La morte ha la forza di farci riconsiderare le priorità della vita e, forse, di dare loro un po’ di ordine....
Mafie in Veneto, una giornata per ricordare i “No”
È la giornata delle testimonianze, del ricordo, dei “No” a voce alta alla criminalità organizzata quella del 25 gennaio al museo M9 di Mestre. Protagonisti i giovani e la cittadinanza. I primi, studenti di terza dell’istituto comprensivo Caio Giulio Cesare di Mestre, hanno potuto ripercorrere i passi di don Pino Puglisi, durante la mattinata, grazie a un’attività laboratoriale strutturata e inserita nel percorso di educazione alla legalità condotto dagli insegnanti.
La cittadinanza ha potuto, invece, assistere, dopo i saluti istituzionali di Siro Martin, presidente della sezione regionale Veneto dell’Albo gestori ambientali, a un dialogo tra le giornaliste esperte di mafia e criminalità organizzata, Sofia Nardacchione e Luana De Francisco, che hanno ripercorso, partendo da due diverse esperienze, la nascita, la diffusione e la permanenza delle mafie nel Nord Italia. Mafie che, silenziosamente e in modo quasi impercettibile, si muovono nel sottile confine tra legale e illegale per radicarsi nella società civile e nell’imprenditoria.
Al dialogo tra le due giornaliste è seguita la toccante testimonianza di Tiberio Bentivoglio, imprenditore di Reggio Calabria che da più di trent’anni si oppone alla mafia rifiutando di pagare il pizzo. Una testimonianza, quella di Bentivoglio, che ha lasciato il segno in tutti i presenti e che è stata seguita dall’altrettanto emozionante spettacolo “Aspide: Gomorra in Veneto” rappresentato dalla compagnia teatrale Archipelagos Teatro. Uno spettacolo che ripercorre la vicenda del gruppo di persone, affiliate al clan dei Casalesi, che una decina di anni fa ha praticato l’usura nei confronti di 130 imprenditori di diverse regioni italiane, tra cui il Veneto, con la premessa che “Abbiamo deciso di concentrare le nostre operazioni nel nord-est perché qui il tessuto economico non è così onesto”.
L’evento fa parte di una tre giorni di convegni, rientra nell’ambito delle iniziative previste dal Protocollo Legalità in Veneto: Ambiente ed Economia e mira a sensibilizzare e affrontare apertamente il tema della Legalità declinato nei diversi ambiti: economico, ambientale, istituzionale e sociale.
Alcune testimonianze emerse durante la giornata:
SIRO MARTIN – Presidente sezione regionale Veneto Albo gestori ambientali
“Oggi abbiamo assistito a due testimonianze importanti di chi ha avuto il coraggio di dire no alla mafia: una diretta, raccontata in prima persona qui all’M9, da un imprenditore che, da trent’anni, si oppone con coraggio alla ‘Ndrangheta in Calabria rifiutando di pagare il pizzo e che ha subito ritorsioni pesanti sulla propria attività e sulla propria persona; una indiretta, attraverso uno spettacolo teatrale, che racconta una vicenda successa qui in Veneto nei primi anni. Aspide: Gomorra in Veneto, infatti, testimonia come sia facile cadere nella rete della malavita, in particolare dell’usura e del racket, quando un’impresa si trova in difficoltà, e quanto, invece, sia difficile uscirne. Una vicenda, quella raccontata dalla compagnia Archipelagos Teatro, che ha consentito, grazie alla collaborazione di imprenditori vittime di racket ed usura, di scardinare questa organizzazione criminale. Due testimonianze, quelle di oggi, che raccontano la strada da intraprendere per la lotta alla mafia e che ci fanno capire come sia una questione che riguarda tutti noi cittadini”.
