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Chiari e Forti il giorno dopo: spente le fiamme, non la rabbia
Sono state estinte soltanto nella notte le fiamme che avevano coinvolto l'ex mulino "Toso", a Silea, nell'area delle ex Chiari & Forti. Probabile l'origine dolosa, a tre giorni dall'asta con la quale l'area veniva messa in vendita. Vendrame (Cgil) chiede nuove regole anti-speculazione.

Sono state estinte soltanto nella notte le fiamme che avevano coinvolto l'ex mulino "Toso", a Silea, nell'area delle ex Chiari & Forti, distruggendo completamente gli spazi interni e provocando il collasso della copertura. Sul posto hanno continuato ad operare cinque mezzi dei vigili del fuoco e 15 uomini per la verifica statica dei muri perimetrali e lo spegnimento degli ultimi focolai.
Intanto, mentre tra i residenti monta la rabbia per aver perso un monumento dell'archeologia industriale, le attenzioni si spostano sulle possibili cause dell'accaduto. Quasi certamente le origini sono dolose e il sindaco Silvano Piazza parla apertamente di "strana coincidenza", dato che l'incendio è divampato a tre giorni dall'asta attraverso la quale per la terza volta si tentava di vendere l'area. Per il commissario l'asta si farà lo stesso.
Il segretario generale della Cgil, Giacomo Vendrame, fa una proposta: “Abbiamo sempre creduto che certi pessimi meccanismi illegali tutti italiani non appartenessero al nostro territorio, ci auguriamo di non scoprire che anche nel trevigiano vengano invece tristemente applicati. Per evitare speculazioni e ripristinare la legalità servono regole chiare e percorsi virtuosi che permettano di riqualificare i tanti vuoti industriali. Fatti come quello avvenuto ieri a Silea non sono tollerabili, visto l’innumerevole numero di edifici, capannoni e interi stabilimenti abbandonati nel nostro territorio è necessaria un’assunzione generale di responsabilità. È urgente che Sindaci e Regione predispongano un protocollo di intesa affinché, in attesa della riqualificazione, venga garantita la messa in sicurezza degli immobili, preservando così la sicurezza pubblica e l’ambiente dai possibili pericoli di inquinamento.
Per annullare possibili idee speculative – conclude in tono provocatorio Vendrame – una proposta potrebbe essere quella di applicare alle aree oggetto degli incendi le norme nazionali in vigore contro i roghi boschivi: successivamente al verificarsi degli incendi viene vietato il cambio di destinazione d’uso o facilitazioni urbanistiche”.