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Divorzio “fai da te", Belletti: “Non si cambia il diritto di famiglia a colpi di decreti e fiducia"
“Il divorzio crea già abbastanza dolore e sofferenza senza che si aggiungano i danni della superficialità e della fretta”, afferma Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni famigliari, commentando la scelta del voto di fiducia su una materia tanto delicata

Via libera del Senato al voto di fiducia al Governo sul decreto legge di riforma della giustizia civile. L'esecutivo ha incassato mercoledì 22 ottobre il voto di fiducia di Palazzo Madama con 161 voti favorevoli, 51 contrari e nessun astenuto. Slitta invece a novembre nell'Aula della Camera l'esame del decreto legge sulla Giustizia civile, il cui inizio era previsto dal 27 ottobre. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Montecitorio.
“Siamo convinti (e la gran parte degli italiani con noi, stando ai sondaggi di questi giorni) che la famiglia sia fondamento della società. E come tale va trattata quando è in salute e quando affronta la malattia" afferma Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni famigliari, commentando la scelta del voto di fiducia su una materia tanto delicata. “Per questo è positivo che la politica abbia dedicato tempo e lavoro per esaminare le parti della riforma della giustizia civile dedicate al divorzio (che pure ha ben poco a che vedere con la riduzione dei tempi di attesa)".
“Abbiamo trovato positivo soprattutto che siano state accolte le modifiche richieste dalla società civile all’articolo 6 introducendo nuovamente il controllo giudiziario e riaffermando il valore della conciliazione, della mediazione familiare e del diritto dei minori alla bigenitorialità. Il dibattito parlamentare avrebbe sicuramente corretto altre storture come quelle contenute nell’articolo 12. Il repentino ricorso al voto di fiducia ha invece stroncato ogni ulteriore riflessione. Non si può affrontare la riforma del diritto di famiglia a colpi di decreto legge o di fiducia. Il divorzio crea già abbastanza dolore e sofferenza senza che si aggiungano i danni della superficialità e della fretta. Ma tutto questo sembra non interessare. Sarà quindi ancora il sindaco a raccogliere la volontà dei coniugi di separarsi, senza avere strumenti e capacità di verifica e di mediazione e con l’unica foglia di fico di una pausa di un mese prima di sancire la fine del matrimonio. Inibire il controllo della magistratura e di conseguenza la tutela delle parti deboli scopre il fianco alle degenerazioni dell’istituto" aggiunge il presidente del Forum delle associazioni famigliari.
“Inoltre le procedure dell’articolo 12 contraddicono il principio della conciliazione e della mediazione ed espongono la coppia al rischio di successivi ricorsi giudiziari, ingolfando nuovamente la macchina della giustizia. Si sacrifica così la dignità del matrimonio alla privatizzazione dei legami familiari.
Certo - conclude Belletti - con il fai-da-te del divorzio qualche moglie dovrà sopportare l’ultima angheria dall’ex marito (o viceversa) ed il matrimonio subirà l’ennesima sberla. Ma questo non interessa alla nostra politica che ha ben altro di cui occuparsi...".