Penso che molti, come me, siano rimasti inizialmente un po’ sorpresi dalla elezione al pontificato del...
E adesso studiamo Tina Anselmi
Resta ancora da scrivere qualcosa su Tina Anselmi? Certamente sì. Dagli archivi emergeranno sorprese. Ma sarebbe bello raccogliere anche le sue tantissime immagini.

Resta ancora qualcosa da scrivere su Tina Anselmi? Per una personalità così importante nella storia politica della Repubblica italiana, che nel lungo suo percorso d’impegno ha ottenuto visibilità nazionale per alcuni decenni, sembrerebbe di dover rispondere negativamente al quesito. Le pubblicazioni e gli studi sulla sua figura e sulla sua dimensione politica non sono mancati, soprattutto negli ultimi anni; per di più, ai volumi stampati si sono aggiunti autorevoli documentari televisivi, l’ultimo dei quali poco prima della scomparsa.
Veloce bibliografia
Fu soprattutto un decennio fa circa che comparvero i volumi più significativi, importanti per essere delle opere autobiografiche, di taglio riepilogativo, redatti per ripercorrere un’esperienza umana straordinaria, quando ormai la stagione politica di Tina Anselmi si poteva dire conclusa. Nel 2003 lei stessa pubblicò “Zia, cos’è la Resistenza?” (Manni, San Cesario di Lecce) e poi nel 2004 giunse “Bella Ciao. La Resistenza raccontata ai ragazzi” (Edizioni Biblioteca dell’Immagine, Pordenone). A questi due contributi centrati sull’esperienza resistenziale si aggiunse nel 2006 un lavoro curato dalla Anselmi assieme ad Anna Vinci, “Storia di una passione politica. La gioia condivisa dell’impegno” (Sperling & Kupfer Editori, Milano), un’opera di dimensione più ampia, quasi un consuntivo della vita sociale e politica della deputata di Castelfranco.
Non mancano, pertanto, i testi di Tina Anselmi, anche considerato che di lei possediamo un’infinità di altri contributi settoriali, non ultime le presentazioni di volumi d’altri autori, alle quali si applicò generosamente fino al 2002, quando scrisse la prefazione al volume “Dal nordest a Montecitorio. 1996-2001: diario di una legislatura” dell’on. Dino Scantamburlo. Significative sono anche le testimonianze su di lei, pubblicate da vari esponenti della politica nazionale, in varie sedi giornalistiche; tra i più recenti e maggiormente pregni di significanza politica, quello dedicato da Livia Turco all’amica in occasione dei suoi 85 anni, pubblicato su “L’Unità” del 25 marzo 2012.
Abbiamo parlato di autobiografie e testimonianze. Scarseggiano, invece, gli studi storici su Tina Anselmi, quelli condotti con metodo scientifico, cercando non solo di ricostruirne l’evoluzione politica attraverso i passaggi fondamentali della sua esperienza pluridecennale, ma anche di darvi un’interpretazione, in relazione al contesto della società del tempo e delle altre personalità che hanno condiviso o contrastato la sua azione, in vari campi.
Certamente il nome di Tina Anselmi compare in diversi studi di vario argomento, soprattutto quelli che hanno affrontato la problematica di genere nell’agorà politico, e a proposito vengono in mente, ma solo per citarne qualcuno, gli studi di Emma Fattorini (“L’impegno politico delle donne cattoliche”, Vita e Pensiero, 1998) e di Perry Wilson (“Italiane. Biografia del Novecento”, Laterza, 2010). Importanti e rari, tra questi, i due contributi prodotti da Livio Vanzetto per la rivista “Belfagor” nel 2011 (“Tina Anselmi”, a. LXVI, 31 marzo 2011, pp. 165-196) e per gli Archivi Contemporanei di Storia Politica (atti del convegno “Il contributo della classe dirigente trevigiana alla vita politica nazionale: figure esemplari. I democratico-cristiani”, 2012). Pregevole per studio e ricerca storica il lavoro che Anna Vinci ha pubblicato nel 2010 su “La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi” (Chiarelettere Editore Srl, Milano). Come si vede, gli studi finora prodotti su Tina Anselmi sono o compendi della sua biografia/autobiografia, oppure approfondimenti di struttura settoriale, limitati ad aspetti specifici, ancorché importanti.
Temi cruciali da indagare
Orbene, alla luce della piccola analisi qui esposta, la risposta che ci sentiamo di dare al quesito iniziale è: sì, c’è molto da scrivere ancora su Tina Anselmi. Troviamo che non siano ancora stati studiati degli argomenti cruciali, se non per cenni parzialissimi, come l’impegno sindacale della giovane Anselmi, il suo rapporto col territorio Castellano e Trevigiano, la sua collocazione all’interno del partito, il suo pensiero sulle tematiche della politica nazionale e internazionale, espresso in varie sedi, dalle riunioni di partito, ai comizi, agli interventi congressuali, in Parlamento.
Altri temi si affollano in attesa d’essere indagati: il ruolo nel Movimento femminile Dc, il suo rapporto con gli amministratori locali, le relazioni col mondo della cultura e l’amicizia con registi e artisti, l’iniziativa legislativa da lei avanzata, il suo modo di affrontare alcuni snodi della vita civile del Paese come il divorzio e l’aborto, la dimensione del consenso elettorale. Ma potremmo continuare.
La stessa ricostruzione biografica va ulteriormente indagata. Per esempio, quasi nessuno ha messo in luce il ruolo da lei avuto da giovanissima per la nascita della Repubblica, fin da prima del referendum istituzionale del 1946: Tina Anselmi fu uno dei delegati trevigiani al primo congresso nazionale della Dc, tutti schierati a favore della Repubblica e per l’abbandono della monarchia. L’archivio di Tina Anselmi, depositato all’Istituto Sturzo di Roma, darà certamente materia di studio e sorprese. Si apre ora, pertanto, una fase di lunghe e rigorose ricerche, lasciando la parola ai documenti e alle varie fonti. Tra queste, segnalo che negli Archivi Contemporanei (Fondazione Cassamarca, a Ca’ Tron) si trovano delle interessanti registrazioni di suoi interventi, alcuni dei quali caratterizzati da una forza d’animo impressionante.
Proposta: un atlante fotografico
E, infine, mi sembra di poter avanzare una proposta: perché non raccogliere un “Atlante fotografico di Tina Anselmi”? Chissà quante sue immagini esistono in giro, in mano ad amici, a istituti culturali, a giornali. Ce ne sono di molto belle, interessanti e vivide. Alcune sono già state digitalizzate, molte altre potrebbero emergere dai cassetti di casa. Nella nostra attuale società dell’immagine, potrebbe essere una forma valida per veicolare l’esperienza e il messaggio etico di Tina Anselmi alle generazioni più giovani.
Potrebbe essere questo un concreto obbiettivo, per una più completa documentazione su una personalità che tutto il Paese ha conosciuto e che continuerà a rimanere nella memoria degli italiani.