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Oltre il disagio: visita all'Aitsam di San Donà
Abbiamo visitato i centri e i laboratori gestiti dalla sezione locale dell'Associazione italiana tutela salute mentale. Un prezioso aiuto alle famiglie per alleviare il disagio. Che la società non è ancora pronta a condividere.

Nelle scorse settimane abbiamo accolto l’invito a visitare alcune iniziative messe in “campo” dall’Aitsam (Associazione italiana tutela salute mentale) sezione di San Donà di Piave, un’associazione che nella sua attività, cerca di dare risposte a coloro che si rivolgono ad essa per un aiuto, mantenendo i contatti con le istituzioni e in particolare con il Centro di salute mentale (Csm) di San Donà di Piave per le attività concordate e i progetti avviati.
Attività lavorative
“Per fare questo – ci racconta Paola Salata, presidente della sezione sandonatese – da alcuni anni abbiamo istituito e gestiamo un centro sociale polivalente “Al Ponte”, dove diamo accoglienza e proponiamo attività lavorative e ricreative a circa una cinquantina di utenti complessivi”.
Prosegue la presidente: “Nel corso degli anni abbiamo avviato tre laboratori protetti: nella nostra sede in corso S. Trentin proponiamo il laboratorio di sartoria, frequentato da 12-15 pazienti donne, dove vengono realizzate piccole confezioni di biancheria e arredo per la casa e piccole riparazioni (orli, cerniere...) e il corso di informatica, con attività varie: dalla preparazione di biglietti da visita personalizzati e imbustamento ad un giornalino, alla partecipazione ad un programma di Radio Sandonà. Inoltre, in un terreno di circa 9.000 mq messo a disposizione dall’Amministrazione comunale attiguo alla Casa Paterna, realizziamo un laboratorio di agricoltura e vivaismo, con coltivazione orticole, di rose antiche, lavanda, piante da frutto e da giardino”.
Tra le attività proposte, oltre ai laboratori protetti, ci sono anche dei gruppi per attività più di tipo culturale-ricreativo, come il gruppo fotografia o il gruppo pesca, realizzato quest’ultimo in collaborazione con l’Associazione Astea sempre di San Donà di Piave.
Spesso lasciati soli
L’associazione si scontra quotidianamente con le difficoltà degli ospiti e delle loro famiglie e la sensazione è davvero quella di essere lasciati soli ad occuparsi di queste persone, facendosi carico di attività e servizi che altrimenti non verrebbero erogati da nessuno.
In realtà tutte le attività vengono svolte in stretta collaborazione con il Centro di salute mentale, ma sono seguite da appena tre operatori, a cui si aggiungono due psicologhe che lavorano part-time a 20 ore settimanali e che quindi non sono sempre a disposizione dell’associazione, ma con la loro presenza garantiscono modalità di lavoro corrette, realizzando per ogni persona seguita un percorso socio-riabilitativo concordato con gli psichiatri del Csm. A questi si aggiungono una trentina di volontari che offrono il loro tempo gratuitamente, senza i quali, chiaramente, difficilmente potrebbero essere realizzate.
Un’attività preziosa
Si può dunque intuire quanto poco sia sostenuto, anche economicamente, da parte dell’istituzione sanitaria pubblica, questo tipo di servizio, che viene sovvenzionato solo per la parte riguardante i costi del personale (operatori e psicologhe), mentre l’amministrazione comunale interviene con un aiuto per i costi di affitto, utenze e di gestione del centro.
“E’ chiaro che l’attività agricola che viene svolta non può essere un’attività in grado di sostenersi economicamente - ci dice Mauro -. Quasi tutte le attrezzature esistenti sono state acquistate con progetti finanziati dal Centro di Servizio per il volontariato. Molti lavori, in alcuni casi le piante stesse o le piccole attrezzature sono spesso recuperate od offerte gratuitamente da persone di buon cuore".
Mentre parlavamo, uno dei ragazzi non voleva proprio saperne di entrare in auto con la madre per tornare a casa e solo l’intervento di Vito ha permesso di risolvere la situazione, convincendo il ragazzo con tanta pazienza e quella capacità di ascolto e fiducia che gli viene evidentemente riconosciuta.
Piccoli aiuti per le famiglie, ma sono proprio questi piccoli aiuti che servono ad alleviare e condividere il disagio, prima di tutto tra le quattro mura famigliari e poi con il resto della società. Forse, però, ancora poco preparata a convivere con queste situazioni e realtà, con queste persone, nonostante siano ormai passati quarant’anni da quando Basaglia rivoluzionò le modalità di cura e trattamento dei malati mentali.