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Più vecchi e con più stranieri. La società che verrà tratteggiata alla Settimana sociale

Un’indagine rigorosa e documentata, quella proposta dal prof. Gian Carlo Blangiardo, docente di Demografia presso l’Università di Milano-Bicocca. Ecco come sarà l'Italia tra qualche decennio.

06/10/2015

Un’analisi attenta. Un’indagine rigorosa e documentata, quella proposta dal prof. Gian Carlo Blangiardo, docente di Demografia presso l’Università di Milano-Bicocca. Una lettura lucida e puntuale  per leggere e decifrare le dinamiche demografiche di una società sempre più complessa. Che sembra davvero essersi smarrita in un labirinto di problemi. Che ha quasi paura di crescere e sembra davvero voler rinunciare al futuro.
Organizzata in collaborazione con la Scuola di Formazione sociale e politica “Partecipare il Presente”, la terza serata della settimana sociale ha voluto declinare i temi di un problema dalla soluzione del quale dipende la sua stessa sopravvivenza e soprattutto il futuro delle attuali giovani generazioni: “La società che verrà. Effetti del calo demografico in Veneto e in Italia”. L’intervento del prof. Blangiardo ha proposto un’aggiornatissima ricostruzione delle trasformazioni quantitative e strutturali della popolazione e l’analisi del complesso dei fenomeni che determinano il cambiamento demografico.
Preceduto dal saluto introduttivo di Franco Lorenzon, in rappresentanza della direzione di “Partecipare il presente”, il prof. Blangiardo ha ricostruito le cause che hanno determinato il fenomeno del calo demografico italiano e veneto.
La popolazione residente in Italia, oggi 60 milioni, non supererà mai i 62,1 milioni, dopodiché scenderà fino a essere, nel 2065, la stessa di oggi, cioè 59,4 milioni, ma con la differenza che oggi meno di 1 cittadino su 10 è straniero, mentre nel futuro lo sarà 1 su 5 (con circa 200mila stranieri nella Marca trevigiana). I numeri dicono ancora che poter contare sull’alta fecondità degli immigrati è un mito, se si pensa che in cinque anni il numero di figli per donna fra le straniere residenti in Italia è sceso da 2,5 a 2,1 e che, in appena un decennio, il numero degli over 65 ha superato quello degli under 20; nel 2027 gli ultraottantenni saranno più numerosi dei residenti italiani sotto i 10 anni di età. Si aggiunga poi che fra il 2001 e il 2011 la classe d’età degli attuali 25-29enni italiani, a causa dell’emigrazione giovanile ha comportato la perdita di 30 mila unità.
Dati che allarmano e preoccupano se si ragiona che, a causa della contrazione della nuzialità prima e della fecondità poi, le coppie con figli sono sempre meno numerose e rappresentano appena il 34,6 per cento del totale delle famiglie italiane.
Il calo demografico impressiona. In cinque anni i nati da entrambi i genitori italiani sono diminuiti di oltre 76 mila unità.mila, mentre quelli con almeno un genitore straniero, hanno continuato ad aumentare fino al 2012; nel 2013, poi, si è registrata una diminuzione anche dei nati stranieri perché, suggerisce il prof. Blangiardo, “anche gli stranieri hanno imparato a difendersi dalla difficoltà di diventare madri e padri”. I dati Istat relativi al 2014 ci dicono che si vive più a lungo, ma resta bassa la propensione ad avere figli, abbiamo registrato  più mortalità che natalità.
E le prospettive non sono delle più rosee. Se oggi in Italia gli ultra95enni sono circa 100 mila, nel 2065 saranno la bellezza di un milione e 258 mila. Recentemente, è vero, grazie all’immigrazione, la popolazione continua a crescere leggermente, ma fatalmente l’età media aumenta - secondo statistiche americane l’Italia è il terzo paese più anziano del mondo dopo il Giappone e la Germania – e ciò comporterà l’aumento della spesa sociale.  
Situazioni che accentuano tutti gli elementi di criticità che il nostro paese conosce e vive. Nonostante tutto, conclude il prof. Blangiardo, “non siamo al punto di non ritorno. Se nascerà la consapevolezza della gravità, se sapremo rimettere al centro della società la famiglia consentendole concretamente la possibilità di attuare autentici progetti di crescita per disegnare e costruire una nuovo futuro, potremo uscire da una situazione così difficile. Non è una questione di culle vuote, ma di scelte convinte ed intelligenti, capaci di guardare lontano”.

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