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Gli occhiali nella storia

In esposizione nel Museo Diocesano a Treviso, una serie di occhiali che rappresentano l’evoluzione stilistica di questo accessorio. Gli studenti del Mazzotti lanciano la carta del visitatore sulle tracce di Tomaso da Modena.

16/06/2016

La Mostra sulla storia dell’occhiale dal titolo “Gli occhiali nella storia da Tomaso ad oggi” parte da un’idea della Pro loco Tarvisium di Treviso, impegnata nella salvaguardia del patrimonio culturale e artistico della città attraverso la creazione di eventi e la sensibilizzazione dei cittadini.
In questa occasione, all’iniziativa, ha aggiunto una nuova esperienza: il coinvolgimento di un giovane designer per la creazione di un prototipo di occhiale che potrebbe diventare un gadget per la città. L’obiettivo infatti è anche quello di dimostrare che per il futuro ci sono spazi per la creatività e che l’esperienza non concluderà con questo singolo evento.
Il Museo diocesano di Treviso già da solo rappresenta uno scrigno prezioso con la sua struttura medievale e le decorazioni ad affresco alle pareti. In questa occasione si impreziosisce con una serie di occhiali che rappresentano l’evoluzione stilistica di questo strumento nel corso dei secoli.
Non a caso è stata scelta la sede del Museo diocesano per ospitare questa importante collezione: nello stesso luogo vi è uno dei più intensi ritratti di Tomaso da Modena “il Cristo Passo” e da qui si può partire per toccare tutte le altre tappe in cui Tomaso da Modena ha lasciato il suo indelebile segno artistico: S. Francesco, S. Lucia, S. Maria Maggiore, S. Caterina, fino a San Nicolò dove si può ammirare il famoso dipinto che raffigura il cardinale Ugo da Provenza che porta gli occhiali, la prima immagine nella storia dell’arte.
Itinerario della mostra
La Mostra si inserisce quindi in un contesto di particolare fascino e si suddivide cronologicamente presentando occhiali da collezione che vanno dalle origini (XIII e XIV secolo) fino ai giorni nostri, per concludere con le attuali produzioni di Larry Sordi. Poi ci sono altre tematiche che comprendono l’oggettistica: astucci, ventagli, accessori...
I documenti ritrovati lasciano intuire che l’attività di produzione degli occhiali fosse consolidata fin dall’epoca medievale nella vicina Venezia e, non a caso, nell’iconografia più antica, proprio quella di Tomaso da Modena del 1352 nella capitolo della nostra chiesa di San Nicolò, compaiono occhiali a snodo. In mostra è possibile vedere la loro evoluzione con le cordicelle da fissare dietro le orecchie e gli occhiali ad arco, quelli da parrucca o da cappello fino a quelli con le stanghette laterali rigide. Sono presenti anche gli occhialini da tenere in mano, i face-à-main, che si diffondono nel 1700 e che, nella prima metà dell’Ottocento, evolvono nei pince-nez. A completare la serie: i monocoli, le lenti con catenella che si inseriscono direttamente nel cavo dell’orbita o si tengono con una piccola impugnatura, i binocoli e i cannocchiali, strumenti raffinati, cesellati, dipinti, in forma di ciondolo, oppure mimetizzati nelle tabacchiere, nei ventagli, per osservare i comportamenti dell’altro sesso durante le passeggiate, a teatro e in occasioni mondane. Ed inoltre: le lenti colorate, preziosi schermi protettivi. A Venezia nel 1700 è di moda “l’occhiale da gondola”, un monocolo con lente verde per attenuare il riverbero della luce sull’acqua. Nel 1767 a Londra si producono lenti grigie “London smoke” e occhiali con parasole laterale.

Percorso: “Con gli occhiali di Tomaso”,

Tutti sanno che, nella sala del capitolo del convento domenicano di San Nicolò a Treviso, Tomaso da Modena dipinse la prima figura con gli occhiali. Questo particolare aneddotico ha certamente contribuito a far conoscere la sala ma, allo stesso tempo, ha, forse, anche oscurato l’importanza e la bellezza delle opere che il pittore modenese ha lasciato nella città di Treviso.
Un interessante progetto, realizzato da alcuni alunni della classe quinta E dell’istituto turistico “Giuseppe Mazzotti”, proprio partendo dal simbolo degli occhiali, che danno il nome al percorso: “Con gli occhiali di Tomaso”, sfrutta la popolarità di questa raffigurazione per poi invitarci a riscoprire (ma forse per molti si tratta di più di un primo approccio) la straordinaria qualità del patrimonio culturale custodito tra le mura cittadine. Guidati con entusiasmo e competenza dalle professoresse Giuliana Briziarelli e Raffaela Mulato, i ragazzi hanno realizzato una carta del visitatore che, analogamente a quello che facciamo percorrendo un’alta via su sentieri di montagna o un cammino di pellegrinaggio, conduce il visitatore nei sei luoghi dove trovare gli affreschi di Tomaso.
E’ una modalità ludica e coinvolgente che ci conduce, quasi pellegrini della bellezza, in una sorta di caccia al tesoro. Il cammino parte dalla sala del capitolo del Seminario, quasi interamente affrescata da Tomaso da Modena, dove possiamo ancora leggere la sua firma, per passare poi nella chiesa di San Nicolò, il museo diocesano, le chiese di Santa Lucia e San Francesco ed infine concludersi nel museo civico di Santa Caterina che conserva il capolavoro del pittore: l’affascinante ciclo con le storie di Sant’Orsola. Per ogni tappa del percorso i ragazzi hanno realizzato un timbro con un logo che caratterizza quel sito e che apposto sulla credenziale ne certifica l’avvenuta visita. La proposta di questo cammino è rivolta sia ai trevigiani, che in questo modo hanno l’opportunità di approfondire la conoscenza del proprio patrimonio culturale, sia al turista che è in questo modo condotto attraverso tutta la città in modo particolare evidenziando la sua anima medievale. Si potrà trovare questo originale documento di viaggio presso l’ufficio di promozione turistica, il Museo diocesano e il Seminario; chi avrà completato tutte le sei tappe riceverà un gadget a ricordo dell’esperienza. Gli studenti del Mazzotti, approfittando delle loro competenze scolastiche, hanno tradotto la carta del visitatore in cinque diverse lingue, per offrire anche al turista straniero la possibilità di un approccio così originale con la città di Treviso.
Facciamo i complimenti a questi studenti e alle loro insegnanti per il lavoro svolto, complimentandoci in modo particolare per aver saputo valorizzare e promuovere il patrimonio locale, riconoscendone peculiarità, originalità e potenzialità.

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