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I santi, pietre vive

Il 9 novembre, in una Giornata voluta da papa Francesco, siamo chiamati a riscoprire la memoria di discepoli e discepole di Cristo che hanno vissuto tra noi, nelle nostre comunità, e hanno lasciato un segno vivo della presenza del Signore risorto

“Ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua...Tutti avvolti in vesti candide” (Ap. 7,9). Il 1° novembre è la festa di questa “moltitudine immensa”, la candida schiera dei “santi”, perché “nella Chiesa - osservava in una sua omelia don Claudio Girardi, morto 15 anni fa a 35 anni - la vicenda di santità è esperienza di moltitudine. Quando la Chiesa pensa ai santi, la Chiesa pensa a una folla innumerevole di uomini, donne, bambini. Ragazzi, giovani di ogni condizione sociale, di ogni epoca, di ogni vocazione”. Nella sua lettera sulla santità, “Gaudete et exsultate”, papa Francesco ci ha ricordato che “tra di loro può esserci la nostra stessa madre, una nonna o altre persone vicine. Forse la loro vita non è stata perfetta, però anche in mezzo a imperfezioni e cadute, hanno continuato ad andare avanti e sono piaciute al Signore” (n 3).

Rimane, invece, ancora viva, in un certo immaginario religioso, la convinzione che la santità sia appannaggio di anime elette, capaci di azioni eroiche, nonché munite di particolari carismi. Se è così, come non essere d’accordo con chi, tempo fa, cantava “Sono una donna, non sono una santa”? Ma allora chi sono i santi? Il libro dell’Apocalisse risponde: “Sono coloro che hanno lavato le vesti nel sangue dell’agnello”. Sono coloro che hanno vissuto il battesimo, cioè la loro immersione nell’amore appassionato di Gesù, e uniti a Lui sono passati “attraverso la grande tribolazione” della vita. Ogni santo diventa, così, trasparenza di Cristo crocifisso e risorto, anche a sua insaputa, saranno altri a vedere in lui il riflesso di un raggio del volto di Cristo.

L’avventura della santità è sempre “l’avventura di un povero cristiano” (Silone) che sa, però ,di essere infinitamente ricco dell’amore di Colui che lo ha amato per primo. “Chi sono i santi del presente?” si chiedeva don Claudio, che così rispondeva: “Sono gente fragile, con una psicologia complessa e a volte instabile. Gente che conosce la miseria del peccato. Gente che viene da famiglie provate e che spesso ha vagato lontano dalla fede e dalla Chiesa. Gente che si presenta davanti a Dio a mani vuote... Gente che si fida senza misura di Dio, perché di se stessi non si possono fidare. Gente che cade continuamente e continuamente si rialza, senza scoraggiarsi. I santi di oggi sono gente che cammina nel buio. I santi di oggi sono santi che hanno esperienza della miseria, della misericordia, del perdono, della grazia”. E con Dante che osserva come: “Amor, ch’a nullo amato amar perdona” (Chi è amato non può sottrarsi all’obbligo di amare), così il santo è colui che scoprendosi amato di un amore gratuito e infinito non può che seminare amore in tutto ciò che compie. Non sarà la sua bravura, ma l’amore del Signore, a farlo sempre più simile a Lui, realizzando così la sua piena umanità.

Una giornata diocesana

Papa Francesco, consapevole di quanta santità sia ricco il cammino di ogni comunità cristiana, ha voluto indire, con una lettera del 9 novembre 2024, la giornata “per il ricordo nelle Chiese particolari dei propri santi, beati, venerabili e servi di Dio”. A partire da quest’anno il 9 novembre, festa della dedicazione della Basilica Lateranense, sarà sempre la giornata diocesana in cui far memoria di quelle “pietre vive” di santità, che in modo più vero hanno contributo all’edificazione della Chiesa locale. “Ciò permetterà - scriveva il Papa - alle singole comunità di riscoprire o perpetuare la memoria di straordinari discepoli di Cristo che hanno lasciato un segno vivo della presenza del Signore risorto e sono ancora oggi guide sicure nel comune itinerario verso Dio, proteggendoci e sostenendoci”.

Il nostro vescovo Michele celebrerà questa memoria collettiva all’interno del “Giubileo delle corali”, che si terrà in cattedrale, domenica 9 novembre alle ore 16.30. Sempre in tale occasione verrà resa visibile in modo permanente l’urna contenente il corpo di S. Parisio (1151-1267), monaco camaldolese e sacerdote, di origine bolognese, che resse per circa ottant’anni il monastero femminile di S. Cristina, situato fuori dalle mura della città, in via Botteniga, in attesa di ripristinarne la memoria liturgica.

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