La settimana scorsa abbiamo pubblicato una presentazione della lettera apostolica di papa Leone sull’educazione:...
Leone XIV ai vescovi italiani: “una Chiesa sinodale ha bisogno di rinnovarsi costantemente”
“È una benedizione potere venire qui oggi in questo luogo sacro”. Sono le parole pronunciate a braccio da Leone XIV, dopo la preghiera silenziosa, in ginocchio, davanti alla tomba di San Francesco nella basilica inferiore di Assisi. “Siamo vicini agli 800 anni dalla morte di san Francesco, questo ci dà modo di prepararci per celebrare questo grande umile e povero santo mentre il mondo cerca segni di speranza”, ha detto ancora il Papa all’inizio della sua visita privata ad Assisi – meno di due ore in tutto – mentre le sue parole venivano diffuse dagli altoparlanti. Poi l’incontro con i vescovi italiani, durato circa mezz’ora, nella basilica di Santa Maria degli Angeli. All’esterno i fedeli muniti di ombrelli, per la pioggia battente che ha caratterizzato la mattinata, lo hanno atteso, accolto e salutato quando è uscito in auto percorrendo il viale che costeggia la Domus Pacis. Prima di congedarsi, Leone XIV ha incontrato la comunità dei frati minori della Porziuncola. “Ci ha salutati uno ad uno e ci ha detto che tornerà a trovarci ad Assisi, nel 2026, per l’ottavo centenario della morte di san Francesco”, ha reso noto fra Luca Di Pasquale conversando con alcuni giornalisti: “Il Papa ci ha confidato che non era la prima volta che veniva ad Assisi, e che veniva qui per trovare pace. Ha detto che era contento di tornare qui vestito di bianco”. “Mi ha colpito il fatto che Papa Leone, pur in un incontro breve, ha prestato attenzione a ciascuno di noi”, ha riferito infine il religioso. Al termine dell’incontro con i vescovi della Cei, Papa Leone XIV ha raggiunto lo stadio di Santa Maria degli Angeli, da cui è decollato per Montefalco, dove ha celebrato la messa nel Monastero delle monache agostiniane, per poi pranzare con loro prima del ritorno, in elicottero, in Vaticano.
“Sono contento di questa mia prima sosta, seppur brevissima, ad Assisi, luogo altamente significativo per il messaggio di fede, fraternità e pace che trasmette, di cui il mondo ha urgente bisogno”, il saluto del Papa nel discorso rivolto ai vescovi, a porte chiuse. “Viviamo un tempo segnato da fratture, nei contesti nazionali e internazionali”, l’analisi di Leone XIV: “si diffondono spesso messaggi e linguaggi intonati a ostilità e violenza; la corsa all’efficienza lascia indietro i più fragili; l’onnipotenza tecnologica comprime la libertà; la solitudine consuma la speranza, mentre numerose incertezze pesano come incognite sul nostro futuro”. “L’annuncio del Messaggio di salvezza, la costruzione della pace, la promozione della dignità umana, la cultura del dialogo, la visione antropologica cristiana”, le “coordinate” affidate dalla Chiesa italiana, “affinché cresca e maturi uno spirito veramente sinodale nelle Chiese e tra le Chiese del nostro Paese”.
Tra le raccomandazioni papali, nel quadro di una Chiesa collegiale “che condivide passi e scelte comuni”, quella di “non tornare indietro sul tema degli accorpamenti delle diocesi”, tramite, però, “un attento discernimento” che suggerisca “proposte realistiche su alcune delle piccole diocesi che hanno poche risorse umane, per valutare se e come potrebbero continuare a offrire il loro servizio”. “Ciò che conta è che, in questo stile sinodale, impariamo a lavorare insieme e che nelle Chiese particolari ci impegniamo tutti a edificare comunità cristiane aperte, ospitali e accoglienti, nelle quali le relazioni si traducono in mutua corresponsabilità a favore dell’annuncio del Vangelo”, l’identikit tracciato dal Papa, per il quale occorre “promuovere una maggiore partecipazione di persone nella consultazione per la nomina dei nuovi vescovi”. Non sono mancate indicazioni sull’”imparare a congedarsi”: “È bene che si rispetti la norma dei 75 anni per la conclusione del servizio degli ordinari nelle diocesi e, solo nel caso dei cardinali, si potrà valutare una continuazione del ministero, eventualmente per altri due anni”.
La Chiesa in Italia, per Leone, “può e deve continuare a promuovere un umanesimo integrale, che aiuta e sostiene i percorsi esistenziali dei singoli e della società; un senso dell’umano che esalta il valore della vita e la cura di ogni creatura, che interviene profeticamente nel dibattito pubblico per diffondere una cultura della legalità e della solidarietà. Non si dimentichi in tale contesto la sfida che ci viene posta dall’universo digitale”, l’altra raccomandazione papale: “La pastorale non può limitarsi a ‘usare’ i media, ma deve educare ad abitare il digitale in modo umano, senza che la verità si perda dietro la moltiplicazione delle connessioni, perché la rete possa essere davvero uno spazio di libertà, di responsabilità e di fraternità”.
“Camminare insieme, camminare con tutti, significa anche essere una Chiesa che vive tra la gente, ne accoglie le domande, ne lenisce le sofferenze, ne condivide le speranze”, l’immagine finale scelta da Leone. “Continuate a stare vicini alle famiglie, ai giovani, agli anziani, a chi vive nella solitudine”, ha spiegato il Papa, esortando la Chiesa italiana a continuare a spendersi nella cura dei poveri e a prestare attenzione “ai più piccoli e vulnerabili, perché si sviluppi anche una cultura della prevenzione di ogni forma di abuso”.



