In particolare, di fronte alle autorità belghe, il Pontefice, oltre a ritornare sullo scandalo degli...
Il derby dei “sempre più a destra”: Salvini riunisce populisti e nazionalisti
Da qui a giugno ne vedremo delle belle. L’antipasto lo abbiamo vissuto in questi giorni. La campagna per le elezioni europee del 9 giugno 2024 difficilmente si giocherà su idee concrete per una maggiore integrazione europea, ma su slogan e colpi bassi, soprattutto tra gli alleati di centrodestra.
Chi, infatti, sta insieme a Roma, è diviso a Bruxelles: Forza Italia e gli altri partitini moderati stanno nel Partito popolare europeo, il maggiore gruppo nell’Europarlamento, di cui è espressione la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nonché la presidente del Parlamento, Roberta Metsola. Giorgia Meloni, con i Fratelli d’Italia, sta con i Conservatori, spesso e volentieri divisi nell’appoggiare o meno la “maggioranza” ampia che da tempo regge le Istituzioni del Continente, imperniata su popolari, socialisti, liberali e ambientalisti.
Infine, c’è la Lega, che il segretario Matteo Salvini sta trascinando sempre più a destra, nel gruppo di Identità e democrazia, dove stazionano la francese Marine Le Pen, l’olandese Geert Wilders, i tedeschi di ultradestra dell’Afd, spesso accusati di posizioni neonaziste, altri grupppi nazionalisti dell’Europa dell’est.
L’obiettivo di Salvini, che ha riunito “la combriccola” a Firenze, nello scorso fine settimana (senza, peraltro riuscire a ospitare in presenza i principali leader della destra europea) è quella di guadagnare seggi al Parlamento europeo, per poter esprimere una “maggioranza” di destra, escludendo, almeno, i socialisti e democratici.
Si tratta, in realtà, di fumo negli occhi, come hanno cercato in tutti i modi di spiegare coloro che conoscono il funzionamento delle Istituzioni europee; quasi certamente, sia per motivi numerici che di convenienza politica, anche la prossima legislatura dovrà essere caratterizzata da un accordo ampio. Per le verità, lo sanno anche i muri che se si fosse dato ascolto all’attuale ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, oggi la Lega sarebbe entrata a far parte del Partito popolare europeo, per la gioia della maggioranza degli amministratori leghisti del Veneto; questi ultimi sentono il “fiato sul collo” dei Fratelli d’Italia e assistono “terrorizzati” alle manovre del loro “Capitano”. Senza peraltro poter dire la loro, dopo l’esito del recente congresso.
Anche il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha firmato un accordo quadro con Confindustria Veneto Est, di chiara matrice europeista, per poi, recarsi anch’egli a Firenze. Nel capoluogo toscano mancava, invece, la nuova “star” della destra italiana, il generale Roberto Vannacci. Ma i beninformati affermano che potrebbe essere lui l’arma di Salvini nella corsa verso le europee.