo abbiamo riscontrato nelle scorse settimane e, al di là di questi giorni di refrigerio, lo riscontreremo nelle prossime. A livello individuale, quanto collettivo, varrebbe la pena di cercare di controllare questo cambiamento, invece di accettarne, impotenti, ogni conseguenza, nei vari ambiti della vita. Ne abbiamo approfonditi alcuni.
Lavoro
La cronaca di questi giorni, con ordinanze precipitose, di fronte a disgrazie emergenti, restituisce l’impreparazione generale a un tema più strutturale. Ne abbiamo parlato con Francesco Orru, segretario generale della Cisl trevigiana, che, infatti, incalza: “L’ordinanza regionale è senz’altro utile, ma si è rincorso il caldo. La prima cosa, infatti, è rendersi conto che l’ondata non è anomala, ma sempre più normale, quindi è fondamentale cominciare a ragionare certamente su campi e cantieri, i più esposti, ma anche sulle fabbriche. In questi contesti, il problema è anche il rischio più elevato di infortunio: basta un piccolo mancamento o un momento di grande spossatezza per causare danni gravi”.
Dunque, la via maestra, anche in questo caso, sono le politiche di adattamento: “Da anni, proponiamo la cassa integrazione per il caldo, che faccia sì che i lavoratori possano riposare in giornate dove non si può lavorare; inoltre, in mancanza di normative, bisogna intervenire sulla contrattazione, prevedendo orari di lavoro particolari, riposi straordinari in ore più calde, pause maggiori nell’arco della giornata, accesso a dotazioni di sali minerali e acqua. L’ottica è quella di salvaguardare le persone e, per questo, tutto il mondo del lavoro dovrà essere riorganizzato. Per esempio, il ricorso allo smartworking, per chi può, per evitare che le persone si spostino nei momenti più caldi, così come offrire la possibilità di aprire esercizi commerciali e attività serali”.
Città
Anche lo spazio di vita deve cambiare forma per adattarsi al clima sempre più rovente. I modi per farlo sono molteplici, come spiega Vittore Negretto, docente di urbanistica e adattamento all’Università Iuav di Venezia: “Adottare campagne informative e sistemi di allerta precoce che raggiungono la popolazione, soprattutto i soggetti vulnerabili, del pericolo e di come comportarsi di conseguenza. Inoltre, bisognerebbe lavorare di più su regole condivise sull’utilizzo dei luoghi pubblici, come potrebbe essere, per esempio, il vietare eventi sportivi con temperature superiori ai 35 gradi. Poi, certamente, l’organizzazione dello spazio: servono zone verdi, anche interventi ridotti, come l’introduzione di vegetazione e acqua in strade e piazze, oppure sistemi creativi di ombreggiatura delle strade urbane, con ombrelli, tendaggi, tessuti a uncinetto. Si potrebbero prediligere materiali speciali per pavimentazioni e rivestimenti che, diversamente dall’asfalto, non intrappolino e poi rilascino il calore di sera, o addirittura facciate e tetti verdi che non solo isolano dal caldo, ma abbassano anche la temperatura esterna”.
Alcune città, anche in Italia, come Bologna, Milano e Padova, segnano una via maestra da seguire; da Barcellona e Parigi, invece, scopriamo soprattutto l’importanza di istituire dei cosiddetti “rifugi climatici”: “Sono spazi pubblici come biblioteche o altro tipo di edifici in cui non bisogna pagare o iscriversi per entrare, dunque usufruibili da tutte le fasce della popolazione. Ma sono anche luoghi all’aperto come parchi, piazze ombreggiate con fonti d’acqua, giardini di edifici pubblici come le scuole, luoghi vicini a fiumi e canali”. Aggiungiamo: una città resa invivibile dal caldo rischia di spegnersi: spostare in luoghi pubblici verdeggianti, o coperti, nonché in orario serale, eventi e manifestazioni per la cittadinanza, può essere una buona strategia.
Animali
La buona notizia è che le zecche si stanno spostando sempre più ad alta quota: parola del dottor Luca Buosi, veterinario trevigiano, noto su Instagram come @dr.quattrozampe. Ma i festeggiamenti sembrano finire lì: “Anche in medicina veterinaria, aumentano gli accessi al pronto soccorso per casi di ipertermia, in cui cioè la temperatura va sopra i 40 gradi, fino anche a 42, e questo può compromettere la vita dell’animale. Solitamente sono cani anziani, ma anche giovani: può succedere che dopo un’intensa attività fisica all’aperto non riescano a termoregolarsi. Non resta che portarlo in passeggiata nelle ore più fresche , e ridurre i tempi”. I gatti, invece, sono meno soggetti, perché nella metà dei casi vivono in casa, ma il caldo è certamente un problema per le gatte randagie: “Devono bere di più e mangiare di più, soprattutto se in gravidanza, ma con questo caldo sono più deboli e aumenta la mortalità dei feti”. Anche la prassi veterinaria cambia, ad esempio, in relazione ad alcune malattie come la filarosi, la cui profilassi si anticipa da maggio a marzo e si conclude a dicembre, invece di settembre.
Il tema, però, non riguarda solo i nostri amici domestici, come conferma Buosi: “Questo caldo va a compromettere tutto l’ecosistema. Ci sono specie a rischio, come i ricci, diversi uccelli, ma soprattutto i pesci, e anche gli insetti; specie che vengono sostituite da altre esotiche, esempio classico la zanzara tigre”. Altro tema ancora quello degli allevamenti, che necessariamente devono dotarsi di strumenti di ventilazione e raffreddamento: sistemi energivori e costosi, che potrebbero avere un’influenza sul costo finale del prodotto.