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Ampliamento di Veneta Cucine a San Biagio, la preoccupazione di Legambiente

“In un contesto climatico e ambientale sempre più critico, dove l’Europa e l’Italia si sono impegnate formalmente a consumo netto di suolo zero entro il 2050, è inaccettabile che si continui a pianificare espansioni su aree agricole, ignorando le potenzialità di rigenerazione del patrimonio industriale già esistente”, secondo l’associazione

Di fronte all’annuncio dell’ampliamento industriale di Veneta Cucine su oltre 255.000 metri quadrati di terreno agricolo lungo la Postumia e la Treviso Mare, il circolo Legambiente Treviso esprime forte preoccupazione per l’ennesimo progetto che consuma suolo fertile lungo un fiume di risorgiva, frammenta il paesaggio e aggrava la crisi ecologica.

“In un contesto climatico e ambientale sempre più critico, dove l’Europa e l’Italia si sono impegnate formalmente a consumo netto di suolo zero entro il 2050, è inaccettabile che si continui a pianificare espansioni su aree agricole, ignorando le potenzialità di rigenerazione del patrimonio industriale già esistente. Inoltre, l’UE ha adottato la “Nature Restoration Law”, che obbliga gli Stati membri a ripristinare almeno il 20% degli ecosistemi terrestri e marini entro il 2030, e tutti gli ecosistemi degradati entro il 2050. Il progetto “Veneta 2.0” viene presentato come “verde” e “sostenibile”, ma nella realtà si traduce in una imponente impermeabilizzazione di suolo, con pesanti ripercussioni su biodiversità, microclima locale, bilancio idrico e traffico veicolare. Oltretutto parliamo di un’area di notevole valore naturalistico, come suggerisce la stessa toponomastica: il nuovo stabilimento infatti è a poca distanza da via Risorgive, poiché proprio in quella zona si trovano alcune delle risorgive del Nerbon e via Agozzo, tipico terrapieno presente nelle zone umide”.

“Il caso di San Biagio non è isolato, il territorio è sotto assedio continuo - denuncia l’associazione -. In tutto il Veneto e in particolare in provincia di Treviso si moltiplicano progetti che minacciano il suolo e la biodiversità, tra cui Roncade (polo logistico Amazon da 241.000 mq), Casale sul Sile (polo logistico su 500.000 mq con colossi come Zalando, Amazon e FedEx), Arcade (altro polo logistico), Treviso (la città è già satura di supermercati, con un rapporto di un punto vendita ogni 2.226 abitanti) e il tema dell’aumento delle escavazioni concesse nelle cave”.

Le associazioni ambientaliste Legambiente, Italia Nostra e WWF hanno lanciato un appello al Consiglio Regionale del Veneto per discutere il Progetto di Legge Regionale n. 244 “Veneto Sostenibile”, che mira a definire un Testo Unico in materia di governo del territorio e tutela del paesaggio. L’obiettivo è porre davvero fine al consumo di suolo e promuovere la rigenerazione urbana e la tutela della biodiversità. Anche perché, sostengono da Legambiente Treviso, “esistono alternative concrete e praticabili, come il riuso e riconversione di capannoni dismessi e aree produttive sottoutilizzate presenti in abbondanza nel territorio; un piano industriale che premi la rigenerazione e la densificazione sostenibile, invece della continua espansione; il coinvolgimento reale della cittadinanza nei processi decisionali, non solo a giochi fatti. Lo stiamo vendendo con la variante al Piano degli interventi di Treviso”.

Di qui la richiesta formale e puntuale: “Chiediamo al Comune di San Biagio di Callalta e alla Regione Veneto di bloccare il progetto presentato allo sportello unico SUAP, in deroga alla legge regionale 14/2017 sul contenimento del consumo di suolo, e aprire una valutazione ambientale strategica, trasparente e partecipata, che metta al centro la salute dei territori e il benessere delle future generazioni.

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