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Memoria del beato Longhin, nuovo appello del Vescovo per la pace



Celebrazione eucaristica nella memoria del beato Andrea Giacinto Longhin, vescovo di Treviso dal 1904 al 1936, questa mattina, 26 giugno, in cattedrale. La messa è stata presieduta dal vescovo, mons. Michele Tomasi, e concelebrata dal vicario generale, mons. Mauro Motterilini, dal parroco di Fiumicello di Campodarsego, paese natale di Longhin, don Paolo Pegoraro, e dai canonici del Capitolo della cattedrale. Tra i fedeli presenti, una bella rappresentanza della comunità di Fiumicello, con l’assessora Lara Rizzioli, in rappresentanza dell’Amministrazione comunale.
Ricordando la figura del vescovo beato, mons. Tomasi ne ha messo in luce le caratteristiche, citando anche le parole di Giovanni Paolo II nell’omelia in occasione della beatificazione, nel 2002 in piazza San Pietro. Il Vescovo ha ricordato le virtù personali di vita semplice e povera, la disponibilità estrema nei confronti di coloro che a lui si rivolgevano. Poi, la vicinanza paterna nei confronti dei preti, la vicinanza al popolo di Dio in momenti di gravissime difficoltà, come la Prima guerra mondiale, e la tutela dei diritti degli operai, dei contadini e di tutti i deboli della società. Infine, il Vescovo ha ricordato l’opera pastorale di annuncio e realizzazione del Vangelo, dalla catechesi alla liturgia, con un radicale richiamo alla vita cristiana come “vita santa”, per tutti i fedeli, in ogni situazione della vita.
“Ogni tempo della storia della Chiesa chiede di realizzare il Vangelo di Cristo con scelte, atteggiamenti e impegni che siano al contempo fedeli al mandato di Cristo e all’altezza dei tempi” ha detto il Vescovo Tomasi citando il Vangelo proclamato nella celebrazione: “Un annuncio fondato sulla preghiera, sulla collaborazione tra i discepoli, e su null’altro che non sia il potere della Parola di Cristo. Un annuncio ricco solamente del tesoro della fede e che non ammette digressioni o distrazioni. Un annuncio di pace, pacifico e mite, che trova in se stesso la sua ricompensa e che suscita una risposta libera”.
“Rilanciamo oggi questo modello evangelico - l’appello di mons. Tomasi -, lasciandoci guidare anche da alcune caratteristiche del Vescovo che papa Leone ha tratteggiato proprio ieri a Roma, durante il giubileo dei Vescovi. Ne ricordo solo alcune. Il Vescovo è “principio visibile di unità nella Chiesa particolare a lui affidata”, a servizio della comunione. Uomo di fede, speranza e carità pastorale. Il Vescovo, poi, deve essere animato da prudenza pastorale, capace di dialogare, di valorizzare tutte le componenti della comunità diocesana, “sia valorizzando le sue tradizioni sia promuovendo nuove strade e nuove iniziative”. Il Vescovo poi, nella descrizione di papa Leone, “vive la povertà evangelica. Ha uno stile semplice, sobrio e generoso, dignitoso e nello stesso tempo adeguato alle condizioni della maggior parte del suo popolo”. La povertà come fiducia piena in Dio deve essere anche manifestata nel “praticare la castità del cuore e della condotta e così vivere la sequela di Cristo e offrire a tutti la vera immagine della Chiesa, santa e casta nelle membra come nel Capo”, e così testimoniare il rispetto pieno di ogni persona nella sua integrità, sempre”.
“Nel dialogo tra il Vangelo e queste parole di Papa Leone vedo risplendere la vita del Vescovo Longhin - ha sottolineato mons. Tomasi -, e vi chiedo di pregare perché almeno qualche riflesso di questa luce possa trasparire anche nel mio ministero. E chiediamo che tutti insieme possiamo sperimentare fiducia profonda e incondizionata nel Signore e nella sua Parola”.
“Preghiamo per il rifiuto di ogni guerra, di ogni logica di guerra - l’appello finale del Vescovo -. Cerchiamo di realizzare nelle nostre relazioni una pace “disarmata e disarmante”. Chiediamo che facciano così anche i nostri governanti e quelli di tutto il mondo. Cristo, mite re di pace ci liberi da ogni tentazione di scorciatoie che non rispettano il grido angosciato di tanti piccoli e poveri, uccisi ed affamati in Ucraina, a Gaza e in tanti angoli dimenticati della terra. Chiediamo che la nostra Chiesa sia forte solamente dell’annuncio di pace del Risorto, e che si armi solamente della testimonianza della Croce, del dono di sé, unico strumento dell’amore vero”.