sabato, 06 dicembre 2025
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Occupazioni manuali, il grande vuoto

L’allarme del prof. Dalla Zuanna a un convegno promosso da Confartigianato a Roncade

Ve lo ricordate Vulcano, Efesto, il dio della fatica, il fabbro che negli antri dell’Etna forgiava lo scudo meraviglioso di Enea? Sudore e creatività: è lui che incatena Giunone, è lui che ottiene in sposa Venere, nonostante fosse storpio. Oggi, sembra proprio che la fatica, il sudore, le mani che plasmano la materia non siano più di moda. A essere precisi, sembra che l’uso delle mani sia confinato agli ultimi arrivati, ai migranti. Il 39,8 per cento dei lavoratori manuali non qualificati nel Centro-Nord è straniero; cresce anche quella degli specializzati che arriva al 16,2 per cento, pur essendo in totale la presenza degli stranieri nelle nostre aziende dell’11,6. Il dato è stato presentato da Giampietro Dalla Zuanna, ordinario di demografia all’Università di Padova, durante il convegno “Rappresentanza e contrattazione: nuove prospettive per il lavoro di qualità”, organizzato da Confartigianato Imprese Veneto lo scorso 20 novembre, a Roncade, nelle strutture di H-Farm.

E la demografia non ci aiuta: “Se calcoliamo gli adulti che nei prossimi 10 anni andranno in pensione, ci accorgiamo che non saranno sostituiti da altrettanti giovani tra gli 0 e i 19 anni”.

Il professor Dalla Zuanna ha ripreso l’immagine di Enea, che fugge da Troia in fiamme: lui porta sulle spalle il padre Anchise e accanto c’è il figlioletto Ascanio, che lo dovrà sostituire alla guida dei Troiani: “Una sequenza perfetta di generazioni, che per noi non esiste: non ci sono i giovani che si prenderanno sulle spalle il carico degli anziani e delle loro pensioni”. Entro il 2045, mancheranno in Veneto circa 700 mila lavoratori. “Abbiamo una carenza drammatica di lavoratori in grado di sostituire chi, un tempo, non aveva il diploma. Ci serve un sistema di migrazione regolare; contemporaneamente chi nasce in Italia non deve andarsene: deve trovare la possibilità di realizzarsi”.

Circa quattro occupati su dieci sono stranieri. Calo demografico e sistema formativo non aiutano

C’è qualcosa che non funziona, nel sistema della formazione. In Italia, ci sono 233 mila avvocati con un reddito medio di 48 mila euro e 160 mila elettricisti, con reddito medio di 60 mila. “Abbiamo - ha proseguito il demografo - una scuola basata sui compiti a casa, e questo mette in difficoltà i figli di famiglie che non sono in grado di aiutare a casa. Una scuola in cui ci sono famiglie che mandano a scuola i figli il 2 giugno, ignorando che è la Festa della Repubblica. In Europa siamo tra i pochissimi che, alla secondaria, mandano a casa i ragazzi alle 13, e che fanno tre mesi di vacanza. In campo, ci sono la riforma del 4+2 e, soprattutto, gli Its con un rapporto stabile con le aziende: vedremo i risultati”.

C’è la necessità di un riequilibrio nelle professioni, tra uomini e donne: “Si dice che le ragazze non prediligono le materie Stem (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), forse più vicine alla pratica; in realtà queste materie sono poco amate anche dai ragazzi. In altri settori il disequilibrio è drammatico: nei corsi universitari per assistenti sociali ci sono solo donne. Così, nei corsi di formazione per la scuola primaria: il maestro è merce rarissima”.

Secondo una ricerca Ipsos, che ha confrontato la percezione del presente rispetto al 1975, emerge che per molti siamo in un periodo più complicato. Eppure, rispetto ad allora, abbiamo 10 anni di sopravvivenza in più. “Manca - ha concluso Dalla Zuanna - una percezione positiva del futuro. Tra il 1880 e il 1915 sono partiti per l’estero 2 milioni di veneti. Fu una sofferenza, ma aiutò. Alleggerì il mercato del lavoro, e con quelle rimesse preparammo il boom economico. Oggi i giovani tra i 20 e i 25 anni faticano a fare coppia. Non trovano casa, acquistarla ha costi proibitivi, nessun piano casa all’orizzonte. Gli stipendi sono bassi. Se si mettono insieme tutte queste cose, si capisce perché ci sono 200 mila nati in meno rispetto al 2008”.

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