In particolare, di fronte alle autorità belghe, il Pontefice, oltre a ritornare sullo scandalo degli...
Alluvione Emilia Romagna: non è tempo di polemiche ma di seria prevenzione
“E’il tempo dell’azione, illuminata da un pensiero pensante, dalla sapienza, frutto di una sintesi culturale dei saperi e delle buone pratiche, oltre che di una vera semplificazione amministrativa che velocizzi prassi e progetti nel rigoroso rispetto della legalità”. A distanza di pochi giorni dall’alluvione che ha nuovamente interessato l’Emilia Romagna, mons. Mario Toso, vescovo di Faenza-Modigliana, originario di Mogliano Veneto, spiega le ripercussioni per una delle diocesi più colpite dall’evento e guarda al futuro.
Eccellenza, è stato a Traversara di Bagnacavallo tra gli alluvionati. Che cosa ha visto?
Un disastro ambientale spaventoso, assieme a enormi danni alle abitazioni, alla caserma dei carabinieri, ai negozi, alla farmacia, alle infrastrutture. Ci vorranno anni per ripristinare una normalità di vita e di attività. Danni sono stati subiti anche dalla parrocchia, dalla canonica, ove il parroco don Giovanni Samorì, coadiuvato da volontari, ha prontamente liberato gli ambienti dall’acqua stagnante e dal fango. Le sale parrocchiali, in particolare, rappresentavano un punto di incontro fondamentale per questa piccola comunità.
Tante persone in strada ad aiutare chi è in difficoltà?
Mi ha favorevolmente colpito vedere molti giovani volontari provenienti non solo da Bagnacavallo, Comune pure gravemente colpito, ma da varie parti d’Italia, accorsi per aiutare le famiglie, gli anziani, chi ha perso tutto e si trovava da solo a fronteggiare una situazione da fine del mondo. Parlando con le persone, ho potuto constatare la forza d’animo di questa comunità nel voler ricostruire il proprio paese.
Ci sono zone che hanno subito tre alluvioni in 16 mesi...
Il territorio della diocesi ha visto colpiti dall’alluvione 10 su 12 Comuni, oltre Traversara, Boncellino, Bagnacavallo, Cotignola, il paese da cui sono usciti, a suo tempo, gli Sforza di Milano. Non si può dimenticare, in particolare, il borgo della città di Faenza, ove famiglie che da poche settimane erano rientrate nelle loro abitazioni, appena ripristinate con grandi sacrifici, sono state costrette a sfollare per la terza volta.
La diocesi si è mossa subito anche per comunicare quello che stava accadendo e dare vicinanza alla popolazione.
Un encomio particolare va al giornale diocesano “Il Piccolo”, che ha prontamente informato sulla situazione drammatica della gente, sul loro sconforto, sui messaggi inviati dal vescovo alla diocesi e sulla sua visita a Traversara, sulla pronta reazione della Caritas nazionale, sull’arrivo della Caritas ambrosiana già operativa a Traversara, sulla riapertura del Centro operativo della Caritas di san Domenico a Faenza, sull’azione coordinata delle parrocchie attorno a quella di san Antonino, nel borgo, per assistere i volontari, offrendo più di 500 pasti, con l’aiuto di varie associazioni.
C’è stata anche una protesta nei confronti delle Istituzioni?
Sì e “Il Piccolo”, secondo la sua vocazione di informare la gente, ha dato voce e risonanza: la protesta delle carriole davanti al Comune di Faenza, ad esempio; la lettera dei vari Comitati degli alluvionati che hanno dialogato con serietà e costanza con le Amministrazioni a ogni livello. Ma, specialmente, ha ospitato nelle sue pagine il parere di persone esperte che hanno segnalato che i problemi della fragilità del nostro territorio e le necessarie opere da mettere in atto erano stati ben focalizzati ancora trent’anni fa, ma che poco è stato fatto per prevenire e mettere in sicurezza il territorio. Oltre alla realizzazione di casse di espansione, è importare immaginare come ridare ai fiumi quegli spazi che sono stati loro sottratti con i processi di urbanizzazione e ripensare davvero la rete di scolo, da zero.
Fin dai primi momenti successivi all’alluvione, sono iniziati i rimpalli sulle responsabilità politiche e sull’impiego delle risorse pubbliche.
Non è il tempo delle inutili strumentalizzazioni e delle polemiche infinite. E’ il tempo di rimboccarsi le maniche, come hanno già incominciato a fare tanti imprenditori per essere puntuali a riaprire le loro attività. E’ il tempo di una seria prevenzione e della programmazione sistematica delle opere della messa in sicurezza del territorio per le quali occorre partire subito. E’ il tempo dell’ascolto della gente, di una ripartenza seria, mediante dialogo e collaborazione mettendo da parte gli interessi particolari, ponendo al centro il bene di tutti. E’ il tempo dell’azione, illuminata da un pensiero pensante, dalla sapienza, frutto di una sintesi culturale dei saperi e delle buone pratiche, oltre che di una vera semplificazione amministrativa che velocizzi prassi e progetti nel rigoroso rispetto della legalità.