SOFIA NARDACCHIONE – Giornalista esperta di mafie e criminalità organizzata
“Sono coreferente di Libera per l’Emilia-Romagna e da tempo mi occupo di mafie nel Nord Italia. Ciò che si evince in Emilia-Romagna, ma anche in Veneto, è la mancata consapevolezza di ciò che avviene nel territorio. Si parla ancora, molto spesso, di infiltrazioni e non di radicamento mafioso; si parla di processi come se fossero fenomeni lontani; si parla di mafie come se non ci riguardassero. In Emilia-Romagna abbiamo avuto un momento “spartiacque”, quello del maxiprocesso AEmilia; da quel processo e dai filoni processuali nati, i collegamenti con il Veneto sono tantissimi sia a livello di nomi, a partire dai Grandi Aracri con il processo Camaleonte che riguarda proprio questo territorio, sia a livello di modalità. Raccontare da giornalista questi fenomeni, sempre più spesso reati economici, fatti a prima vista lontani, è forse una delle cose più difficili in un territorio in cui non c’è attenzione a quello che avviene; c’è bisogno dei grandi numeri e dei grandi processi per alzare la consapevolezza quando, invece, spesso, le piccole operazioni, gli altri processi, ma anche singoli fatti, denunce che riguardano il territorio non vengono presi in considerazione. È proprio da quelle storie, dai volti, dalle vittime di un sistema mafioso sempre più pervasivo e radicato che dovrebbe ripartire la consapevolezza dei territori che spesso si scordano che le mafie riguardano tutti noi”.
LUANA DE FRANCISCO – Giornalista esperta di mafie e criminalità organizzata
“Sono coautrice di due libri ‘Mafie a Nord Est’ del 2015 e ‘Crimine a Nord Est’ uscito nel 2020. Con altri due colleghi, di cui uno del Veneto e uno di Milano, abbiamo investigato e cercato di accendere un faro quando ancora non si parlava tanto di mafia, né in Veneto né in Friuli-Venezia Giulia. Il Friuli-Venezia Giulia, che è la mia Regione, veniva considerato un’isola felice ma non è così. Lo conferma la successione di fatti, narrati nei libri, risalenti dalla fine degli anni ’90 ad oggi. Sono presenti tutte le mafie: Camorra, Cosa Nostra, ‘Ndrangheta; e si sono infiltrate in Friuli alla stessa maniera che in Veneto ossia in maniera silente e senza manifestazioni pirotecniche; insinuandosi nell’economia, dialogando con il territorio, cercando di accreditarsi con i vari operatori economici, con le istituzioni ed anche con le stesse Forze dell’Ordine. Tutto ciò cercando di inserirsi in un tessuto sano in un clima di normalità portando, quindi, i soldi ed i servizi e non paura e armi. Bisogna fare tanta formazione e tanta sensibilizzazione per comprendere che la mafia continuerà ad esistere e a prosperare fino a quando ci sarà una società che le consentirà di farlo; fino a quando la società riterrà di poter fare affari con la mafia e di non pagare lo scotto e le conseguenze di questa alleanza malata, patologica, non ne usciremo. C’è sempre un equivoco di fondo: le persone pensano che le mafie siano relegate al Sud, cosa che è stata vera per lungo tempo; in realtà sono le caratteristiche e le modalità di approccio al territorio ad essere diverse: mentre al Sud si pongono spesso come anti-Stato, sono molto esposte e quindi hanno bisogno di difendersi, al Nord vengono per colonizzare, per delocalizzare le loro attività e cercano la mimetizzazione. Questo le rende invisibili e determina uno sforzo ulteriore per cercare di spiegare alla popolazione come si manifestano; bisognerebbe spiegare, non soltanto alle scuole ma anche alle persone adulte che appartengono alle categorie economiche, quali sono le avvisaglie per poter prendere le contromisure”.
TIBERIO BENTIVOGLIO – Imprenditore vittima di mafia
“Innanzitutto, ringrazio i promotori di questa importante iniziativa, dal titolo ‘Mafie in Veneto’ per avermi coinvolto; questi eventi sono fondamentali affinché si prenda coscienza che questo male che altera seriamente l’economia del paese è, un fenomeno non più solo del Sud, ma ormai da moltissimi anni anche del Nord e si espande specialmente nelle regioni più ricche. I criminali hanno sempre seguito l’odore del denaro, per cui, non sono sufficienti magistrati e forze dell’ordine per contrastare la loro crescita, ma è giunta l’ora che tutti ci mettiamo in gioco. Io nel mio piccolo l’ho fatto e lo rifarei. Non importa se il prezzo da pagare può essere alto, l’importante è vincere”.