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Elezioni comunali, prova di forza della Lega. I motivi del trionfo di Mario Conte
Il nuovo sindaco di Treviso ha mostrato, in questa campagna elettorale, un volto forse inedito per il Carroccio: il suo è stato un atteggiamento positivo, senza attacchi al sindaco uscente. Più sorrisi e meno rabbia. Il centrosinistra in città si interroga sulla sconfitta di Manildo, ma di fronte all’arretramento del M5S “ritrova” a livello nazionale il tradizionale bipolarismo.

Il voto amministrativo di domenica scorsa era un test importante sia in chiave nazionale, arrivando a pochi giorni dalla formazione del nuovo Governo, sia in chiave locale, visto che sono stati chiamati al voto i cittadini dei due Comuni più popolosi della nostra diocesi, cioè Treviso e San Donà, oltre ad altri centri significativi.
Per entrambe le chiavi di lettura il bilancio è naturalmente provvisorio, dato che si attende l’esito dei ballottaggi. Nonostante ciò, alcuni responsi sono già evidenti, soprattutto perché nella battaglia più attesa, quella di Treviso, l’esito è stato chiaro e netto (come del resto è accaduto a Vicenza): il centrodestra a trazione leghista (in città Forza Italia è arrivata ormai a contare meno del 4%%) ha in questo momento il vento in poppa. Accade grazie alle dinamiche della politica nazionale e grazie al tradizionale radicamento locale.
Per quanto riguarda lo scenario nazionale, è del tutto evidente che i primi dividendi dell’avvio del Governo sono tutti incassati dalla Lega di Salvini, che appare sempre più il vero “dominus” della politica italiana. Viceversa, il Movimento 5 Stelle paga duramente lo scarso radicamento in alcune zone del Paese, ma è anche evidente che la maggioranza con la Lega ha provocato nel suo elettorato più di qualche mal di pancia.
Per quanto riguarda lo scenario locale e in particolare trevigiano, la Lega, con la riconquista di Treviso, rende ancora più evidente la sua radicata egemonia. La vittoria di Mario Conte, finora giovane outsider del partito, era certamente prevista, considerato il ricompattamento della coalizione, ma essa è avvenuta addirittura al primo turno (come Gobbo nel 2008 ma con una percentuale ancora maggiore, il 54%).
Conte, il giovane outsider
Conte ha mostrato, in questa campagna elettorale, un volto forse inedito: il suo è stato un atteggiamento positivo, senza attacchi al sindaco uscente (che del resto era stato ben poco attaccato da Conte anche quando quest’ultimo era capogruppo dell’opposizione a palazzo dei Trecento). Più sorrisi e meno rabbia, insomma. Un “habitus” che fa sperare per il futuro e per un dibattito democratico sereno tra maggioranza e opposizione. Piuttosto, leggendo in filigrana la distribuzione delle preferenze, il voto alle liste e il deludente 11% della civica Zaia-Gentilini (ben al di sotto del 15% della lista Conte), pare farsi sempre più interessante il dibattito interno alla Lega. Forse per Conte la sfida maggiore sarà proprio quella di destreggiarsi tra Zaia, Gentilini e la cabina di regia salviniana di Gobbo, Da Re e Coin. Il centrodestra a trazione leghista è, inoltre, in vantaggio nel Veneziano, a Martellago (dove si va al ballottaggio), e si conferma a Nervesa. Sempre il centrodestra, ma stavolta a trazione forzista o civica, si afferma a Vedelago (successo personale della sindaca Cristina Andretta) e a Istrana.
Il centrosinistra, a livello locale, si conferma a Nervesa, conquista Godego (pur con una lista trasversale) e, soprattutto, parte in netto vantaggio con Andrea Cereser a San Donà, in vista del ballottaggio.
Manildo: i motivi della sconfitta
Resta, però, la bruciante sconfitta di Giovanni Manildo a Treviso. Difficile dire se abbia avuto un ruolo maggiore l’impetuoso “vento nazionale” o se a essere stata bocciata sia stata l’azione amministrativa del sindaco uscente e della sua squadra, dopo cinque anni durante i quali non erano mancate scelte importanti che gli vanno riconosciute, come la pedonalizzazione di parte del centro storico e il rilancio culturale della città. Manildo ha portato avanti una campagna elettorale a viso aperto, all’insegna della correttezza, dopo il voto è stato un signore.
Però il responso è stato chiaro: Manildo ha perso quasi 2.400 voti rispetto al primo turno del 2013 e non ha superato il 40% (come invece è accaduto per il centrosinistra a San Donà e a Vicenza).