sabato, 06 settembre 2025
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Confartigianato contro Naspi: serve una riforma

Le proposte dell’associazione: dimezzamento della durata massima, bonus al dipendente se si ricolloca nei primi tre mesi e accertamenti continui per mettere un freno ai “furbetti” delle false partite Iva

“La Nuova assicurazione sociale per l'impiego - Naspi, in vigore dal 2015, sta diventando come il reddito di cittadinanza, solo che a pagare sono solo le imprese. Un conto da 16 milioni di euro l’anno e proprio nel momento in cui servono nuove risorse umane da occupare”. Non usa mezze parole il presidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, Armando Sartori, a seguito di un’analisi condotta dall’associazione. E snocciola i dati. “I dipendenti in forza nel mondo artigiano in provincia di Treviso - spiega Sartori - sono circa 35 mila e per ciascuno di loro i datori di lavoro versano in media 370 euro all’anno (1,61% sulla Ral annua in uso)”.

A questo costo “fisso” si deve aggiungere il cosiddetto “Ticket Naspi”, ossia la contribuzione specifica aggiuntiva che si versa ogni volta che si licenzia un dipendente, che può arrivare fino a 2.000 euro per ogni tipo di risoluzione, anche per motivi disciplinari. Le imprese che, invece, assumono con contratti a termine o con la somministrazione versano all’Inps, oltre ai 370 euro medi annui, anche una contribuzione aggiuntiva, una sorta di penale per la flessibilità di tali contratti, pari a +1,40% ossia altri 330 euro, per complessivi 700 euro, sempre per finanziare la Naspi.

“I 16 milioni di euro annui - continua il presidente Sartori - equivalgono a un gettito pari all’addizionale regionale versata. Vorremmo che quei soldi fossero davvero utili a motivare i disoccupati a rientrare al lavoro in tempi molto stretti, venissero loro riconosciute delle premialità in base alla celerità con la quale trovano un nuovo impiego”.

Oggi il sistema che riduce ogni mese del 3% il bonifico mensile dell’Inps al disoccupato, scatta dal sesto mese (9° mese se over 55) fino al massimo dei 24 mesi di percezione. In base alle retribuzioni medie nel settore artigiano, l’assegno di disoccupazione ha un valore netto medio di circa 1.000 euro nei primi sei mesi.

Nella Marca i percettori di Naspi sono circa 23.500 (fonte Inps Rendiconto sociale provinciale 2023), di questi 2.350, il 10%, riguardano i licenziati o i dipendenti a cui è scaduto un contratto a termine nel comparto artigiano. A livello veneto, gli assegni Naspi interessano oltre 163.000 disoccupati, di cui circa 16.000 fuoriusciti dal mercato del lavoro dell’artigianato. Il tempo che intercorre tra la percezione della Naspi e il ricollocamento effettivo viene stimato in circa 12 mesi, nell’arco massimo di 24 previsti dalla norma.

“Un vero paradosso - rimarca Armando Sartori -, considerando che nell’artigianato trevigiano sono difficili da reperire oltre 10 mila posizioni. Il 61,2% di queste riguarda operai specializzati e conduttori di impianti e macchine, a distanza seguono gli impiegati e le professioni specialistiche e i tecnici (22,9%), mentre ai due estremi ci sono le professioni non qualificate 10,9% e le professioni specialistiche (5,1%). La Naspi non è nata per essere un comodo parcheggio tra un rapporto di lavoro e il successivo, che spegne la voglia di rimettersi in gioco con celerità.

Un altro aspetto problematico, analizzato da Confartigianato riguarda i disoccupati in Naspi che chiedono di aprire un'attività d'impresa (Naspi “anticipata”), ricevendo in “dote” da subito tutti i contributi di disoccupazione, che possono superare anche i 16 mila euro. In provincia si stima che 8 percettori su 100 ne facciano richiesta.

“All’apparenza sembra un fatto positivo, se non nascondesse delle insidie - mette in guardia il presidente Sartori -. Ci sono partite Iva che aprono dopo aver incassato il contributo e fingono di rimanere attive per almeno due anni come prevede la norma, per non dover restituire quanto incassato. Ci sono anche casi oltremodo patologici di soggetti percettori Naspi o che la riscattano fingendo di essere nuove partite Iva che abusano, lavorando in nero o in appalti di mera manodopera vietati per legge, alimentando il precariato e la concorrenza sleale. Gli uffici del sistema Confartigianato Imprese Marca Trevigiana si rifiutano di avviare pratiche per l’apertura di partite Iva in riscatto Naspi quando rilevano situazioni non trasparenti”.

Secondo l’Associazione, dopo dieci anni di Naspi serve un ripensamento, dato che i percettori non sono sufficientemente spronati a rientrare al lavoro. “È più conveniente mantenere il bonifico e lavorare in nero - fa notare il presidente -, registrando rifiuti a periodi di prova regolari per non vedersi sospesa la Naspi-. Uno strumento così sbilanciato per durata, intensità della cifra mensile erogata, apparente mancanza di controlli non si può più sostenere. Il Governo nella legge di bilancio 2025 per mettere un freno «ai furbetti della Naspi» ha previsto l’obbligo di iscrizione al Sistema informativo per l'inclusione sociale e lavorativa, Siisl, per tutti i beneficiari e l'introduzione del requisito minimo di 13 settimane di contributi per chi si rioccupa dopo essersi dimesso volontariamente. Ma non basta”.

Da qui, una serie di proposte di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana come il dimezzamento della durata massima, tempo ritenuto congruo per trovare una nuova collocazione date le richieste delle aziende, l’introduzione di un bonus al dipendente se si ricolloca nei primi tre mesi, oltre ad attività di accertamento continuative.

Per incentivare i disoccupati al lavoro, l’associazione propone anche di creare percorsi di riqualificazione professionale, centrati sui bisogni effettivi delle imprese, in collaborazione con gli istituti scolastici professionali, gli unici dotati di laboratori nei quali acquisire nuove conoscenze e competenze.

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