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Elezioni: Dio ti vede, Putin... anche

Come la Russia condiziona le campagne elettorali e la politica? Ne parliamo con la giornalista Marta Ottaviani

05/08/2022

“Dio ti vede, Stalin no”. Fu uno degli slogan più in voga, durante la storica campagna elettorale del 1948, per convincere le messe popolari a non votare per i comunisti. Nel 2022, in questa strana campagna elettorale già iniziata, in vista del voto del 25 settembre, la questione russa torna a essere centrale. Nel nostro esercizio democratico, Dio “continua a vederci”, anche se spesso ce ne dimentichiamo, ma, contrariamente a quanto accadeva nel 1948, rischiamo che anche Putin, in qualche modo, “ci guardi”.

Da oltre vent’anni la Russia di Putin ha intuito l’importanza e la forza della “guerra grigia” condotta anche attraverso la rete internet, la manipolazione delle notizie, la pressione su ambienti e forze politiche ed economiche. Fino a influenzare anche le campagne elettorali. Figurarsi in un momento tesissimo come quello che stiamo vivendo, nel mezzo dell’invasione dell’Ucraina. “Se ne sono già accorti gli Stati Uniti e il Regno Unito, non solo alcuni Paesi dell’Est, come Ucraina e Georgia, ora ce ne accorgiamo anche noi”, ci dice la giornalista Marta Federica Ottaviani, che al tema, attraverso una minuziosa ricostruzione, ha dedicato il libro “Brigate russe. La guerra occulta del Cremlino tra troll e hacker” (Ledizioni, 2022). “Non ci dobbiamo stupire, la guerra non lineare della Russia è una realtà consolidata”.

L’Italia è particolarmente esposta?
Sì, per vari motivi la Russia ha sempre percepito l’Italia come a essa vicina. Qui c’è stato il Partito comunista più forte dell’Occidente, successivamente c’è stata l’amicizia tra Vladimir Putin e Silvio Berlusconi, ma anche più recentemente ci sono stati estimatori di Putin, o per una sorta di nostalgia o proprio per le sue politiche. Il pensiero va a Matteo Salvini, ma non c’è solo lui.

La propaganda russa sta avendo successo in Italia?
Direi di più, siamo diventati un problema per l’Europa. Pensiamo agli invitati nei programmi italiani, e non mi riferisco tanto al famoso professor Orsini, o all’intervista al ministro degli Esteri russo Sergiej Lavrov. Penso a giornalisti ed editorialisti russi invitati nelle trasmissioni, gente che lavora per il ministero della Difesa russo, mentre mancano i reporter russi indipendenti.
La campagna elettorale è iniziata con un articolo, pubblicato sulla “Stampa”, che ha rivelato di colloqui tra ambienti dell’Ambasciata russa ed esponenti della Lega sulla sorte del Governo Draghi.

Che ne pensa?
L’articolo del collega Iacoboni ha citato fonti di intelligence. A quanto pare, c’è stato un interessamento, e non certo di carattere naturale. Non è normale che si chieda: “Siete disposti a ritirare i ministri?”. Oltre a tutto, va sottolineata la reazione dell’ex presiente Dmitrij Medvedev, il quale ha fatto ironia sulla caduta di Mario Draghi dopo quella di Boris Johnson, in pratica chiedendo: chi sarà il prossimo?

Che consiglio dare ai cittadini, da cosa guardarsi?
Dobbiamo avere consapevolezza che i social network sono una grande opportunità, ma in un’epoca di eccesso di informazione possono rivelarsi anche una grande insidia. Se non ne siamo consapevoli, rischiamo di arrivare al tutti contro tutti, al fatto che ogni opinione viene veicolata, senza alcun criterio. Si rischia di accettare tutto.

Cosa prevede, dunque, accadrà, durante la campagna elettorale?
Questo non lo posso prevedere. Però, sono pronta a scommettere che, se come indicano i sondaggi il centrodestra vincerà, la Russia cercherà una sponda in quelle forze politiche che in questi anni le sono state più vicine.

Della Lega e Berlusconi si è detto molto. Che dire di Giorgia Meloni, che sulla guerra in Ucraina ha preso una netta linnea filo-occidentale?
Ha dato precise garanzie e le va dato atto. Questo atteggiamento, però, non può cancellare che in passato ha avuto simpatie per Putin e per Marine Le Pen, così come penso che faccia fatica a garantire per tutto il suo partito.

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