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Celebrati i cento anni dell’organo di Giavera del Montello


È la sera del 23 luglio: nella chiesa storica di Giavera del Montello, occupata in ogni angolo, si celebrano i cento anni dell’organo, che con la sua armonia cinge in un abbraccio il paese. Fuori, sotto un cielo blu intenso baluginano luci lontane, mentre il Montello distribuisce a piene mani la brezza della sera. Le note di Bach trascinano i sussurri nel silenzio dell’ascolto.
Cento anni: una vita, la sua, non meno tormentata di quella di molti uomini. Costruito dalla Malvestio di Padova, nel 1925 porta subito il profumo di nuovo, di futuro. La Grande guerra non è molto lontana: restano le ferite, si piangono i morti, ma si va avanti con l’organo amico che celebra i momenti più belli e consola quelli tristi. Passano cinquant’anni ed eccolo trasportato nella nuova chiesa, giù dove si è sviluppato il paese, più vicino alla gente. Il suono si diffonde, inebria la piazza. Nel cambio di sede però viene rimaneggiato: chissà quanti “ahi” avrà taciuto nel sentirsi strappare la trasmissione pneumatica per il trapianto di quella elettrica. L’intervento è riuscito, l’ammalato non è morto: anche se compromessi i principali apparati di comando, funziona ancora per quarant’anni con alti e bassi, fino alla coltre pietosa di polvere, fino al restauro fatto a regola d’arte. Ogni azione è compiuta sotto il controllo della Soprintendenza ai beni artistici. Ora l’organo è tornato a trasmissione meccanica: diamine, quella è la sua radice e tale deve restare nel ricordo della comunità locale. È il 2013 quando, rinnovato e un po’ presuntuoso, rincasa sopra il portale della parrocchiale dedicata ai santi Giacomo e Cristoforo, dentro la sua cassa armonica e di contenimento dalle tinte tenui, senza stucchi: sobrio ed elegante, come lo è la chiesa stessa appena restaurata. Là deve e vuole stare: quello sarà il suo focolare per altri cento e cento anni.
Per il concerto del suo primo secolo si alternano brani di Bach, Mendelsson, Brahms, Bossi; all’organo Giulio Guerra, storico organista della parrocchia, Livio Schiavato, Luca Rossi. Con “Anima Cristi” di Marco Frisina, il coro parrocchiale, padrone di casa, guidato da Roberta Franceschini, accompagna in punta di piedi nella spiritualità. A ruota, l’ensemble giovanile Pipes of Peace, diretto da Marina De Ronchi, si esibisce a cappella. Quando le coriste, divise tra altare, cappelle e sede dell’organo, intonano Evening Rise, canto della tradizione degli indiani d’America, un nodo sale dal cuore per lasciarsi sciogliere da quelle voci che sono musica e convergere infine in un applauso prolungato. Ha lasciato il segno anche l’esecuzione di un brano finale di Bossi, proprio quello suonato nel 1925 per l’inaugurazione.
“Memoria, fede e arte - afferma il parroco don Narciso Bernardis - accompagnano la vita della comunità”. Citando poi le parole di papa Leone XIV, valorizza il ruolo della musica sacra, parte viva della liturgia.
All’evento organizzato dalla parrocchia di Giavera con il patrocinio dell’Amministrazione comunale erano presenti il sindaco Andrea Maccari, con gli assessori, e il parroco di Cusignana, don Dionisio Rossi.