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San Camillo: il reparto di Medicina fisica e riabilitativa festeggia i vent’anni

L’evento era aperto a tutta la cittadinanza: professionalità e umanità nella cura

Grande festa per i vent’anni del reparto di Medicina fisica e riabilitativa dell’ospedale San Camillo di Treviso (che ne compie, invece, 75). Venerdì 12 settembre la ricorrenza è stata celebrata in un evento aperto a tutta la cittadinanza, a cui hanno partecipato, oltre ai vertici del San Camillo, dalla madre superiora, suor Aline al procuratore generale dell’istituto, Gino Gumirato (in collegamento da Roma), e alla direttrice sanitaria, Maria Carla Volpe, ai vertici del reparto, con il primario Andrea Beltramin e la dottoressa Luisa Cavasin, responsabile dell’area degenze, tante autorità civili e religiose, a partire dal vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi, e, poi, il sindaco, Mario Conte, il direttore generale dell’Ulss 2, Francesco Benazzi, il presidente dell’ordine dei Medici, Luigi Faggian e Marco Gugelmetto, direttore Dipartimento di Riabilitazione ospedale-territorio dell’Ulss 2.

Erano in programma excursus storici, tavole rotonde, cooking show, incontri letterari, concerti, la mostra fotografica “Le età della riabilitazione”, a cura del dottor Stefano Cusumano, allestita nelle palestre della Riabilitazione e il convegno medico “Medicina generale e Riabilitazione, sinergie per il presente e il futuro”.

Sullo sfondo, tuttavia, anche il futuro dell’ospedale, che in questi mesi è apparso in qualche modo incerto.

A ribadirne la fondamentale importanza sono stati il sindaco Conte e il direttore Benazzi, che ne ha, oltretutto, sottolineato il ruolo cruciale giocato durante la pandemia da Covid, sia con gli spazi dedicati a Covid hospital, sia con la creazione di un percorso separato della Medicina riabilitativa, che in quel periodo è stato l’unico punto di riferimento per la riabilitazione di pazienti “Covid-free”.

Un ospedale che è punto di riferimento di tutta la cittadinanza per le prestazioni sanitarie erogate in convenzione con il Sistema sanitario regionale. Alle preoccupazioni sul futuro del San Camillo ha voluto rispondere il procuratore Gumirato, in carica da qualche mese proprio a causa della difficile situazione finanziaria che l’ospedale sta affrontando. In collegamento da Roma, il commissario ha cercato di rassicurare, garantendo la “continuità dell’operato dell’ospedale nel territorio, confermata anche al direttore Benazzi” e l’impegno affinché “rimanga un punto di riferimento per tutti”.

La mattinata era stata aperta dagli studenti del Collegio Pio X, che da tre anni portano avanti un progetto con il reparto di Medicina riabilitativa (vedi box a fianco).

Spazio, dunque, alle sinergie con il territorio, con una Tavola rotonda con le realtà del Terzo settore, per raccontare il contributo dei volontari nei percorsi di riabilitazione. Particolare attenzione anche a temi come l’umanizzazione delle cure, l’alimentazione in pazienti disfagici e la medicina narrativa. A concludere il momento aperto al pubblico, il concerto “Oh Doctor, write me a prescription for the Blues!” con i musicisti Frank “Fisiatra” Zorzi (pianoforte), già primario di Riabilitazione del Ca’ Foncello; e Tolo Marton (chitarra).

C’è stato il tempo anche per tracciare la storia del reparto, ripercorsa dal primario Beltramin, che ha voluto ringraziare tutto il personale. In quasi vent’anni (perché la raccolta dei dati si ferma a giugno), sono state ricoverate nel reparto 8.066 persone. Si tratta di oltre 400 pazienti all’anno, per un totale complessivo di 198.936 giornate di degenze e un’occupazione media del 99,8% degli attuali 28 posti letto a disposizione.

Soprattutto dopo il Covid, il reparto ha iniziato ad aprirsi alla ricchezza del territorio, comprendendo l’importanza di creare sinergie per curare i pazienti anche dal punto di vista emotivo. Questo approccio ha portato importanti risultati, e la gratitudine di numerosi ex pazienti che durante la giornata sono intervenuti per raccontare la loro esperienza e ringraziare il personale per la professionalità e l’umanità.

Qualità che ha voluto sottolineare anche mons. Tomasi nel suo intervento: “Questa realtà è un luogo competente, di accoglienza, dove la professionalità si sposa all’umanità. Ebbene, credo che sia un valore aggiunto avere una comunità di sorelle consacrate, di suore, di donne di Dio che si mettono a disposizione con la loro competenza, con la loro professionalità, con la loro dedizione”.

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