venerdì, 26 settembre 2025
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Cipro: l’isola divisa, con la pace sospesa

Il Paese si appresta ad avere la presidenza di turno dell’Unione europea. Siddique (missione Onu): “La strada è lunga, ma c’è un dialogo positivo”

Nel cuore del Mediterraneo si trova l’isola di Cipro, prossimo Paese ad avere la presidenza di turno dell’Unione europea. Qui la pace è sospesa da oltre mezzo secolo. Per alcuni analisti la condizione di stallo potrebbe essere un modello ibrido di gestione da seguire per altri conflitti, in primis quello ucraino. Una situazione complessa: il filo spinato separa in due il nord dal sud dell’isola, e dal 1964 è presente una missione Onu, con il compito di prevenire conflitti tra le comunità greco-cipriota e turco-cipriota. Una zona cuscinetto di oltre 180 km culmina nella capitale cipriota, con la cosiddetta Green line, la “Linea verde” oltre la quale si lascia l’Unione europea per oltrepassare quello che è stato definito da molti “l’ultimo muro d’Europa”.

Per capire meglio quanto sta accadendo abbiamo intervistato Aleem Siddique, portavoce della missione dal suo ufficio di Nicosia.

A Cipro isola sospesa tra Europa e Asia, crocevia di commerci e di migranti, dal 1964 è presente un contingente di peacekeeping delle Nazioni Unite. Ci potrebbe spiegare il perché di questa lunga permanenza?

La Forza di pace delle Nazioni Unite a Cipro, o Unficyp, fu istituita nel 1964, per prevenire ulteriori scontri intercomunitari. In seguito agli eventi del 1974, il nostro mandato è stato notevolmente ampliato. La nostra missione principale oggi, come stabilito dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, è triplice: in primo luogo, e in modo più visibile, manteniamo l’integrità della zona cuscinetto, garantendo il rispetto del cessate il fuoco, e impedendo il ritorno delle ostilità. In secondo luogo, ci impegniamo in attività umanitarie, che includono la facilitazione dei contatti e della cooperazione tra le due comunità e l’assistenza ai numerosi civili che vivono e lavorano all’interno della Zona. In terzo luogo, favoriamo i contatti con le varie parti per supportare la missione del Segretario generale, volta a trovare una soluzione pacifica e globale alla questione cipriota. Per questo lavoriamo quotidianamente con entrambe le parti per costruire la fiducia e creare un ambiente favorevole a una soluzione politica duratura.

La “Green line” è diventata una frontiera invalicabile tra il nord e il sud per trent’anni (1974-2003) con un solo checkpoint. Oggi sono 9 e ad inizio mese (10-12 settembre) si sono svolti nuovi negoziati tra le due parti per superare anni di stallo nei colloqui di pace. A che punto siamo arrivati?

Siamo passati da un periodo di completa separazione fisica e sociale a uno di cauta interazione. L’apertura dei primi valichi di frontiera nel 2003 è stata una svolta, consentendo ai ciprioti di entrambe le parti di rivedere le loro vecchie case, famiglie e quartieri, per la prima volta dopo decenni. È stato un momento di grande valore umano che l’Unficyp è stata orgogliosa di sostenere. La successiva apertura di ulteriori valichi di frontiera ha aumentato i contatti interpersonali, che sono un elemento fondamentale per la riconciliazione. I recenti incontri da lei menzionati sono un passo positivo. Rappresentano un rinnovato impegno dopo un lungo periodo di stallo. Sebbene la strada da percorrere sia lunga, il fatto che i leader stiano tornando a dialogare, concentrandosi su misure concrete per rafforzare la fiducia, è uno sviluppo positivo che incoraggiamo vivamente.

Questioni irrisolte sono molte a partire dai diritti di proprietà, gli interessi geopolitici di Turchia e Grecia. È ipotizzabile una riunificazione dell’isola nei prossimi anni?

