Penso che molti, come me, siano rimasti inizialmente un po’ sorpresi dalla elezione al pontificato del...
Verso le ordinazioni, il profilo dei nuovi sacerdoti/4 "Amato da Dio e chiamato ad amare con la stessa misura"
"Non so come e non so dove il Signore mi chiamerà a vivere la mia vita da prete, ma ho la certezza che la vivrà con me", scrive il venteseienne don Giacomo Crespi, della parrocchia di San Zenone.

Ho 26 anni e sono originario della parrocchia di S. Zenone degli Ezzelini. Insieme a mio fratello gemello Davide, sono il più giovane in famiglia, composta da papà Giampietro, mamma Agnese e le mie due sorelle Irene e Maria. Attualmente sono in servizio a Castello di Godego, dopo un’esperienza a Biadene e Caonada. Ho conosciuto il Seminario a 10 anni, quando sono entrato in Comunità ragazzi, continuando poi il cammino in Comunità giovanile durante gli anni delle superiori in cui ho frequentato il liceo scientifico al Pio X. La scelta più decisa di intraprendere il cammino di discernimento verso il sacerdozio è avvenuta in 5ª superiore, quando ho deciso di proseguire in Comunità teologica. Il 28 aprile dello scorso anno sono stato ordinato diacono, e quest’anno insieme ad altri quattro fratelli divento prete per la Chiesa e per il mondo. In questo tempo di preparazione che sto vivendo insieme agli altri ordinandi, alla mia famiglia, al Seminario e alle tante persone che ci accompagnano con la preghiera, mi sento guardato con affetto dal Signore che continua a mostrarsi a me come maestro da seguire, ma soprattutto come amico con cui condividere la vita. Non è semplice descrivere ciò che abita il mio cuore; c’è sicuramente un po’ di trepidazione per ciò che sta avvenendo nella mia vita, ma ciò che occupa più posto dentro di me è ancora la meraviglia per le opere che il Signore ha compiuto durante il cammino che ho percorso insieme a Lui. Non è semplice fermarsi e provare a capire il dono immenso che il Signore mi farà fra qualche giorno, ma probabilmente non si tratta di “capire”, quanto piuttosto di accogliere ciò che va ben oltre le mie idee o progetti. Con l’ordinazione sarò chiamato a portare Cristo a coloro che mi sarà donato di incontrare, un servizio prezioso che il Signore chiede a me, uomo semplice e limitato. Mi sento come quel fragile vaso di creta che porta in sé un tesoro prezioso, un tesoro che a stento riesce a contenere. Sono creatura amata da Dio, chiamata ad amare con la sua stessa misura, quella della totalità. Non so come e non so dove il Signore mi chiamerà a vivere la mia vita da prete, ma ho la certezza che la vivrà con me. Penso di poter far mie le parole di S. Alberto Hurtado, che papa Francesco cita nella Christus Vivit (n.175): «Essere apostoli non significa portare un distintivo all’occhiello della giacca; non significa parlare della verità, ma viverla, incarnarsi in essa, trasformarsi in Cristo». Mentre continuo ad affidarmi al Signore, sono consapevole che anche lui si sta affidando a me per incarnarsi ancora una volta.