La situazione dei palestinesi nella striscia di Gaza (ma anche in Cisgiordania), è sempre più drammatica...
Qualità dell’aria: passi troppo lenti

La qualità dell’aria, in Veneto, è migliorata, ma l’Europa, nel frattempo, ha alzato ulteriormente l’asticella. Non possiamo adagiarci sugli allori della fotografia che i rappresentanti degli uffici competenti di Regione Veneto, Arpav e Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ci hanno consegnato lo scorso 19 settembre nel corso del IV Summit “Aria pulita per il Veneto”, organizzato da Legambiente e Regione Veneto. Secondo la Regione, abbiamo una situazione stabile e in miglioramento: sforiamo solo sulle Pm10, ma con l’entrata in vigore della direttiva 2024/2881 dell’Unione europea, l’11 dicembre 2026, che pone nuovi obiettivi al 2030, anche Pm 2,5 e NO2 (biossido di azoto) diventeranno parametri critici.
È risuonato forte l’allarme per i livelli di benzopirene, prodotto della combustione della legna e classificato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro come probabile cancerogeno. Il Veneto rischia una procedura di infrazione proprio per l’uso della legna. In Italia è di gran lunga la regione che ne fa maggior impiego, ma, soprattutto, continua a utilizzare stufe obsolete, prive di filtri adeguati. Senza contare le numerose occasioni in cui si accendono falò, non solo per celebrare l’Epifania, ma anche per smaltire rifiuti. Sul tema della combustione della legna, i Comuni continuano a concedere deroghe, così come avviene per le “domeniche ecologiche”.
Durante l’incontro, a palazzo Grandi stazioni, i rappresentanti delle Province hanno sottolineato tutte le difficoltà nel far aderire i Comuni alle iniziative. Una su tutte: la scarsa adesione al progetto Move-in, ovvero la possibilità, per chi possiede auto obsolete (Euro 4 o inferiori), di avere una quota di chilometri annui a disposizione per utilizzarle, pur non essendo più in regola. Invece, anche per le Euro 5 diesel, si è preferito introdurre una deroga generale, facendo credere che fosse necessario cambiare auto, mentre la stragrande maggioranza degli utenti, che percorre meno di 10 mila chilometri l’anno, avrebbe potuto sfruttare il Move-in.
Tornando alle stufe, la Regione dovrà continuare con i bandi di sostegno alla rottamazione di quelle classificate con meno di cinque stelle: un’operazione vitale, non solo per evitare da soli la procedura di infrazione, ma, soprattutto, per non rendere la nostra atmosfera pericolosamente insalubre e potenzialmente cancerogena. Qui, i rappresentanti delle Province hanno sollevato un problema rilevante. In particolare, il dirigente ambientale della Provincia di Treviso, Simone Busoni, ha dichiarato: “I provvedimenti contro l’inquinamento vengono percepiti come un attentato alle libertà personali. Dal diesel all’uso della legna, gli utenti continuano a parlare di libertà: libertà personale e di spostamento”. È evidente che una cultura di questo tipo pone grossi ostacoli all’adeguamento alla normativa.
Bisogna considerare che, con i nuovi limiti, dal giorno successivo alla loro entrata in vigore ci ritroveremo fuori da tutti i parametri. Luca Zagolin, di Arpav Veneto, ha affermato: “Abbiamo un grande lavoro da fare nella comunicazione, all’improvviso dovremo dire ai cittadini che stiamo sforando tutti i parametri. Questo rischia di creare frustrazione. Dovremo spiegare la storia dei livelli raggiunti: mostrare che prima avevamo rispettato gli obiettivi della precedente direttiva e che, anno dopo anno, copriremo le tappe per il 2030. Anche se inizialmente, il nostro voto sarà insufficiente, dovremo raccontare i progressi e registrare l’avvicinamento alla sufficienza”.
Da Roma, dal Governo, non arrivano buone notizie, almeno per la Regione Veneto e per le altre regioni della pianura Padana. Il Piano nazionale per il miglioramento della qualità dell’aria, presentato dal Ministero dell’Ambiente per voce di Fabio Romeo, dirigente della divisione Inquinamento atmosferico e qualità dell’aria, prevede un investimento di 1,8 miliardi al 2030, riguardante mobilità, agricoltura, energia e riscaldamento civile. A questo piano, però, hanno obiettato le quattro Regioni della pianura Padana che - come ha ricordato Paolo Giandon, della direzione Ambiente e Transizione ecologica della Regione Veneto - in una lettera hanno chiesto maggiori risorse e, soprattutto, proporzionate allo sforzo richiesto a territori che si trovano in un contesto climatico e geografico più delicato. Il tavolo di confronto con il Governo è ancora aperto.
A conclusione dei lavori, il presidente di Legambiente Veneto, Luigi Lazzaro, ha sottolineato la necessità di incentivi per permettere ai cittadini di intervenire concretamente per migliorare l’ambiente. “Dal Governo in giù - ha detto - assistiamo a una sorta di scaricabarile: alla fine ci si affida alle ordinanze dei Comuni”. Ordinanze che, come hanno rimarcato i rappresentanti degli Enti locali, nessuno è in grado di verificare e sanzionare in caso di violazioni. “Stiamo andando avanti a passo lento, con passi incerti, verso una nuova direttiva europea che, ricordiamolo, discende dalle prescrizioni dell’Organizzazione mondiale della sanità”.