Penso che molti, come me, siano rimasti inizialmente un po’ sorpresi dalla elezione al pontificato del...
Giavera e Nervesa: comunità in cammino per aprirsi agli altri
La visita pastorale del vescovo Gianfranco Agostino Gardin approda nelle sei parrocchie montelliane. Gli incontri si svolgeranno dal 2 al 10 aprile

Oramai si è capito: la collaborazione pastorale è un cammino, che le parrocchie intraprendono alla propria velocità, c’è qualcuno che fa l’andatura, a volte si rallenta per aspettare chi si trova in difficoltà. “Cammino” è il termine che ritorna un po’ in tutte le zone della diocesi. Nella futura collaborazione di Giavera-Nervesa che comprende anche le parrocchie di Cusignana, Santi Angeli, Bavaria e Santa Croce, i Consigli della Collaborazione da due anni hanno intrapreso un cammino per aiutarsi e darsi un orientamento. Come ci racconta don Armando Pasqualotto, parroco di Giavera e amministratore parrocchiale di Santi Angeli del Montello, “da metà settembre a metà ottobre sono state quasi sospese tutte le attività pastorali in parrocchia, unendo le varie parrocchie nei diversi settori, famiglie, caritas, animatori, per pregare e prepararsi alla visita pastorale”. Gli fa eco don Dionisio Rossi, parroco di Cusignana: “Siamo entrati nella prospettiva comune che per la strada delle collaborazioni bisogna andare, se non altro per necessità. Le persone più sensibili vedono in questo un arricchimento. Altri attendono di capire quello che succederà. La paura è che la parrocchia perda qualcosa, che in qualche modo ci sia un disgregamento”. Don Lino Nichele, parroco di Nervesa e amministratore parrocchiale di Santa Croce del Montello, sottolinea che insieme a Bavaria, dov’è amministratore don Filippo Facchin, molte iniziative pastorali sono già condivise, dalla formazione dei catechisti, ai Grest, ai campeggi estivi. Anche la Caritas è interparrocchiale. Secondo don Dionisio, infatti, sono questi ambiti più semplici da far partire a livello di collaborazione. Anche la formazione degli animatori, fatta insieme, ribatte don Facchin, non presenta difficoltà, facendo però attenzione a non sovraccaricare di impegni: le uscite sono in ambito di collaborazione o vicariale? E l’Azione cattolica? A Nervesa, seguiti da don Filippo, si ritrovano tutti gruppi delle superiori di tre parrocchie, dalla 1ª alla 4ª superiore, con buona frequenza. L’aspirazione è che anche a Giavera si trovino animatori giovani, preparati, in modo da formare gruppi giovanili post cresima, dove ora c’è il limite della catechesi. Un primo passo per poi poter collaborare.
Certo, la sfida che attende i fedeli, quelli più sensibili e vicini alla parrocchia non è facile e immediata, anche per la realtà di queste zone collinari. “Non ci sono grandi centri, ma parrocchie mediopiccole - spiega don Pasqualotto -, il paese ha più una sua identità civile, e un’anima un po’ laica, spesso si nota un distacco più che l’adesione alla parrocchia”. Don Dionisio Rossi aggiunge: “La tendenza è quella di pensare che la Chiesa è del prete. Non ci sono, per questo, grosse contestazioni. Scherzando dico sempre che il Concilio e il ‘68 non sono mai passati di qua...”.
Dal punto di vista sociale e culturale, il territorio fino a pochi anni fa era caratterizzato da una bassa scolarità, i giovani erano avviati presto al lavoro. Qui si trovano, infatti, bravissimi artigiani. La crisi, però, ha colpito anche qui e lo si capisce percorrendo la famosa Schiavonesca... Capannoni vuoti, tanti vendesi, pochi camion sulla strada. In tanti tra i giovani emigrano in Brasile, Australia, Germania. Certo, la natura incide anche nel carattere e un certo isolamento, diffidenza in chi vive sul Montello si nota “ma quando riesci ad entrare nel loro giro, diventi uno di loro, ti vogliono bene”.
L’impegno nelle associazioni di volontariato qui è massimo, Alpini, Artiglieri, Fanti, Avis, Aido, tra i principali. A Nervesa, ad esempio, ci sono 4 gruppi alpini, una sezione in ogni frazione. E sono molte le iniziative domenicali organizzate, per cui la frequenza alla celebrazione eucaristica a volte si abbassa. Ma la risposta agli incontri di preghiera e di formazione è stabile, anche se la media d’età è alta.
Don Armando è, comunque, positivo: “Credo che aprirsi agli altri sia il completamento della mia azione pastorale, sento che c’è bisogno di comunione. E’ un momento molto interessante dal punto di vista pastorale, foriera di prospettive. Le dimensioni della Chiesa non coincidono con il parroco e con le sue sensibilità. Dobbiamo riuscire a trasmettere questo ai laici”.