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In Veneto tremila capannoni inutilizzati, da riconvertire o dismettere. Il piano degli Industriali

Venerdì 6 ottobre presso gli stabilimenti dell'ex Pagnossin, ora polo logistico della Zanardo, si è tenuto il convegno “FabbricAzione. Fabbriche, territori e comunità al tempo della quarta rivoluzione industriale”, su iniziativa di Unindustria Treviso e Confindustria Padova.

07/10/2017

“Voglia di fare, di investire, coraggio”, queste le parole chiave che hanno contraddistinto l'intervento di Massimo Finco, numero uno di Confindustria Padova, al convegno tenutosi venerdì 6 ottobre presso gli stabilimenti dell'ex Pagnossin, ora polo logistico della Zanardo, dal titolo “FabbricAzione. Fabbriche, territori e comunità al tempo della quarta rivoluzione industriale”.

E quale migliore cornice per parlare di riutilizzo di edifici dismessi e di riqualificazione delle strutture se non proprio gli immensi spazi dell'ex fabbrica di ceramica che si preparano ad accogliere un nuovo progetto che, secondo il presidente Damaso Zanardo, “costituirà un polmone per Treviso per riscoprire le eccellenze locali”, una serie di esposizioni di prodotti tipici, opere d'arte, eventi aperti al pubblico e mostre allestite grazie anche alla collaborazione con lo Iuav di Venezia.

Finco si scaglia contro i lunghi tempi burocratici e riflette su un territorio non ancora pronto al salto di qualità: “In Veneto siamo abituati a pensare in piccolo. Piccola casa, piccola industria. Ma ci vuole dimensione. Passati gli anni della crisi è tempo di pensare in grande. Bisogna avere il coraggio di intervenire, ci vuole un vero e proprio cambio di cultura, ci vogliono nuove idee”.

Ed è troppo spesso la mancanza di queste idee che fa si che il Veneto conti, secondo un'indagine di Confartigianato, tremila capannoni abbandonati. “E' la prima volta che la testa è più indietro delle regole – ha commentato l'avvocato Bruno Barel, docente dell'Università degli studi di Padova -. Le norme che favoriscono il riutilizzo degli spazi dismessi esistono, bisogna ora essere in grado di utilizzarle proponendo idee innovative e coinvolgenti”. 

Maria Cristina Piovesana, presidente di Unindustria Treviso, invita imprenditori, amministratori comunali e istituzioni a riflettere su alcuni punti fondamentali. In primo luogo sui segni evidenti lasciati dal boom economico e dalla conseguente crisi caratterizzati da un uso, o meglio abuso, spropositato del territorio. In secondo luogo è opportuno valutare come i cambiamenti radicali della crisi, e di conseguenza l'avvento della cosiddetta quarta rivoluzione industriale, abbiano modificato i fabbisogni delle imprese anche sul piano delle esigenze strutturali, ambientali e artistiche. Infine è importante soffermarsi sulla novità normativa introdotta nel territorio regionale: “la legge sul consumo, o meglio sul non-consumo, del suolo è condivisibile per quanto riguarda i principi, ma è da approfondire riguardo agli effetti - asserisce la numero uno di Unindustria Treviso -. Il fattore più importante di tutto questo discorso è che imprese, istituzioni, professionisti e società civile devono lavorare insieme soprattutto per trasmettere un messaggio di tipo culturale. Pubblico e privato - prosegue - si uniscono per capire e far capire che in qualche caso l'edificazione esistente non è utile, per capire e far capire che in qualche caso è meglio far abbattere alcuni edifici ora dismessi e non adatti ad una ricollocazione d'uso”.

Anche il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, è intervenuto al convegno, ponendo l'accento anche sull'archeologia residenziale. “Il problema non riguarda soltanto le imprese, ma anche tutte quelle abitazioni vuote presenti in territorio veneto”. La via giusta per affrontare questo argomento è data dalla cubatura zero: “Piuttosto di occupare territorio vergine è il caso di utilizzare quello che già ospita strutture dismesse che andranno convertite ad una nuova destinazione d'uso o, in qualche caso, demolite per far posto a nuove idee grazie ad un credito edilizio che favorisca questo tipo di azioni”. Zaia specifica che la Regione non è in grado di concedere bonus fiscali, ma per le ristrutturazioni esistono contributi comunitari.

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