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Azzardo, è emergenza tra i minori, servono adulti solidi

Secondo uno studio il 31% degli studenti ha giocato, l’8% è a rischio ludopatia.
10/07/2025

I DATI

L’ufficio scolastico regionale del Veneto, nelle scorse settimane ha presentato a Treviso i dati elaborati dalla ricerca condotta dall’Osservatorio provinciale sulle dipendenze degli adolescenti, realizzato in collaborazione con l’azienda sanitaria l’Ulss 2. Hanno aderito all’iniziativa i Comuni della Provincia di Treviso attraverso la Conferenza dei Sindaci; la Prefettura; le Forze dell’Ordine; la Provincia, oltre alle associazioni e gli Enti del privato sociale impegnati in quest’ambito, che formano la rete di supporto territorio ai servizi dell’Ulss 2. Il progetto è stato sostenuto da Ascopiave.

L’indagine ha sottoposto dei questionari a 3.685 studenti tra i 14 i 18 anni, provenienti da 32 diversi istituti scolastici del territorio. Attraverso i quesiti vengono indagati abitudini, passatempi, contesto familiare, approccio a sostanze e a gioco d’azzardo. Per quanto riguarda quest’ultimo tema, il quadro emerso è particolarmente inquietante, soprattutto per il moltiplicarsi delle opportunità online.

Tra gli studenti rispondenti il 31% dei maschi e 16% delle femmine ha giocato d’azzardo almeno una volta negli ultimi 12 mesi: questa percentuale cresce con l’età tra i maschi, per arrivare al 39,1% tra i diciottenni, mentre rimane pressochè costante tra le ragazze. I giochi pi˘ diffusi sono il “Gratta e vinci” (ci ha giocato nell’ultimo anno il 18%), le scommesse (10%) e il poker (6%). Il 3% gioca più di 1 volta a settimana e tra chi gioca, il 6% dei ragazzi e l’1% delle ragazze ha speso più di 30 euro negli ultimi 30 giorni.

L’8% degli studenti maschi risulta avere un comportamento di gioco problematico (5% a rischio, e 3% potenzialmente patologico); a 18 anni questo dato sale al 12,7% (6,7% a rischio, 6% patologico). Le percentuali sono più basse per quanto riguarda le studentesse: i profili a rischio sono l’1,9% mentre quelli patologici lo 0,8%.

IL COMMENTO

Leggo i dati, preoccupanti anzi allucinanti, sul gioco d’azzardo relativo agli adolescenti italiani e in particolare trevigiani.

La domanda utile è; da dove viene questo fenomeno e come si può evitare che, probabilmente persa una generazione, non si perda anche quella successiva?

La questione parte dalla parola “gioco”, che in lingua italiana comprende troppe cose.

In inglese, invece, ogni tanto hanno più ragione loro di noi, gioco può essere play, ma anche game.

Play è il gioco libero e creativo, quello che sviluppa il cervello, le emozioni, le relazioni e le passioni ai bambini: proprio quello che è mancato a questi adolescenti.

Game è il gioco strutturato e preconfezionato, per esempio di un videogame.

In parole povere, play non dà dipendenza, game invece sì.

Nessun genitore, infatti, è preoccupato che suo figlio stia troppo tempo con paletta e secchiello in spiaggia, ma che stia troppo sul divano imbambolato con i videogiochi sì.

Se tuo figlio da piccolo ha passato molto tempo così, di fatto non ha giocato, nella sua infanzia, ed è pronto a essere un adolescente problematico e asociale, quindi attaccato allo smartphone.

Sì, perché, nel frattempo è stato lasciato anche da solo con la migliore delle compagnie educanti: il web.

Infatti, gli adolescenti che giocano d’azzardo non vanno in squallide sale slot, ma stanno in cameretta col cellulare in mano.

Poiché la maggior parte di loro non ruba, chi dà i soldi per scommettere a questi adolescenti che non lavorano e, a volte, neppure studiano?

E chi controlla che questi soldi vadano spesi per cose oneste?

Perché il gioco d’azzardo, degradante per tutti, per i minori è anche reato.

Sempre nel web e sui social questi ragazzi hanno visto la bella vita e il successo di certa gente spacciata per felicità e hanno incrociato questo dato col pessimismo degli adulti su tutto, ma soprattutto sulla questione soldi.

Il risultato è, quindi, che per loro studiare non serve, perché non serve a fare quei soldi facili e immediati promessi dalle scommesse, dal gioco d’azzardo e da Onlyfans.

Perfino fare i soldi disonestamente organizzando una rapina, richiede una certa intelligenza e un’uscita dalla comfort zone, che gioco d’azzardo & co. non richiedono.

Beninteso, non ce l’ho affatto con questi ragazzi: io - non loro - ho avuto la fortuna di una famiglia e di una comunità educante.

L’idea che il gioco d’azzardo tra gli adolescenti sia influenzato principalmente dai coetanei non trova nessuna conferma nei dati: è, invece, la famiglia a determinare quanto il gioco sia percepito come accettabile, se non altro come soluzione ai problemi quotidiani di ordine economico.

E non basta far vedere agli adolescenti le devastanti conseguenze dell’azzardo perché l’adolescente non rinuncia, in quanto allertato, ma se ha delle vere alternative.

Esattamente come i bambini che rinunciano subito ai videogame se li lasci costruire una capanna con le sedie della cucina e i cuscini del salotto.

Ultima domanda: come si esce, da sempre, da tutti i tipi di dipendenza?

Ci vuole una persona solida che strappi definitivamente dalle mani di chi è dipendente l’alcol, la droga, le sostanze, il telefono. Ed è solo l’inizio.

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