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Treviso: a San Bartolomeo un murale per liberarsi dalle dipendenze
L’arte per riabilitarsi da una dipendenza, uscire dall’isolamento e integrarsi nella comunità. Questo il messaggio affidato al murale, inaugurato domenica, realizzato su una parete esterna della canonica di San Bartolomeo e raffigurante l’apostolo che dà il nome anche al quartiere trevigiano.
L’arte per riabilitarsi da una dipendenza, uscire dall’isolamento e integrarsi nella comunità. Questo il messaggio affidato al murale, inaugurato domenica, realizzato su una parete esterna della canonica di San Bartolomeo e raffigurante l’apostolo che dà il nome anche al quartiere trevigiano. Ne è autore Luis Alberto Taffarello che, nei locali concessi dalla parrocchia, frequenta l’Atelier di arteterapia del Servizio per le Dipendenze dell’Ulss 2.
La realizzazione del murale rientra nell’attività di Atelier di arteterapia, esperienza innovativa messa in atto dal Servizio per le Dipendenze a partire dal 2021: “Ciò che passa attraverso quest’iniziativa - sottolinea il dr Roberto Manera, direttore del SerD Treviso - è l’invito a guardare alle persone con problemi di dipendenza a tutto tondo, non solo per le fragilità che manifestano quando la dipendenza è ancora attiva, ma anche alle risorse e competenze che esprimono nel momento in cui riescono a raggiungere e mantenere una condizione di astensione dall’uso di sostanze e dal gioco d’azzardo. L’arteterapia, in presenza di dipendenze, accompagna la persona e permette di riattivare le abilità della persona, consentendo di lavorare su potenzialità e risorse creative con percorsi individualizzati”.
Il Dipartimento per le Dipendenze offre, oltre all’Atelier che ha visto coinvolti nell’anno dieci utenti, altre attività esperienziali, che si affiancano al trattamento clinico, come il progetto RiCrearti anch’esso ospitato dalla Parrocchia di San Bartolomeo, attraverso il quale gli utenti si fanno protagonisti del loro percorso organizzando con gli operatori occasioni ricreative, sociali e culturali anche a favore di altre persone coinvolte. Vi è anche il progetto Montagnaterapia attraverso il quale viene utilizzata l’arrampicata sportiva per riattivare in giovani utenti, venti di loro nel 2022, abilità nell’affrontare le sfide della vita con senso di autoefficacia e cooperazione. Tutti questi progetti si intersecano con Educare, attività di educativa domiciliare che ha accompagnato quaranta utenti, nel corso del 2022, nella gestione positiva della quotidianità permettendo loro di emanciparsi dalla dipendenza.
“Alberto Taffarello - spiega Katia Piovesan, assistente sociale al SerD e arteterapeuta - da anni utilizza espressioni artistiche per elaborare i vissuti personali, pertanto abbiamo pensato di fare proprio dell’arte il mezzo per uscire dall'isolamento e presentarsi al mondo. E cosa c'è di meglio di un murale che è comunicazione diretta con chi fruisce degli spazi urbani?”. L'artista,32enne di origine guatemalteca, che per anni ha lottato contro la dipendenza da alcol, ha subito accettato la sfida. “Durante il trattamento arteterapico, mi è stato proposto di trasformare la mia abilità artistica in qualcosa di concreto e prendendo spunto da quel che Gesù disse dell’apostolo Bartolomeo, “un Israelita in cui non c’è falsità”, ho scelto di raffigurare il Santo come un bambino che costruisce la chiesa con dei mattoncini Lego, attorniato da persone che glieli porgono: la chiesa, come la comunità, si costruisce piano piano e con l’aiuto di tutti” ha detto l’artista.
Don Francesco, parroco di San Bartolomeo, così commenta la collaborazione con l’Ulss 2. "Si parla molto di “chiesa in uscita”, ma non lo si fa ancora abbastanza e quando si è presentata l’occasione di poter offrire uno spazio, ma soprattutto condividere un progetto, ho detto subito sì. La nostra è una comunità che non si distingue dal quartiere, anzi ne è felicemente permeata: qui accoglienza, collaborazione, apertura sono parte del DNA delle persone, al di là del credo e della provenienza. Forse è questo quello che percepiscono i partecipanti ai due progetti del SerD che l’Ulss 2 ci ha chiesto di ospitare. Forse è questa la ragione per cui si sentono un po’ a casa e di questa “casa” si prendono cura con generosità.Il graffito è una delle tante iniziative che racconta quanto i terreni della vita delle persone, una volta rassodati dall’impegno e concimati dall’amore, possano tornare a dare frutti buoni per tutti".