giovedì, 30 ottobre 2025
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Senza dimora: a Treviso mancano posti letto

Una rete di realtà se ne prende cura nel territorio
30/10/2025

Il sole in questi giorni è tornato a far risalire i termostati, ma la settimana appena trascorsa è stata un anticipo dell’inverno e si è riaffacciato con evidenza il problema delle persone senza dimora. Sul tema, hanno chiesto aggiornamento le minoranze in Consiglio comunale, attraverso la convocazione della Quarta commissione, lo scorso mercoledì 22 ottobre, poiché la cronaca dei giorni passati ci ha restituito storie di minorenni che dormono in strada, di una persona che ha trascorso la notte in un autobus di linea, nonché, con costanza, di famiglie a rischio sfratto.

Lavoro di rete

Per dare risposta alla problematica c’è un importante lavoro di rete. Il Comune di Treviso ha un tavolo con Caritas e comunità Sant’Egidio, ma attorno a quest’asse ruotano satelliti di associazioni e parrocchie attive per dare il proprio contributo. Caminantes, per esempio, cerca di tenere le fila e di mettere in comunicazione molti di questi attori, quali Gente per gente, Fornelli resistenti, Mo.mi., I-care, Adl Cobas, Avvocati di strada e palestra popolare Hurricane, oltre a Caritas e Sant’Egidio. Anche alcune parrocchie del territorio sono in prima linea, come accade a Santa Maria sul Sile e Santa Maria Maggiore. La rete consente “di coordinare le attività, supportarci e condividere informazioni utili a dare il massimo supporto a chi vive in strada”, confermano da Caminantes.

“Il giro”

La comunità di Sant’Egidio attualmente consegna 70 pasti caldi nelle ore serali del martedì e del venerdì, dalla sua base alla chiesa di San Martino, ma è ancora vivo il ricordo del picco raggiunto tra la metà di luglio e l’inizio di settembre, quando i pasti consegnati ogni giorno erano ben 90. Oltre alla distribuzione esterna alla parrocchia, i volontari raggiungono le persone nei luoghi noti: stazione ferroviaria, park Appiani, San Pelajo, dormitorio di via Pasubio, San Zeno, park Dal Negro. Il giovedì, invece, è Caminantes a fare “il giro”, intercettando dalle 50 alle 70 persone. Entrambe le realtà sono certe che le persone in strada sono sempre più di quelle che riescono a raggiungere, nonostante al loro lavoro si aggiunga anche quello della Caritas, che giornalmente accoglie alla mensa serale di via Venier circa 80 persone.

Accoglienza ed emergenza

La conta dei posti letto notturni è più facile a dirsi che a farsi, ma negli spazi comunali si annoverano 14 posti letto nella comunità alloggio all’ex macello comunale (ex Eca) in gestione a Nova Facility, 20 posti in via Pasubio e 8 a Spresiano al co-housing dell’ex casa Santin; altre strutture pare che si attiveranno nella Castellana, Montebellunese e Coneglianese. A questi posti, poi, si aggiungono quelli messi a disposizione in autonomia e su propria iniziativa da enti e associazioni già citati. Secondo l’assessora del Comune di Treviso, Gloria Tessarolo, “siamo passati da un’ottica comunale a una territoriale, con servizi differenziati e una struttura non più emergenziale, ma pianificata e continuativa”, e sottolinea che “la risposta è adeguata alla richiesta del territorio”. Queste persone accedono ai posti letto pubblici tramite un colloquio con i servizi sociali, una verifica dello stato di salute e l’attivazione di un “progetto di vita”, in base al quale restano accolti nelle strutture comunali tra i 15 e i 30 giorni. Altro capitolo, dunque, è l’accoglienza “emergenziale”, soprattutto quando il freddo uccide: lo scorso inverno, la società Nova Facility, in collaborazione con Comune e Prefettura, aveva messo a disposizione altri posti letto all’ex caserma Serena, ma anche la comunità di Sant’Egidio aveva aperto le porte dell’oratorio a decine di persone nelle notti più rigide, così come altri attori della rete e le parrocchie. “I posti letto non sono sufficienti - commentano da Caminantes -, e purtroppo servono solo per tamponare l’emergenza, ma non risolvono il problema abitativo”.

Difficoltà e strategie d’azione

Dalla comunità di Sant’Egidio confermano la speranza di un ampliamento della rete, che coinvolga sempre più enti e attori, sia pubblici che privati. “Per le persone che dormono in strada è fondamentale avere luoghi dove ripararsi e passare il tempo durante il giorno; per chi trova lavoro serve un posto dove giornalmente potersi fare una doccia, fino a che non si percepiscono i primi stipendi per potersi affittare un luogo dove dormire”, spiega Valerio Delfino. Da questo punto di vista, un aiuto arriva dalla Casa di carità di Caritas, dove è aperto il servizio docce e lavanderia. “Se pensiamo alle comodità che ognuno ha a casa propria, il ripararsi dal freddo è solo una delle mille difficoltà”, aggiungono da Caminantes. Sulle possibili strategie da adottare in ambito territoriale, Caminantes avanza delle proposte precise: “Aumentare i posti letto e garantire, quantomeno, il soddisfacimento dei bisogni primari; pensare spazi di ascolto per tutelare anche la salute mentale; offrire sportelli di assistenza per adempimenti di natura burocratica; promuovere forme di agevolazione per i datori di lavoro che forniscano anche l’alloggio ai dipendenti; promuovere realtà che si rendano intermediarie immobiliari/garanti per l’affitto di abitazioni a chi vive in condizione di marginalità; portare le problematiche della marginalità all’attenzione della cittadinanza per rafforzare il senso di comunità; promuovere l’inserimento sociale, anche attraverso lo sport; sostenere con azioni concrete i nuclei familiari sotto sfratto”.

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