Come Onu, rimaniamo fondamentalmente ottimisti e impegnati a raggiungere l’obiettivo di una federazione bizonale e bicomunitaria, come approvato dal Consiglio di sicurezza. Ci si può chiedere se sia concepibile, la risposta è: assolutamente sì. Le linee generali di una soluzione sono ben note e discusse in dettaglio, nel corso di decenni. Tuttavia, “concepibile” e “imminente” sono due cose diverse. La riunificazione richiede volontà politica, coraggio e spirito di compromesso da parte di tutte le parti coinvolte, comprese le potenze garanti. Le questioni fondamentali - governance, condivisione del potere, sicurezza e garanzie, proprietà e territorio - sono profondamente complesse e cariche di emotività. Il nostro ruolo non è quello di stabilire tempistiche, ma di agevolare e supportare le parti ogni volta che sono pronte a fare le concessioni necessarie per un futuro condiviso.

Ci sono altri temi caldi nell’agenda delle Nazioni Unite su Cipro?

Oltre al processo politico generale, diverse questioni in corso richiedono un’attenzione costante. La situazione a Strovilia, un piccolo villaggio in cui la zona cuscinetto è eccezionalmente stretta, rimane un motivo di preoccupazione per quanto riguarda gli schieramenti militari. Anche la questione delle persone scomparse dai conflitti passati è in cima all’agenda; si tratta di una profonda questione umanitaria che continua a colpire centinaia di famiglie. Inoltre, le Nazioni Unite affrontano regolarmente la militarizzazione dell’isola e l’importanza che tutte le parti evitino qualsiasi azione unilaterale che possa aumentare le tensioni o minare il processo di risoluzione.

Cipro nel prossimo semestre avrà la presidenza dell’Unione europea. Può essere, a suo avviso, una buona occasione per una libera circolazione dei ciprioti tra le due parti dell’isola e dare spazio politico ai turco-ciprioti?

La Presidenza dell’Ue rappresenta una piattaforma importante per la Repubblica di Cipro. Può effettivamente fungere da catalizzatore. Una maggiore libertà di movimento è un obiettivo dichiarato dell’Ue e costituirebbe una potente misura di rafforzamento della fiducia. Abbiamo costantemente sostenuto l’ulteriore allentamento delle restrizioni sui contatti e sugli scambi commerciali transfrontalieri. La Presidenza dell’Ue potrebbe fornire un contesto positivo per tali iniziative, che andrebbero a beneficio di tutti i ciprioti e dimostrerebbero i benefici tangibili della cooperazione. Anche il rafforzamento del coinvolgimento dei turco-ciprioti con l’Ue, in linea con le pertinenti decisioni del Consiglio, rappresenterebbe uno sviluppo molto positivo.

Ad “accomunare” le due parti vi è la questione migranti che arrivano dalle vicine coste turco-siriane?

Il tema migratorio rappresenta una preoccupazione e sfida comune che riguarda l’intera isola. La migrazione irregolare pone pressioni simili in termini di sicurezza, sociali ed economici su entrambe le comunità. Tuttavia, la mancanza di una risposta statale unitaria fa sì che le due parti spesso la affrontino separatamente, il che risulta meno efficace. Questo è un chiaro esempio di una questione che sarebbe gestita molto meglio da una Cipro riunificata, sotto un’unica autorità federale, con il pieno sostegno dell’Unione europea.

Alcuni diplomatici e analisti sostengono che la situazione di Cipro potrebbe essere un modello da imitare nella guerra russo-ucraina, in quanto “conflitto congelato”, senza uso delle armi. Lei cosa ne pensa a riguardo?

Ogni conflitto è unico nella sua storia, nelle sue cause e nelle sue dinamiche. Sebbene entrambi i conflitti siano spesso etichettati come “congelati”, la portata, la natura e l’intensità della violenza in Ucraina sono di portata completamente diversa. Ciò che Cipro può offrire è un esempio a lungo termine di come una missione di peacekeeping delle Nazioni Unite possa gestire con successo un cessate il fuoco, e prevenire una ricaduta in guerra per decenni. Dimostra il valore di una terza parte imparziale nel monitorare le linee di contatto, disinnescare le tensioni e mantenere la stabilità. Tuttavia, il conflitto di Cipro serve anche da monito sullo stallo di divisioni di lunga data in assenza della volontà politica di una soluzione. La lezione non è che il modello può essere copiato, ma che un impegno internazionale costante e il peacekeeping possono creare lo spazio per la diplomazia, ma non possono sostituirla. In definitiva, una soluzione duratura deve essere forgiata dalle parti stesse.

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