Penso che molti, come me, siano rimasti inizialmente un po’ sorpresi dalla elezione al pontificato del...
Alternanza scuola-lavoro: sulla buona strada
La lettera di un imprenditore che non vuole più studenti in azienda ha aperto un dibattito. Il percorso è migliorabile, ma per tutti è un’esperienza utile per gli allievi
e per le stesse imprese

“Gli stagisti sono impreparati, ci fanno solo perdere tempo e non hanno voglia di imparare”. “Non è vero, nella grande maggioranza si tratta di un’esperienza utile per gli allievi e per le stesse imprese”. Ha fatto discutere la presa di posizione di Nisio Lenzini, titolare di un’azienda di revisione motori in viale della Repubblica a Treviso, il quale ha chiesto alle scuole di non inviargli più studenti in stage. Ma l’alternanza-scuola lavoro ha, invece, trovato strenui difensori non solo tra i colleghi imprenditori di Lenzini (vedi articolo a fondo pagina), ma anche tra gli studenti, i genitori e le stesse scuole. E anche qualche polemica tra studenti che si sentono “sfruttati” dalle imprese. Andrea Michielan, direttore della Scuola di Formazione professionale Madonna del Grappa, tiene a precisare: “Quando si parla di tirocini o alternanza scuola-lavoro si deve precisare di cosa si sta parlando, perché le tipologie possono essere alquanto diverse. Si può andare dalle poche settimane, a uno o due mesi oppure anche ai due giorni alla settimana per tutto l’anno formativo. E’ chiaro che minori sono i tempi e minori sono le possibilità, sia per gli studenti di apprendere, sia per le imprese di vedere i ritorni dei loro insegnamenti. Si può dire che per i ragazzi più giovani e con periodi di tempo brevi l’esperienza in azienda può costituire un primo sguardo nel mondo del lavoro, dove poter osservare e comprendere le principali dinamiche organizzative delle imprese. Diversamente, le esperienze in azienda più lunghe, consentono di apprendere maggiori competenze e consolidarle avendo il tempo adeguato per metterle in pratica; si possono creare, inoltre, relazioni con i colleghi e sviluppare le competenze trasversali, come quelle legate alla comunicazione e al lavoro in team”.
E’ sempre da apprezzare, in ogni caso, la disponibilità delle aziende che dedicano del tempo e collaborano con le scuole. Proprio da questa collaborazione si possono migliorare gli aspetti critici. Che ci sono.
Il prof. Antonio Donner, responsabile dell’Alternanza scuola-lavoro del Collegio Pio X di Treviso, non è più di tanto sorpreso da questa presa di posizione dell’imprenditore Lenzini: “Certo, abbiamo ricevuto anche noi feedback negativi da parte di aziende, come anche avuto studenti che non si sono inseriti in realtà aziendali, ma sono una minima parte. Per il 95 per cento è un’esperienza positiva”. Dal mondo della scuola giunge una sottolineatura importante: l’alternanza va preparata e organizzata opportunamente, prima in aula, con una fase adeguata di tutoraggio e va poi rivista al termine. “Nel monte di 200 ore dedicate all’alternanza, abbiamo costruito per i nostri liceali dei percorsi paralleli all’insegnamento, perché potessere avere le abilità e le nozioni indispensabili per essere competitivi in azienda”. E molto spesso le aziende hanno apprezzato le competenze soprattutto nell’uso dei social, nei programmi software, la conoscenza delle lingue, di livello superiore a volte agli stessi dipendenti. E oltre alla preparazione anche l’educazione, l’umiltà, il rispetto, aspetti che invece avevano lasciato perplesso il Lenzini nella sua esperienza.
Il collegio Pio X è venuto a contatto con 120 aziende, individuate o segnalate dagli stessi studenti, e in 85 casi si è concretizzato il percorso di alternanza scuola-lavoro per un totale di 104 studenti tra terze e quarte liceo che hanno affrontato questa prova in settori scientifici, umanistici, artistici ed economici, qualcuno anche tecnico. Un percorso, come detto, preparato prima in aula e poi concluso con uno o due stage in aziende. “Dal ritorno che abbiamo avuto finora dalle aziende possiamo dire che due settimane sono troppo poche, che il periodo estivo è faticoso, soprattutto luglio e le prime settimane di agosto, ma è anche un modo per far capire ai ragazzi che le aziende non chiudono mai”.
L’azienda, come sottolinea il prof. Michielan, “oltre ad essere luogo di lavoro delle persone, contribuisce con molti aspetti alla vita della comunità in cui si trova e partecipare anche all’aspetto formativo è sicuramente un rilevante valore aggiunto per il proprio territorio”. Vale la pena, allora, avere un po’ di pazienza tra gli imprenditori e vivere quella che può essere una esperienza fondamentale non solo per gli studenti e il loro futuro, ma anche per le stesse imprese.
Lucia Gottardello