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La catechesi del vescovo Michele sull’amicizia sociale: “Buchiamo questa società fatta a bolle”

“Amicizia sociale: due parole che la nostra società direbbe che non stanno assieme, la relazione di amicizia e la vita in società, così come sembrano distanti le parole “fraternità universale”, ma è l’insegnamento di tutta la Dottrina sociale della Chiesa, che ci dice qual è la conseguenza di vivere secondo il Vangelo. Ma come può l’amicizia diventare qualcosa che alimenta la vita della società, della politica, dell’economia, del nostro vivere insieme?”: è su questo tema e attorno a queste domande che il vescovo Michele Tomasi ha tenuto questa mattina la catechesi nella parrocchia di San Miguel, a Sintra, con gruppi di giovani francescani, e di alcune diocesi, tra cui Siracusa, Gorizia e Iglesias. Contemporaneamente, i giovani trevigiani, sempre a Sintra, al palasport dell’hockey, ascoltavano la riflessione del vescovo di San Benedetto del Tronto, mons. Carlo Bresciani.
“Rise Up” (“Alzati”) si chiamano questi momenti, che sono il nuovo modello di catechesi della Giornata Mondiale della Gioventù, ideati per invitare i giovani a riflettere sui grandi temi affrontati dal pontificato di Papa Francesco: l’ecologia integrale (Laudato si’), l’amicizia sociale e la fratellanza universale (Fratelli tutti), la misericordia (Misericordia et misera)”
E il vescovo Tomasi è partito dalla frase dal Vangelo secondo Giovanni, al capitolo 15, dove Gesù si rivolge ai discepoli dicendo loro: “Vi ho chiamati amici”, per sviluppare la sua riflessione.
“Abbiamo bisogno di parole amiche, che ci guidano, ci orientano, ci sostengano, che a volte ci mettono in crisi, ma per farci crescere, migliorare” ha ricordato mons. Tomasi, definendo l’amicizia un’esperienza elettiva (“gli amici si scelgono”), di accoglienza, che ci permette di essere pienamente noi stessi; una relazione che permette di fare spazio all’altro, all’altra, una relazione gentile, che accoglie la persona amica come un santuario dello Spirito Santo. Da un’amicizia vissuta così nasce qualcosa di nuovo, come lo spazio di vita, di gioia, di relazione di accoglienza, che si apre nel saluto tra Maria ed Elisabetta.
“E l’aprirsi agli altri di questi giorni – ha sottolineato il vescovo Tomasi -, nella bellezza della diversità, della differenza delle forme, delle lingue, ci fa stupire della bellezza dell’uguale identità umana, dell’uguale dignità. Ecco che possiamo aprirci nei confronti di chi è più piccolo, di chi è più povero, di chi è escluso, di chi è ferito dalla vita, di chi è ammalato, di chi non ha amici spesso perché non ha, forse, niente da offrire”. Un processo che, se lo iniziamo, ci darà da fare, ha ricordato il Vescovo, “perché incontreremo non solo relazioni umane difficili, ma anche ostacoli strutturali istituzionali, troveremo ingiustizie, troveremo un sistema economico da cambiare, troveremo una politica da rianimare con questa amicizia, troveremo una società che è a pezzi, è fatta a bolle. Proviamo a bucarle queste bolle, e cerchiamo chi non è d’accordo con noi. Su questa strada troveremo amici improbabili, e sarà faticoso, ma sarà bello! Portiamo questa amicizia sociale nelle nostre relazioni, e quello che vogliamo nelle nostre relazioni, facciamo in modo che trovi gli spazi nella società, nella politica, nella cultura, nell’economia. Questo vuol dire partecipare alla vita, non rimanere in panchina, vuol dire darsi da fare, vuol dire sporcarsi le mani, ma poi si lavano e ce le stringiamo”.
Al termine dell’incontro il Vescovo ha risposto ad alcune domande dei giovani sulle sue esperienze di amicizia, sul tradimento nei rapporti di amicizia.