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Beato Enrico da Bolzano: celebrazioni e segni di carità per la sua festa

Nonostante le difficoltà dovute alle restrizioni per contrastare la diffusione della pandemia, anche quest’anno la nostra diocesi vivrà la festa del beato Enrico con un nutrito programma di celebrazioni, promosso in particolare dalla Commissione “Eventi - arte - cultura” della parrocchia della Cattedrale.

Nonostante le difficoltà dovute alle restrizioni per contrastare la diffusione della pandemia, anche quest’anno la nostra diocesi vivrà la festa del beato Enrico con un nutrito programma di celebrazioni, promosso in particolare dalla Commissione “Eventi - arte - cultura” della parrocchia della Cattedrale.

Laico, povero e penitente, Enrico mendicava per le strade di Treviso redistribuendo ai poveri della città ciò che raccoglieva in elemosina. Un uomo che viveva una vita evangelica radicale, fatta di povertà e di penitenza, di preghiera e di straordinaria carità. Il suo corpo è custodito in un’urna collocata in Cattedrale, e a lui sono stati dedicati un tempietto a Treviso (in via Canova) e un oratorio a Biancade, dove visse con la famiglia.

E’ incerta la data della sua nascita nei sobborghi di Bolzano, che è da collocare verso la metà del 1200. Documentata è invece quella della morte: il 10 giugno 1315 a Treviso, accompagnata da miracoli che hanno diffuso la fama e la devozione della sua santità nelle Venezie e oltre.

Tra i monti Enrico faceva l’agricoltore e il vignaiolo. Forse fu la necessità economica di provvedere alla famiglia (aveva moglie e un figlio, Lorenzo) che lo convinse a scendere in pianura, nelle campagne dei conti Collalto. Prese dimora nei dintorni di Biancade, cambiando il mestiere in quello di boscaiolo. Cosa abbia determinato la scelta della radicalità evangelica e di venire a Treviso non è scritto nei documenti. Un pellegrinaggio? L’incontro con un santo eremita? Un’aspirazione di vita evangelica da tempo coltivata e che ora, morta la moglie e diventato adulto il figlio, poteva realizzarsi? Enrico visse gli effetti della terribile peste nera che provocò milioni di morti in tutta Europa e una carestia che portò miseria in tutto il continente. Quest’anno ci rivolgiamo al nostro beato per poter aiutare i poveri di sempre e gli impoveriti di questa pandemia.

Mercoledì 10 giugno le celebrazioni iniziano alle 7.30, con la messa al tempietto del beato Enrico di via Canova, cui segue la messa in cattedrale alle ore 10, con venerazione delle reliquie; alle 17 i Vespri e la supplica al beato al tempietto; alle 18.30 la messa in cattedrale presieduta dal Vescovo, al termine della quale sarà benedetto il pane, secondo l’antica tradizione. Alla messa presieduta dal Vescovo sono invitati (con il limite dei 200 posti previsti) gruppi, associazioni, confraternite ed enti dediti alla carità. Durante tutto il giorno in cattedrale, presso l’altare del beato, si raccolgono generi alimentari per l’emporio “Beato Enrico” gestito dalla San Vincenzo e offerte per il Centro d’ascolto gestito dalla Caritas della collaborazione cittadina.

Il tempietto rimarrà aperto fino a mercoledì 17 giugno, dalle 9 alle 12 e dalle 16 alle 18.30. All’interno sarà disponibile l’itinerario di un pellegrinaggio personale alle sette chiese care al beato Enrico.

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