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Giubileo dei giovani, la catechesi del vescovo Tomasi: “Speranza unico motore di cambiamento”

Questa mattina, i giovani trevigiani e vicentini che sono a Roma per il Giubileo hanno vissuto il loro momento di riflessione, preghiera e confronto a partire dalla catechesi proposta dal vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi, sul tema della speranza

Questa mattina, i giovani trevigiani e vicentini che sono a Roma per il Giubileo hanno vissuto il loro momento di riflessione, preghiera e confronto a partire dalla catechesi proposta dal vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi, sul tema della speranza.

Ed è stato un brano del profeta Isaia (40, 29-31) quello proposto alla meditazione:

“Egli dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato.Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi”.

Mons. Tomasi ha proposto ai giovani una riflessione che è partita dalle occasioni in cui la speranza manca, in cui si fa esperienza di essere nel buio, catturati dall’ansia, dal peso, dalla fatica e ci si può sentire disperati. Confidando ai giovani alcune esperienze personali dell’infanzia e della giovinezza, e riflettendo su altre occasioni in cui nella vita ci si sente senza speranza, il Vescovo ha messo in luce come, invece, “la mia vita ha un senso, ha una direzione. Il fatto che, per esempio, siamo qui, mettendo in moto tanta energia, tanto investimento per essere qui insieme”. E si scopre che non siamo abbandonati, non amati, non guardati. “Qualcuno mi ama. Qualcuno mi vede. Qualcuno mi invita”. Chi? Gli amici, ad esempio, “che portano cura, vicinanza, incoraggiamento, vita insieme. Facendo quell’esperienza che poi la gioia non la si può mai vivere da soli, bisogna subito condividerla”.

“Quanti sperano nel Signore, riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi”, dice Isaia. “C’è una speranza forte nel Signore per il profeta che ha intravisto nelle nebbie della storia anche Gesù. Noi ne abbiamo sentito parlare, l’abbiamo incontrato, lo conosciamo, lo abbiamo qui in mezzo a noi perché risorto e vivo, ci ha convocato lui qui, adesso. È lui che ci vuole insieme” ha sottolineato mons. Tomasi. “Lui è qui e me lo dice assieme la mia mente, la mia fede e me lo dice la mia speranza, perché è quella che lui ha acceso in me. Lui non fa altro che usare tutti gli strumenti che ha a disposizione per dirmi ‘Ti voglio bene. Sei prezioso ai miei occhi. È bene che tu ci sia’. E lo sta facendo con ciascuna e ciascuno di noi. E lo sta facendo con noi tutti insieme. Lo sentite che ci sta dicendo ‘Siete preziosi ai miei occhi’?”.

Ancorarsi e restare saldi nella speranza, allora, è un “impegno che permette di essere attori in questo mondo di vita buona. Perché la speranza, quella che ci fa alzare ogni mattina, quello che ci fa fare gli sforzi più grandi nella nostra vita, quella che vi fa fare delle cose incredibili, ai miei occhi, per raggiungere il vostro sogno di studio, di lavoro, di vita, di realizzazione, quella speranza è l’unico vero motore sostenibile per ogni cambiamento apparentemente impossibile - ha messo in luce mons. Tomasi -. Questa speranza è dono che poi diventa virtù. E allora, se vogliamo pace, se vogliamo giustizia, cura del creato, se vogliamo che questo nostro mondo così folle torni a ragionevolezza, non lasciamolo agli altri e non permettiamo a nessuno di dire che non cambierà niente”. L’ha descritta come àncora che si aggancia al cielo e ha sottolineato la speranza di uomini e donne che si muovono tenacemente contro tutto e tutti. “Ognuno può fare qualcosa, dobbiamo chiederci “cosa posso fare io?”. Il contrario della speranza è l’apatia. E’ una chiamata bella dare ali alla speranza” ha concluso mons. Tomasi. Per la condivisione nei gruppi, il vescovo Michele ha consegnato alcune domande: Quando ho fatto esperienza di una speranza che mi ha dato forza? Quale aspetto (parola, gesto...) di Gesù potrebbe aiutare la nostra speranza? Cosa sarebbe la mia vita senza speranza? Cosa sarebbe la mia, la vostra speranza senza Gesù?

Il Vescovo ha concluso la catechesi augurando “Buona speranza a voi”, una consegna leggera, fatta quasi sottovoce, ma che raccoglie tutta la convinzione che i giovani possano raccogliere il grande impegno di portare e vivere la speranza, grande tema del Giubileo 2025.

Dopo la catechesi, i giovani si sono diretti a San Pietro per l’appuntamento “Tu sei Pietro”, un itinerario personale e comunitario ispirato alla figura dell’apostolo Pietro e al tema della salvezza come speranza vissuta.

La proclamazione della Parola, il rinnovo delle promesse battesimali e la condivisione di gesti liturgici esprimeranno il desiderio di aderire con consapevolezza al Vangelo. In questo contesto, il riferimento a Pietro – pietra viva e testimone di speranza – diventerà orizzonte condiviso per una Chiesa giovane che guarda al futuro con fiducia.

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