In particolare, di fronte alle autorità belghe, il Pontefice, oltre a ritornare sullo scandalo degli...
Scuola, luogo di prevenzione
La scuola è sempre stata per vocazione il luogo della prevenzione per eccellenza: dell’analfabetismo e dell’ignoranza, dell’incompetenza sociale e del vuoto etico, delle malattie e del disagio mentale, ora non si sottragga al suo ruolo
Prevenire è sempre stato meglio che curare. E la scuola è sempre stata per vocazione il luogo della prevenzione per eccellenza: dell’analfabetismo e dell’ignoranza, dell’incompetenza sociale e del vuoto etico, delle malattie e del disagio mentale.
Il compito educativo della scuola è inoltre quello di dare a tutti i minori le stesse opportunità in termini di cultura e sviluppo, anche colmando le lacune sociali di determinate situazioni familiari.
L’Oms stima che il 50% dei disagi mentali nascano prima dei 15 anni e il 75% prima dei 18. L’ambiente scolastico, poiché raggiunge tutti in età vulnerabile, ma plasmabile, è il luogo più adatto a individuare i sintomi e a intervenire con tempestività: ecco perché nei Paesi avanzati vi è la figura obbligatoria dello psicologo a scuola, uno ogni tot studenti.
Lo psicologo a scuola dovrebbe essere il primo “gancio” specialistico a disposizione di un minore in difficoltà perché, a proposito di tutela dei minori, chi si occupa di questo a scuola?
L’ambiente della scuola è prima ancora il luogo che può educare al benessere emozionale e relazionale: ecco perché nei Paesi avanzati vi è la figura obbligatoria del pedagogista a scuola, uno ogni tot studenti, perché educare non è riducibile a questione sanitaria.
Altrove, di queste due distinte professionalità e competenze si caricano i docenti, che sono esperti della materia di cui sono professori e del relativo processo di apprendimento, oltre che di umanità, naturalmente. La scuola pubblica è dunque il luogo ideale per occuparsi, insegnando ed educando, della salute mentale dei giovani, garantendo equo accesso ai servizi psicologici a prescindere dal reddito.
Tutto questo, a maggior ragione, dopo due anni durissimi di isolamento e mancanza di socialità. E’ stato ampiamente dimostrato che l’assenza della scuola in presenza ha comportato gravi ripercussioni sulla cultura, sulla socialità e sulla salute mentale degli studenti. Non solo è mancata la scuola, ma tutto ciò che contribuisce a far vivere e crescere emozionalmente e socialmente bambini e ragazzi.
Rischia però la retorica il motto “pensiamo ai ragazzi” se consideriamo che i fondi per la psicologia scolastica in Italia sono stati sensibilmente ridotti, quando è invece il momento di espandere il servizio sia sul fronte pedagogico - quindi educativo - sia su quello psicologico - quindi sanitario -, come accade in gran parte dell’Europa.
Che sia “solo” un ritardo delle istituzioni, che comunque pagheremo e già paghiamo.
Accanto a questi bisogni essenziali in emergenza e alle inadempienze, vediamo però con quanto coraggio le nostre parrocchie e collaborazioni non rinuncino a convocare gruppi e lanciare proposte per stare assieme, sottolineo, rispettando ogni norma igienico sanitaria vigente.
Sentire di parrocchie che fanno il tampone a tutti i giovani per fare una proposta spirituale in montagna non può che suscitare immensa gratitudine verso chi ha capito che è in gioco il futuro dei giovani e della Chiesa stessa.