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Censis: italiani “sonnambuli e individualisti”. Ed è emergenza demografica

“Sonnambuli” e individualisti. “Ciechi di fronte ai presagi” e dispersi in “mille scie divergenti”. Così il Censis dipinge gli italiani nel suo Rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese. Un Paese che sembra precipitato “in un sonno profondo del calcolo raziocinante che servirebbe per affrontare dinamiche strutturali dagli esiti funesti”, si legge nel Rapporto dell’istituto che da 57 anni analizza la società italiana, non fermandosi ai numeri ma interpretandoli nelle loro implicazioni profonde

“Sonnambuli” e individualisti. “Ciechi di fronte ai presagi” e dispersi in “mille scie divergenti”. Così il Censis dipinge gli italiani nel suo Rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese. Un Paese che sembra precipitato “in un sonno profondo del calcolo raziocinante che servirebbe per affrontare dinamiche strutturali dagli esiti funesti”, si legge nel Rapporto dell’istituto che da 57 anni analizza la società italiana, non fermandosi ai numeri ma interpretandoli nelle loro implicazioni profonde. “Alcuni processi economici e sociali largamente prevedibili nei loro effetti – sottolinea il Censis – sono rimossi dall’agenda collettiva del Paese o comunque sottovalutati”. Il loro impatto “sarà dirompente per la tenuta del sistema”, ma “l’insipienza davanti ai cupi presagi si traduce in una colpevole irresolutezza”.

Il principale di questi processi è la crisi demografica, di cui il Rapporto mette in evidenza le ripercussioni “sul sistema produttivo e sulla nostra capacità di generare valore”, dato che nel 2050 saranno quasi 8 milioni in meno le persone in età attiva e 4,5 milioni i residenti perduti, come se scomparissero Roma e Milano insieme. Nel 2040 solo una coppia su quattro avrà figli. Attenzione, però. “Il sonnambulismo non è imputabile solo alle classi dirigenti”, ma è “un fenomeno diffuso nella ‘maggioranza silenziosa’ degli italiani”, “resi più fragili dal disarmo identitario e politico”, “feriti da un profondo senso di impotenza” e di “insicurezza”, “delusi dalla globalizzazione”.

“Nell’ipertrofia emotiva in cui la società italiana si è inabissata – rileva ancora il Censis – le argomentazioni ragionevoli possono essere capovolte da continue scosse emozionali. Tutto è emergenza: quindi nessuna lo è veramente. Così trovano terreno fertile paure amplificate, fughe millenaristiche, spasmi apocalittici, l’improbabile e il verosimile”. E non si riesce a fare sistema. “Il nostro Paese – si legge nelle “considerazioni generali” del Rapporto – ha costruito in decenni il proprio meccanismo di vita sociale preferendo lo sciame allo schema, l’arrangiamento istintivo al disegno razionale. Uno sciame che però oggi appare disperdersi, distaccando dietro di sé mille scie divergenti”.

Certo, osserva il Censis, “nelle tensioni e negli affanni di questi ultimi anni, la società italiana inizia a intravedere, con progressiva chiarezza, i contorni della difficile congiuntura e i possibili punti di arrivo dei cambiamenti in corso, ma elude attentamente stimoli e investimenti utili a tradurre l’intenzione in traiettorie concrete”. Così “ci si consola constatando che il nostro è il Paese delle mille meraviglie, se ammirato dall’alto delle lussuose terrazze cittadine, degli strapiombi sul mare, delle colline e delle cime più elevate”, ma “ignorando quanto sia invischiato in tutte le sue arretratezze, se praticato dal basso”. In questo contesto sta faticosamente emergendo, sia pure in modo “confuso” un nuovo modello di sviluppo “in cui sia assicurato il lasciar essere, l’autonoma possibilità – specie per le giovani generazioni – di interpretare lavoro, investimenti, coesione sociale senza vincoli collettivi”.

Ma, avverte il Censis: “rimane sullo sfondo il dubbio che, se ciascuno conquisterà la libertà di essere qualsiasi cosa, senza regole, senza vincoli, senza sciame, non sapremo fare, insieme, le cose che da soli non siamo in grado di fare e non sapremo essere, tutti insieme, ciò che da soli non siamo in grado di essere”.

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